Negli ultimi tempi, complice la crescita economica di Alba, è tornata a manifestarsi in maniera più netta la “rivalità” tra Cuneo e la Langa. Da tempo l’area che gravita intorno alla capitale del tartufo bianco è insofferente al predominio amministrativo della città dei sette assedi e le rivendicazioni del territorio langarolo sono cresciute a dismisura, considerando la capacità dell’Albese saper fare “cartello” nei momenti che contano.
Eppure negli ultimi tempi la città di Pinot Gallizio ha registrato un ridimensionamento non da poco: ha perso la rappresentanza parlamentare ed è uscita con le ossa rotte dalle Provinciali. Negli ultimi tempi, complice la crescita economica di Alba, è tornata a manifestarsi in maniera più netta la “rivalità” tra Cuneo e la Langa. Da decenni l’area che gravita intorno alla capitale del tartufo bianco è insofferente al predominio amministrativo della città dei sette assedi. Le rivendicazioni del territorio langarolo sono cresciute a dismisura, considerando anche la non indifferente capacità di saper fare “cartello” nei momenti che contano. Alle scorse elezioni regionali le malelingue avevano addirittura ipotizzato un patto segreto tra il candidato presidente del centrodestra Alberto Cirio e l’aspirante consigliere regionale del PD Maurizio Marello, per portare fieno nella cascina albese con il voto disgiunto trasversale.
Vero o no, alla fine sono stati eletti tutti e due. Perdipiù la parte est della Granda può contare sull’assessore più importante a Torino - non ce ne vogliano gli altri, ma qui muove gran parte del bilancio -: il plenipotenziario della Sanità Luigi Genesio Icardi, già sindaco di Santo Stefano Belbo. Certo è che, ironia della sorte, l’egemonia albese nelle stanze del potere ha subito una “battuta” d’arresto con la mancata rielezione del luogotenente di Cirio a Roma, il sindaco di Priocca Marco Perosino. Il Furino del Roero, già “declassato” dal Senato alla Camera, non è riuscito a centrare l’obiettivo Montecitorio a causa della sconfitta della messinese Sicracusano, che lo precedeva nel proporzionale di casa nostra, nel collegio uninominale sulle rive dello Stretto. Nonostante il generale ridimensionamento della truppa della Granda in Parlamento - di fatto dimezzata e passata da 8 a 4 rappresentanti -, un dato appare chiaro: i langhetti ne sono usciti decisamente peggio. Nel poker di riconfermati, formato dal monregalese Enrico Costa (in realtà eletto a Milano, ma ben radicato sul territorio), dalla borgarina Chiara Gribaudo, dalla sindaca di Argentera Monica Ciaburro e dal cerverese Giorgio Bergesio, solo quest’ultimo ha contiguità territoriale con le zone di collina ma, al di là della salda alleanza tra Lega e Forza Italia, è certamente fuori dall’inner circle del governatore piemontese, al contrario di Perosino. Come evidenziato nell’articolo soprastante, il territorio albese ha anche dovuto incassare la sconfitta in Provincia, con l’ascesa del sindaco di Mondovì Luca Robaldo allo scranno più alto di corso Nizza. Un risultato ottenuto grazie al forte asse tra il capoluogo e la città del Belvedere e garantito dalle mosse di Azione, socio di maggioranza di Centro per Cuneo in via Roma e influente dalle parti del Monregale per la presenza di Costa.
Insomma, almeno dal punto di vista politico il territorio langhetto sembra aver perso il suo tocco magico. Ciononostante la contrapposizione si gioca anche su altri campi, come quello dell’ospedale. Ai nostri lettori sono note le polemiche sul depauperamento del “Santa Croce e Carle” di Cuneo in favore del “Michele Ferrero” di Verduno. Cirio e Icardi continuano a lavorare per rafforzare il nosocomio costruito in collina, forti anche della potenza di fuoco, almeno dal punto di vista economico, della Fondazione Ospedale Alba-Bra, capace di raccogliere cifre decisamente superiori a quelle degli omologhi cuneesi. Un altro smacco che ancora brucia, nonostante siano passati quasi dieci anni, è la soppressione del Tribunale cittadino di piazza Medford, avvenuta nel 2013 in seguito alla riforma della geografia giudiziaria promossa, un anno prima, dall’esecutivo guidato da Mario Monti.
Il decentramento di tanti servizi non è ritenuto che un “contentino” in molti ambienti della città di Pinot Gallizio, ma l’ampia vittoria del centrodestra alle ultime politiche potrebbe portare, tra le altre cose, al ripristino delle Province elettive, con tanto di riattribuzione di risorse e competenze oggi delegate ad altri enti dopo l’incompiuta legge Delrio. Se così fosse, il vento scissionista che ha soffiato forte negli anni ’90 potrebbe tornare a sollevarsi. Non certo quello della Padania e della Lega Nord di Umberto Bossi: il riferimento è al progetto, poi arenatosi, di costituire la provincia di Alba-Bra. Una mossa che - ne siamo certi - non dispiacerebbe a molti neanche all’ombra della Bisalta.
Pubblicato in origine sul numero del 6 ottobre del settimanale Cuneodice - ogni giovedì in edicola