Riceviamo e pubblichiamo:
Diciamocelo chiaramente: i grandi meriti che un territorio può guadagnarsi trainando l'economia finiscono esattamente dove inizia lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici. Da qui in poi iniziano le colpe, e si diffonde capillare la vergogna. Gli articoli usciti in questi giorni sulla stampa internazionale, a partire dall'inchiesta firmata da Al Jazeera, e poi su quella nazionale e locale, descrivono il territorio delle Langhe come luogo in cui ancora, nonostante il diffuso benessere, ci sono sfruttamento e mancato rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Non si può definire altrimenti l'attuale situazione, quando si parla di salari da 3€ all'ora, di persone costrette a vivere in accampamenti improvvisati e a cucinare usando l'acqua del fiume Tanaro. Ci si nasconderà dietro un dito, dicendo come sempre si fa che «non sono tutti così», e che «la stragrande maggioranza delle aziende sono pulite». Si dirà che «sono le cooperative senza terra le vere e uniche colpevoli».
Ma chi fa lavorare queste cooperative senza terra? Chi fa finta di non vedere che il sistema Langhe sta attirando sul territorio anche lavoratori che possono solo vivere per strada, perché non ci sono case a disposizione per loro? In tutto ciò non possiamo non fare anche un cenno alle istituzioni, a quelle amministrazioni comunali che non partecipano agli incontri della Prefettura indetti per affrontare il problema, giocando allo scaricabarile, e che non si curano del problema abitativo lasciando che il mercato turistico divori tutte le disponibilità immobiliari. Tutte e tutti possono fare meglio, tutte e tutti devono fare di più. Altrimenti saremo, tutte e tutti, complici di questo schifo. Non ci si può voltare dall'altra parte, non si può fingere che sia una faccenda che non riguarda l'intero territorio, compreso chi si comporta correttamente ma sa e non muove un dito: il caporalato è una piaga inaccettabile sempre, ma forse lo è ancora di più in queste Langhe ricche e da cartolina.
Cuneo Possibile