Bisogna aspettare che emergano gravi fatti di cronaca per ricordare che esiste un mondo sommerso fatto di violenza, sfruttamento e violazione dei diritti umani. Questa volta sono state la morte e le condizioni di lavoro disumane a cui era sottoposto Satnam Singh ad aver acceso nuovamente la luce sul caporalato. È una situazione diffusa da sud a nord, in tutte le regioni, Piemonte compreso. Lo ha dimostrato l’ultimo caso di cronaca della zona: lavoratori dei vigneti delle Langhe sottoposti a situazioni degradanti, picchiati, sfruttati, sottopagati. Le indagini hanno portato a due arresti domiciliari e al divieto temporaneo di esercitare attività professionali per la terza persona coinvolta.
“Stanno emergendo purtroppo anche in questa provincia e in modo sempre più evidente situazioni di sfruttamento, la Cisl da anni denuncia zone d’ombra preoccupanti. Talvolta dietro un certo buonismo di facciata si nascondono biechi interessi”, dice Enrico Solavagione, segretario generale Cisl Cuneo. Nella maggior parte dei casi non si tratta di organizzazioni criminali strutturate, ma “il rischio che anche qui si infiltrino è forte. Per questo bisogna intervenire subito, serve un’azione congiunta vigorosa, che veda lavorare insieme sindacati, autorità, istituzioni e politica. Bisogna avere un unico obiettivo, che è il contrasto al caporalato e migliori condizioni di vita per questi lavoratori”. Secondo Solavagione, per far fronte allo sfruttamento è importante sul lungo periodo agire intervenendo dal punto di vista pedagogico e culturale. Ma devono essere messe in campo anche azioni sul breve periodo, aumentando i controlli e inserendo sanzioni penali ed economiche severe.
Armando Dagna, segretario generale della Camera Sindacale UIL Asti-Cuneo, ritiene fondamentale la strategia della prevenzione. “Occorre che ci sia un servizio ispettivo serio che intervenga sul territorio non però con funzioni poliziesche, ma di supporto e consulenza alle imprese. L’intervento episodico lascia il tempo che trova perché colpisce uno su mille”. Secondo Dagna sarebbe necessario rivedere tutto il sistema. “Abbiamo le sedi piene di persone che non hanno accesso al welfare, alla sanità, che non possono affittarsi una casa. Però poi noi li sfruttiamo. Non basta narrare il Made in Italy e le eccellenze se poi ci sono fenomeni come a Latina. In Piemonte non abbiamo il caso eclatante ma non dobbiamo aspettare sempre il morto per renderci conto che ci sono anche qui queste questioni”.
Intervenire su situazioni radicate in alcune aziende non è semplice. “Ci vuole un atto di responsabilità da parte dei soggetti coinvolti per il bene collettivo - dice Loredana Sasia, segretaria provinciale Flai Cgil -. È importante fare un grande lavoro sul territorio, creando una rete di associazioni e sindacati, tutti i soggetti devono mettersi insieme”. Secondo la segretaria Sasia negli anni si sono mossi passi in avanti, “con tutta l’attività sindacale sul territorio saluzzese si è fatta un’importante battaglia - commenta - ma c’è ancora molto da fare”.
Martedì 16 luglio alle 14 in piazza Risorgimento ad Alba ci sarà una manifestazione contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo nelle Langhe e nel Roero. Cgil, Cisl, Uil Cuneo e Piemonte, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Cuneo e Piemonte scenderanno in piazza con l’obiettivo di scuotere le coscienze. “Chiederemo la sensibilizzazione del territorio. Ci sono lavoratori che vivono in condizioni di vita penose, sono ricattabili e non riescono a svincolarsi - conclude Sasia -. Per questo la cittadinanza e i soggetti coinvolti per i bene comune devono intervenire per debellare questa situazione”.