È notizia di attualità su tutte le testate il recente salvataggio di Mark Dickey, lo speleologo quarantenne americano intrappolato per 350 ore a 1.040 metri di profondità nella grotta Morca in provincia di Mersin, in Turchia.
Alla spedizione di salvataggio hanno partecipato circa 100 persone provenienti da 10 paesi (46 volontari dall’Italia). È un onore per l’ASL CN2 che di questa squadra internazionale di soccorso abbia fatto parte anche Romeo Uries, infermiere del Pronto Soccorso dell’Ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno.
Romeo Uries affianca all’attività svolta presso il nosocomio dell’ASL CN2 anche l’attività di istruttore nei corsi di “gestione del paziente critico” e, saputo della necessità di intervento nell’incidente in Turchia si è subito dato disponibile per intervenire, venendo selezionato per la sua esperienza e partendo con il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.
Le operazioni di recupero sono iniziate nella giornata di sabato 9 settembre, quando le condizioni sanitarie dello speleologo hanno consentito il suo posizionamento sulla barella e la sua movimentazione. La strategia di recupero ha previsto diverse soste nei campi interni allestiti a diverse profondità per consentire la valutazione clinica dell’infortunato e la somministrazione delle terapie. L’equipe di Romeo Uries ha raggiunto Mark Dickey al campo di -1.040 metri e, dopo averlo stabilizzato e assistito, lo ha accompagnato in uscita fino a -680 metri, dove è stata sostituita da un’altra equipe.
“A Romeo vanno i miei più vivi complimenti per l’importante impresa a cui ha partecipato, contribuendo al buon esito di una situazione che ha lasciato tutti in preoccupazione e che per fortuna si è risolta al meglio. È un orgoglio avere tra le nostre fila personale in grado di farsi apprezzare anche all’estero per la propria professionalità” dichiara Massimo Veglio, direttore generale dell’ASL CN2: “Un ringraziamento va a tutti gli operatori del nostro Pronto Soccorso, che si sono prontamente prestati a sostituire il collega, in modo che fosse possibile il suo impiego in missione senza pregiudicare la regolare attività di gestione delle emergenze”.