Dopo cinquant’anni di tentativi andati a vuoto la produzione di Tartufo bianco d'Alba in una tartufaia controllata avrebbe dato i primi risultati. L’annuncio è stato dato martedì scorso in Francia.
"È la prima volta che ‘Tuber magnatum’ viene raccolto in una piantagione al di fuori dell'era della distribuzione geografica di questo tartufo", ha annunciato nel corso di una conferenza stampa online Bruno Robin, presidente dei vivai Robin, dietro questa innovazione effettuata con il National Research Institute per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente (INRAE). A riportare la notizia è il giornale francese Nice Matin.
Se l’annuncio venisse confermato, lo sviluppo controllato nelle piantagioni di questa varietà fino ad ora raccolta principalmente allo stato selvatico nell’Albese e in poche altre zone al mondo, sarebbe una ‘prima mondiale’. Una manciata tuberi sarebbero stati raccolti da una piantagione nel sud-ovest della Francia, in cui erano stati impiantati alberi portatori, sulle loro radici, del micelio del fungo con Tuber magnatum, il tartufo bianco. I risultati scientifici del lavoro sono stati pubblicati il 16 febbraio sulla rivista Mycorrhiza.
"Questo è un grande passo avanti per noi", ha detto Michel Tournayre, presidente della Federazione francese dei coltivatori di tartufo alla conferenza stampa. "Offre maggiori prospettive per lo sviluppo della cultura del tartufo in Francia".
Senza alcuna garanzia di successo, dal 2008 i vivai Robin vendevano alberi micorrizici con Tartufo bianco d’Alba. Il successo di questa micorrizazione, molto più difficile da ottenere che con il tartufo nero, consente, secondo i suoi promotori, di poter ora produrre tartufi bianchi in maniera controllata. La notizia non ha però scosso più di tanto l’Albese: anche se il metodo funzionasse nessuno al mondo potrà mai avere il ‘terroir’ langarolo.