Riceviamo e pubblichiamo.
I fatti resi noti dai giornali in questi giorni relativamente alla possibile acquisizione della maggioranza del gruppo Egea da parte delle grandi multiutility del nord, A2A od Iren, rende necessario un più ampio ragionamento sul rapporto tra soggetti privati ed Enti pubblici all’interno delle aziende di gestione di servizi pubblici locali.
In questi anni nella nostra provincia diversi sindaci, guidati dall’attuale assessore regionale Icardi, hanno sostenuto la bontà della formula del parternariato privato/pubblico soprattutto se legato ad una compagine aziendale radicata sul territorio di competenza. In particolare a più riprese hanno sostenuto che le amministrazioni pubbliche in queste società hanno il potere di guidare ed indirizzare l’azienda per il bene dei cittadini del territorio. Se così fosse perché mai ora più che probabilmente il socio privato locale verrà sostituito da una compagine che fa riferimento ad amministrazioni di territori lontani ai quali destinerà gli utili dell’attività? Delle due l’una: o i soci pubblici erano informati ed hanno condiviso l’operazione oppure, come noi vogliamo credere, pur avendo la presidenza di loro nomina erano all’oscuro di tutto! Il fatto però dimostra che in una SpA, tutti gli organi societari sono tenuti a rispettare le indicazioni aziendali e non hanno alcuna possibilità di far rispettare il bene dei cittadini che ovviamente il privato concepisce solo successivamente e compatibilmente al suo legittimo interesse.
Nel caso in questione poi già negli anni passati spesso venivano distribuiti ai soci dividendi ricavati dalle bollette dei cittadini. Alcuni comuni, con amministrazioni di diverso colore, con partecipazioni azionarie significative hanno addirittura reclamato più volte che venissero distribuiti gli utili per risanare i loro buchi di bilancio. È successo cioè che cittadini residenti su tutti i comuni gestiti abbiano contribuito, oltretutto in modo non proporzionale al reddito come richiesto dalla Costituzione, al risanamento del bilancio del comune di maggioranza relativa. Ora, se l’operazione andrà in porto, gli utili derivanti dall’acqua, dai rifiuti, dal teleriscaldamento, dal metano del territorio Albese, Roerino, Fossanese andranno a rimpinguare i bilanci di comuni quali Milano, Brescia, Genova o Torino!
Pur avendo negli anni tenacemente avversato la posizione del gruppo Egea che ha di fatto fin qui impedito la realizzazione della gestione unica totalmente pubblica del servizio idrico integrato in provincia di Cuneo, siamo ora sinceramente preoccupati per le ricadute che potrebbero colpire in primis i lavoratori del gruppo ed in seconda istanza anche gli utenti dei servizi e l’autonomia delle amministrazioni comunali coinvolte. Sotto questa luce non ci spieghiamo perché la proprietà di Egea, a fronte delle difficoltà finanziarie indotte della crisi energetica, invece di portare a casa gli oltre 50 milioni del valore residuo che il nuovo gestore Cogesi gli deve versare, abbia preferito intentare ricorsi su ricorsi che poi tutti regolarmente ha perso. Se avesse accettato il subentro, oltre ad incassare il VR, avrebbe ceduto a Cogesi tutte le sue maestranze impegnate nel SII liberandosi dei costi da esse derivanti.
Se i soci pubblici erano al corrente perché l’hanno sostenuta in quel percorso perdendo ora il “buon gestore locale”? Come abbiamo già detto crediamo fossero all’oscuro, perciò li invitiamo ora a ragionare profondamente sulle possibilità che ha un Ente pubblico di fare rispettare il bene dei suoi cittadini in una società mista! Lo esigono i loro cittadini che sono i veri finanziatori dei servizi pubblici locali.
Comitato Cuneese Acqua Bene Comune