"Erano poco meno delle 4 di questa mattina, quando l'appartamento dove vivo, al quinto piano di un palazzo recente, ha iniziato a tremare sempre più forte per alcuni lunghissimi secondi. Sembrava che i muri dovessero cedere. Già a settembre si era verificato uno sciame sismico, ma di più bassa intensità, senza conseguenze umane gravi e per lo più nel corso del pomeriggio, quindi in quell'occasione si erano potute gestire le situazioni di panico. Circostanza che non è stata possibile stanotte, a causa della maggiore prepotenza del terremoto e dell'ora in cui è avvenuto causando allarme sociale e non consentendo a moltissime persone di correre subito ai ripari". Alessandro Zorgniotti, di origini braidesi, da cinque anni vive e lavora in Albania, nella capitale Tirana. Qui, è stato testimone diretto dell'evento che ha colpito soprattutto la città di Durazzo, lo strategico polo portuale e balneare situato 30 chilometri più a ovest e affacciato sull'Adriatico, praticamente a 70 km in linea d'aria dalla Puglia.
"Tirana ha vissuto scene notturne di paura diffusa, soprattutto fra donne, bambini e anziani. Anche perché la scossa principale è stata nettamente superiore al sesto grado. Ma è a Durazzo, Kruja e in alcuni paesi del centro-nord che le conseguenze umane e materiali presentano un bilancio drammatico e in alcuni casi irreparabile. Alcuni bollettini provvisori parlano addirittura di 12 vittime - tra queste, una nonna morta per salvare il proprio nipotino - e di 300 feriti. Adesso è ancora troppo presto per stilare bilanci finali, e ogni numero rischia di venire strumentalizzato in un senso o in un altro, mentre questo deve essere il momento dell'unità degli intenti e degli interventi istituzionali e amministrativi direttamente nei luoghi devastati, e mi pare che la politica Albanese, a partire dal presidente della Repubblica Ilir Meta, stia offrendo un buon esempio".
"Proprio alcuni giorni fa - aggiunge ancora Zorgniotti - con alcuni amici e colleghi albanesi stavamo parlando dei disastri alluvionali che hanno pesantemente colpito l'Italia, il NordOvest e il nostro Piemonte, regione in cui abitano e lavorano migliaia di famiglie originarie dell'Albania. Messaggi di vicinanza e di solidarietà non sono mai venuti meno. Quanto avvenuto conferma che i nostri due Paesi sono uniti non soltanto da vicissitudini storiche, da affinità culturali e climatiche ma anche da autentiche situazioni di rischio naturale che sarebbe fondamentale affrontare tutti assieme con l'aiuto europeo".
Al momento, non risultano cittadini italiani coinvolti dagli effetti del sisma, ma il ministero degli Esteri resta allertato in ragione del comunque importante numero di nostri connazionali, fra residenti e turisti, che si trovano in Albania.