La “cultura del tartufo”, intesa come pratica di cerca e cavatura del tartufo, potrebbe diventare patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Il Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco ha votato all’unanimità la candidatura che sarà presentata dall’Italia entro il 31 marzo al Segretariato Unesco. La decisione finale sarà poi presa dalla commissione di Parigi nel novembre 2021.
Il Centro nazionale studi sul tartufo di Alba e l’Associazione nazionale Città del tartufo hanno iniziato a lavorare al progetto nel 2016 e l’obiettivo è quello di portare ai massimi livelli Unesco la storia, la tradizione, la natura e l’attività legata al prezioso fungo ipogeo, così come è avvenuto per la dieta mediterranea e per la pizza napoletana in questi ultimi anni.
Tra le competenze della Provincia c’è anche quello di selezionare l’idoneità dei “trifolao” tramite esami di abilitazione svolti dall’Ufficio Tartuficoltura con le due associazioni dei tartuficoltori della Granda. Ogni anno un centinaio di candidati, tra i quali anche alcune donne, affrontano gli esami e sono circa 2 mila i tesserini rilasciati dalla Provincia di Cuneo per la raccolta dei tartufi. Agli agenti di Polizia faunistica dell’ente è affidato anche la funzione di controllo sui tesserini, sulle modalità di ricerca e raccolta, lavorazione e commercializzazione dei tartufi. Infine, la Provincia di Cuneo fa parte della Consulta regionale per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno che prevede, tra le altre cose, il riconoscimento di un premio per ogni pianta tartufigena messa a dimora.