Il mondo dell’informazione ha subito un profondo cambiamento e a dirlo è uno dei pilastri del giornalismo televisivo: Enrico Mentana. Durante la seconda giornata del Festival della Tv di Dogliani il giornalista e fondatore del Tg 5 ha dialogato con il giornalista Aldo Cazzullo, sviscerando l’evoluzione dell’informazione e analizzando il panorama politico. Perché, alla fine, le due cose sono estremamente connesse.
“Io credo che non ci sia niente di meglio che interrompere un rapporto senza fare scene madri”, dice Mentana riferendosi ai recenti cambiamenti che stanno avvenendo in Rai: “Non bisogna far credere, però, che in qualche modo con te o senza di te la libertà e la democrazia vengano meno. Nessuno di noi è insostituibile. Se ti fermi usa quel tempo che ti è dato mentre non lavori, perché ti permette di vedere come è cambiata la società nel tempo”. Secondo Mentana “ogni volta ciascun partito cercherà di mettere in Rai i suoi uomini e le sue donne. Non c’è mai una lesione della democrazia, basterebbe una riforma che sottragga la Rai al sistema del controllo dei partiti”. Mentana analizza le novità della Rai guardando allo scenario politico odierno: “È vero che siamo governati da una destra-centro, ma parliamo del partito che ha vinto le elezioni del 25 settembre dello scorso anno. Non bisogna dimenticare che quello è il partito che ha avuto più elettori”.
Cazzullo sottolinea che, però, “quello è anche il partito che ha nel proprio simbolo la fiamma tricolore”. Il fatto è che la destra, di fronte, non ha alcun “avversario”. “Cosa promette la sinistra per il cambiamento di oggi? Perché perde in tutte le periferie d’Italia e vince nei centri storici?”, chiede Mentana. “Perché rappresenta la nostalgia” è la risposta: “Quando non c’è un’idea di futuro, una prospettiva vincente, vincono le pulsioni dirette. La destra garantisce patria, diffidenza per il diverso, che sono pulsioni innate”. Inoltre, ci dimentichiamo che il tempo passa e le generazioni finiscono. “La nostra è una generazione caparbiamente antifascista”, sostiene Mentana: “Il nostro Paese però è andato a ondate e gli strascichi sono rimasti nel dna delle famiglie. Tutto il dibattito di oggi l’abbiamo vissuto già trent’anni fa”.
Anche il ruolo della televisione nel raccontare il mondo politico e non solo si è evoluto negli ultimi decenni. Una volta si diceva “l’ha detto la televisione” per far capire che la tv era davvero un punto di riferimento: “Oggi il mondo non gira più attorno alla televisione e ai programmi. Sono se mai i programmi a dover raccontare il mondo”.
Secondo il direttore la televisione conta sempre meno a favore di Internet, ma Aldo Cazzullo non è d’accordo. “Io penso che la televisione conti ancora moltissimo nell’orientare la discussione politica. Siamo dipendenti dal web, ma spesso quest’ultimo vive dei materiali della televisione”, sostiene la firma del Corriere: “Dieci anni fa si pensava che il giornalismo fosse finito. Invece la pandemia ha contato parecchio, la gente si è di nuovo abbonata ai giornali ed è tornata a guardare il telegiornale”.