Riceviamo e pubblichiamo.
L’operazione della Squadra mobile della questura di Cuneo contro il caporalato nei vigneti delle Langhe riaccende i riflettori mediatici sul tema dello sfruttamento lavorativo in agricoltura a pochi giorni dalla terribile tragedia di Satnam Singh. Latina e Mango non sono di certo la regola perché le aziende agricole che producono qualità e rispettano la legge sono la stragrande maggioranza, ma ahinoi, neppure l’eccezione. E allora perché non siamo in grado di superare la Bossi - Fini? Perché non riusciamo ad organizzare una banca dati che valuti il rapporto tra produzione di una azienda e numero di lavoratori dichiarati? Perché non riusciamo ad usare i 200 milioni del Pnrr per cancellare i 38 “ghetti degli immigrati” censiti dal Governo già due anni fa? Perché non rendiamo obbligatoria l’ospitalità in azienda in cambio di una qualche forma di sgravio fiscale per le imprese serie, sbaragliando contemporaneamente il caporalato e la concorrenza sleale di imprenditori senza scrupoli? Perché, se al sistema economico nazionale servono centinaia di migliaia di lavoratori, continuiamo ad essere ostaggio della retorica dei respingimenti invece di ampliare i numeri del decreto flussi rendendo al contempo più semplice la sua applicazione per le aziende?
La stagione è iniziata, quindi ben venga ogni soluzione, anche imperfetta, purché veloce, che tuteli i lavoratori e supporti le aziende che compongono un settore determinante per l’economia locale e nazionale e le cui produzioni sono apprezzate in tutto il mondo, ma non si perda di vista la necessità di una riforma complessiva.
In provincia di Cuneo esiste una buona pratica per cui molti soggetti (istituzioni, forze dell’ordine, parti sociali, aziende e terzo settore), che contribuiscono generosamente a gestire questa situazione complessa, sottoscrivono ogni anno un protocollo di impegno sotto l’egida della Prefettura. Certo, finché non si approveranno nuove e più efficaci norme sui flussi di lavoratori dall’estero, sull’incrocio domanda e offerta di lavoro, sull’alloggiamento della manodopera stagionale, sul rispetto di norme e contratti, sul riequilibrio del carico contributivo nei diversi territori regionali e nazionali, le questioni di politica del lavoro e di integrazione continueranno a degenerare in situazioni emergenziali e drammatiche.
Sia allora il Piemonte, che di quella buona pratica è protagonista ed è tra le parti che ogni anno sottoscrive il protocollo, essendo tra l’altro una Regione a forte vocazione agricola, a farsi capofila di questo lavoro di revisione normativa invece che semplice teatro di questi drammatici episodi. Iniziando magari dall’estensione a tutta la Regione del cosiddetto “protocollo Cuneo”.
Mauro CALDERONI – Consigliere regionale del Partito Democratico
Gianna PENTENERO – Presidente del Gruppo del Partito Democratico del Consiglio regionale