ALBA - Alba celebra sindaci ed eroi del fango dell’alluvione del Tanaro

Cirio ricorda l’allora premier Berlusconi ed Enzo Demaria. Poi polemizza: “Un sindaco che fa tagliare un albero in un fiume senza autorizzazioni va in galera”

Andrea Cascioli 06/11/2024 18:40

Una foto con tutti i sindaci davanti al Teatro Sociale di Alba, insieme al presidente della Regione Alberto Cirio e agli assessori Gabusi e Bongioanni. È il suggello all’evento che la Regione Piemonte ha voluto per commemorare i 30 anni dall’alluvione del 1994. Un anniversario che si sarebbe dovuto celebrare già cinque anni fa, ma fu proprio un nuovo rischio alluvione a impedirlo. L’albese Cirio, allora 22enne, ha ricordato lo slancio dei lavoratori della Ferrero in quei giorni: “C’era chi aveva la casa allagata e andò ad aiutare l’azienda perché potesse ripartire: questa è la cultura del lavoro che garantirà al nostro Piemonte di potercela fare anche domani”.
 
In platea, assieme agli amministratori e a tanti volontari, c’era Maria Franca Ferrero, vedova del patron Michele. Cirio ha menzionato la visita che il presidente del Consiglio di allora, Silvio Berlusconi, fece allo stabilimento allagato e ad altri luoghi del disastro: “Sono addolorato dal fatto che cinque anni fa sarebbe stato presente, se non avessimo dovuto rinviare l’incontro”. Una menzione commossa per il sindaco albese dell’epoca, Enzo Demaria, del quale Cirio fu vice negli anni della ricostruzione: “È stato uno straordinario sindaco di questa città che ha gestito quei mesi e quegli anni, pagando anche a livello di serenità personale”. Demaria, insieme al prefetto di allora e ad altri, fu processato per disastro colposo, venendo assolto sia in primo grado che in appello.
 
Il clima condiviso di ricordo prevale su ogni polemica, ma il presidente della Regione si concede un’osservazione sul tema delle responsabilità: “Un sindaco che fa tagliare un albero in un fiume va in galera, se non ha tutte le autorizzazioni: è un problema che tutti conosciamo”. La frase, accolta con applausi scroscianti dalla platea, arriva in risposta all’intervento del capo del dipartimento nazionale della Protezione civile, Fabio Ciciliano: “Non possiamo mettere la croce addosso ai sindaci, perché sono responsabili della protezione civile nelle proprie comunità ma quasi sempre non sono in condizione di esplicare la loro funzione”.
 
In collegamento da Roma intervengono invece i ministri della Protezione civile Nello Musumeci e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Poi sfilano, uno a uno, i sindaci dell’alluvione ancora in vita e i loro attuali successori, i presidenti di Regione e Provincia (tra cui Giovanni Quaglia, accompagnato da Luca Robaldo), i rappresentanti del volontariato. Gli “eroi del fango”, secondo la definizione della collega Paola Scola che iniziò la sua carriera di cronista a La Stampa raccontando quell’immane tragedia: “Ricordo la frase che disse Michelino Chiecchio, sindaco di Clavesana: ‘I ponti ce li rifaranno, ma i morti non ce li ridà nessuno’”.
 
I morti furono ventinove, solo in provincia di Cuneo: “Erano persone qualunque, c’erano un bimbo di 5 anni e un ragazzino di 13, gente che era uscita per dar da mangiare agli animali o che tornava a casa dopo una cena”. Tra loro Livio Taricco, un narzolese di 39 anni, papà di un bambino di tre, che perse la vita per salvare quella di uno sconosciuto, bloccato sulla sua macchina da un’ondata di acqua e fango nel Tanaro. L’uomo si salvò, Taricco invece morì dopo essere rimasto aggrappato a un ramo per ore: il suo corpo venne ritrovato a qualche decina di metri di distanza, sulla sponda del fiume. “Un cippo lo ricorda oggi sulla Fondovalle e nessuno potrebbe pensare che il Tanaro sia arrivato a quel pilone” dice Scola, ricordando con Livio “tutti i morti ma anche tutti quelli che si sono impegnati per evitare che ci fossero altri morti: sono stati loro gli eroi del fango”.

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