Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa diffusa dal Comitato No Biometano a Govone, dopo l'incontro con l'amministrazione comunale avvenuto lunedì 7 agosto.
LE RAGIONI DEL NO
Nel caso di Govone si consumano ettari di prezioso suolo agricolo. Se il maggior conferente è la Ferrero S.p.A. non si comprende perché non si realizzi l’impianto nel suo sedime produttivo o in prossimità (zona carcere di Alba, da un lato o dall’altro della tangenziale, ad esempio). Ubicare l’impianto a 15 km dal conferente, significa creare trasporto pesante per la movimentazione del materiale, con conseguente inquinamento e maggior traffico, in autostrada, ma potenzialmente anche sulla già martoriata SS 231 Alba-Asti. Siamo nel Roero, territorio in parte Patrimonio Unesco e che sta lavorando per diventare perla enogastronomica e turistica (è presente sulla collina un castello sabaudo, anch’esso Patrimonio Unesco). Il Comune di Govone è noto per produzioni agricole, in particolare vitivinicole.
Gli scarti della Ferrero S.p.A. non sono rifiuti, bensì materie prime lavorate che possono essere RIUSATE nell’alimentazione umana e animale, RICICLATE ottenendo un compost di ottima qualità; se mescolate con liquami animali e (forse) con fanghi da depurazione e materiale umido della raccolta rifiuti, diventano in toto RIFIUTI, con enormi problemi di smaltimento finale. Si produce gas metano che dovrà poi essere combusto, interrompendo la circolarità. L’impianto creerà problemi di: odori, campi elettromagnetici, rischi di esplosioni a poche centinaia di metri da case abitate; il digestato sarà un RIFIUTO difficilmente smaltibile, NON un fertilizzante, così come la parte liquida dovrà andare a trattamento.
LA FRAZIONE CANOVE HA GIÀ DATO OLTRE L’ACCETTABILE
Negli anni ’70 Canove era una frazione di 500 abitanti, agricola, anche se già attraversata dai camion della ditta Cave Gabbio, con produzioni di polveri, inquinamento fisico ed acustico e una profonda trasformazione dell’alveo del fiume Tanaro e delle sponde a causa dell’attività di cava. Tra il 1980 e il 1990, a poco più di un km (meno di 1 km dalle prime case abitate), viene insediata la Stamperia Miroglio, industria insalubre addetta alla stampa con colori chimici di tessuti. Dal 1980, a 300 mt dall’abitato, viene realizzato un impianto di depurazione delle acque reflue, che ad oggi, dopo notevoli e continui ampliamenti, è dimensionato per quasi 300.000 abitanti di Alba, Bra, Langhe, Roero. Anni 1990 – 2000 l’Amministrazione consente, con una pianificazione territoriale del tutto discutibile, la realizzazione di 15-20 capannoni artigianali / commerciali nella zona di espansione del centro abitato, nel contempo autorizzando negli spazi residui dell’abitato stesso immobili di tipo grande condominio, con la conseguenza che ad oggi sono residenti circa 800 abitanti, circondati da insediamenti artigianali, industriali, di impianti. Nel 2000 la ditta Nutkao, a ridosso dell’abitato, realizza un importante stabilimento produttivo industriale. La frazione Canove non può che dire basta: o la parte pubblica decide la rilocazione della popolazione e acquista a valore di mercato tutte le abitazioni esistenti (sempreché i cittadini siano d’accordo; con 200 milioni di euro si potrebbe pensare) oppure, anziché immaginare nuovi impianti, si inizia ad investire su parchi, giardini, parcheggi, mitigazione verde del già esistente.