CHERASCO - Si prevede un avvio di 2019 difficile per le imprese del Cuneese

Nel manifatturiero bene l’occupazione. Valutazioni positive per i servizi. Il Centro Studi di Confindustria ha raccolto le previsioni degli imprenditori con un focus sul tema delle infrastrutture

14/12/2018 09:31

 
Sarà un inizio di 2019 con il “freno a mano” tirato per le imprese cuneesi. L’indagine di previsione per il I trimestre 2019, realizzata dal Centro Studi di Confindustria Cuneo a dicembre su un campione di oltre 300 imprese associate, indica, infatti, un marcato raffreddamento del clima di fiducia per i primi tre mesi del nuovo anno. È, in sintesi, quanto emerge dai dati diffusi nella serata di oggi – giovedì 13 dicembre, ndr – nel corso di una conferenza stampa svoltasi al Somaschi Hotel di Cherasco. Subiscono un netto ridimensionamento le attese su produzione e ordini interni: il primo indicatore, in particolare, perde 14 punti percentuali. Cala, di poco, anche il livello di export; sfavorevoli ma in ripresa le condizioni di redditività. Nota lieta giunge dall’occupazione, che, già su livelli positivi nella passata rilevazione, recupera quasi 5 punti. Il ricorso alla cassa integrazione cede circa un punto mantenendosi su livelli fisiologici. Stabile il tasso di utilizzo degli impianti. A livello settoriale, si segnala in particolare il clima di fiducia tra le imprese metalmeccaniche. Per i servizi, l’avvio di 2019 si preannuncia più favorevole rispetto alle imprese manifatturiere, con valutazioni in generale più positive rispetto a settembre e in particolare su occupazione e livello di attività. Durante la presentazione dei dati ha preso la parola anche Elena Lovera, presidente di Ance Cuneo, per un focus sul tema delle infrastrutture, anche alla luce di recenti manifestazioni. 
 
“Le avvisaglie di un ridimensionamento dei principali indicatori economici lo avevamo già riscontrato nella precedente rilevazione – commenta il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola -. Questo perché sono sempre più marcati i segnali di un rallentamento dell’economia mondiale con conseguente aumento delle ragioni di cautela. A preoccupare sono, soprattutto, i rischi di guerre commerciali e gli effetti dell’irrigidimento della politica monetaria americana. Non solo: anche se i dati non sono del tutto univoci, le restrizioni tariffarie iniziano a rallentare anche l’economia cinese. Un’onda lunga i cui riflessi si stanno abbattendo anche sull’Area Euro, che sta rallentando più delle attese, complice soprattutto la performance negativa della Germania. La pubblicazione delle nuove stime di crescita Bce per l’Eurozona, attesa a breve, sarà un’utile cartina di tornasole per capire se è in atto una temporanea decelerazione o se la revisione verso il basso delle stime sarà più sostanziale. Venendo all’Italia, la frenata si produce parallelamente a quella dell’Area Euro con il consueto differenziale a nostro sfavore. Un ulteriore ‘giro di vite’ potrebbe ancora derivare dal peggioramento del clima di fiducia delle imprese e dal deterioramento delle condizioni finanziarie. Anche le famiglie sembrano ‘aver tirato i remi in barca’ come dimostra il calo dei consumi”.
 
Si è addentrata nell’analisi tecnica dei dati il direttore di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio: “Sulla scia di quanto si sta verificando a livello europeo, nazionale e regionale, tra le imprese manifatturiere della nostra provincia si registra il deterioramento di numerosi indicatori che tornano, in alcuni casi, di segno negativo. In particolare il saldo sui livelli produttivi passa da +7,1% a -7,1% (-14,2 punti percentuali), mentre quello sugli ordinativi interni da +3,5% a -3,8% (-7,3 punti). Si indebolisce, seppur in modo meno marcato, il clima di opinione sull’export (da -1,2% a -4%). Circa il 16% delle imprese esportatrici reputa che le vendite oltre confine scenderanno durante il primo trimestre. Il tasso di utilizzo degli impianti è ormai attestato su valori di ciclo normale (75%). Recuperano mezzo punto (da -7,1% a -6,6%) le condizioni di redditività mentre salgono in modo incoraggiante dal +2% del IV trimestre ad un +6,6% le previsioni sull’occupazione con un conseguente calo del ricorso alla Cig, che scende di un punto (da 7,6% a 6,7%). Intenzioni di investimento in ribasso (da 22,2% a 19,4%), stabile la composizione del carnet ordini. I tempi medi di pagamento restano fermi a 79 giorni (87 per chi opera con la PA)”.
 
La responsabile del Centro Studi Elena Angaramo ha passato in disamina la situazione a livello settoriale, mettendo in evidenza come si mantenga positivo il clima di fiducia tra le imprese metalmeccaniche sebbene gli indicatori mostrino un trend cedente rispetto a settembre; aumentano i segnali di incertezza provenienti dalle imprese del settore alimentare, più prudenti anche le imprese della chimica e gomma-plastica. Incerte le attese per le imprese della cartaria-grafica mentre continuano ad arrivare segnali di difficoltà dal settore edile. Le imprese dei servizi, infine, si attendono un primo trimestre dell’anno favorevole, con saldi ottimisti-pessimisti positivi e in generale consolidamento rispetto a settembre, soprattutto per quanto riguarda livelli di attività ed occupazione.
 
C’è stato spazio anche per un focus sull’attualissimo tema infrastrutturale che vede l’Italia, la Granda in particolare, al centro dell’attenzione mediatica di questi giorni: “La nostra è una provincia di confine: a ovest confiniamo con la Francia, a nord con la città metropolitana di Torino, a est con la provincia di Asti, a sud con la Liguria (con ben due province di Imperia e di Savona) – ha messo in luce Elena Lovera, presidente di Ance Cuneo -. È ovvio che abbiamo bisogno di infrastrutture e di Europa. Il divieto al traffico ai mezzi pesanti imposto dai sindaci dei 5 comuni francesi del Tenda, la problematica delle ripetute chiusure del Colle della Maddalena, lo stop del ministro Toninelli all’Asti-Cuneo e al progredire della Tav, non ci rendono sereni nel ragionare sul futuro produttivo dei nostri territori. La Tav è fondamentale per l’economia del nostro territorio, è miope chi la vede semplicemente come una linea veloce da Torino a Lione; collegherà l’Europa alla Cina e, nel malaugurato caso si fermasse l’opera, l’Italia sarebbe l’unico Paese europeo tagliato fuori in questo corridoio economico, a vantaggio dell’economia francese e tedesca”.

c.s.

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