Sull’orlo del baratro, Egea è salva. Il colosso albese dell’energia ha raggiunto una soglia di adesione agli accordi di ristrutturazione superiore all’80% da parte degli obbligazionisti. La legge richiede richiedeva di arrivare sopra alla soglia del 60%, perciò l’obiettivo può dirsi raggiunto.
In corso Nino Bixio sono stati comunque giorni di apprensione, segnati anche da un presidio dei sindacati che chiedevano chiarezza sulle possibilità di scampare al fallimento. Ora la procedura potrà passare a vaglio del giudice, dove andrà verificata la sussistenza di tutti i requisiti previsti. L’accordo era saltato la scorsa settimana dopo un’interlocuzione con due obbligazionisti di peso, che da soli detengono il 41% dei 20 milioni di credito complessivo: entrambi alla fine hanno superato le proprie perplessità e firmato.
Buone notizie per quanto riguarda gli altri creditori: i fornitori hanno accettato il 25% del credito, mentre artigiani e professionisti sono “blindati” per legge. Tra le banche la posizione è diversificata: alcuni istituti entreranno nella nuova società che prenderà il posto di Egea, recuperando i crediti da Iren, altri dovranno accontentarsi. Il fisco, dal canto suo, ha accettato il pagamento del 30% dei 240 milioni dovuti in dieci anni.
In attesa che gli istituti di credito concludano l’iter deliberativo, fa sapere l’azienda, “la procedura di composizione negoziata della crisi prosegue sotto l’attenta osservazione del dott. Riccardo Ranalli, esperto indipendente nominato dalla Camera di Commercio”. Il Tribunale di Torino, nella giornata di lunedì 18, ha confermato la proroga delle misure protettive del patrimonio: “Auspicabilmente entro la fine di giugno sarà chiamato a valutare l’omologa degli accordi di ristrutturazione”.