Marzo è il mese della festa del papà. Un momento in cui il rapporto tra genitore e figlio vive di emozioni particolari e di dimostrazioni di affetto, se possibile, ancor più marcate, di pensieri e regali fatti soprattutto con il cuore, con le mani e con i pochi spiccioli messi da parte nel salvadanaio per questa ricorrenza. Il momento in cui, più degli altri giorni, un padre è orgoglioso di un figlio e viceversa.
Questo è quello che vivranno tantissimi padri, non tutti però. Esiste una sterminata platea di genitori che i figli magari, il giorno della festa del papà, nemmeno li vedranno. E’ l’esercito dei padri separati dalle madri ai quali il tribunale ha concesso la possibilità di vedere i propri figli soltanto in determinati giorni ed in determinati orari che spesso, tra l’altro, nemmeno vengono rispettati. Oltre al problema del poco tempo concesso per stare insieme, spesso e volentieri, se ne aggiunge un altro di tipo economico.
L’assegno da versare per il mantenimento, infatti, spesso rappresenta la metà dello stipendio percepito con il proprio lavoro. Ne deriva, naturalmente, l’impossibilità, ad esempio, di avere una casa propria, anche in affitto, ed una vita che si possa definire dignitosa.
Una vera e propria piaga sociale che coinvolge moltissime persone che spesso sono costrette a chiedere aiuto ad associazioni come la Caritas per poter avere un pasto caldo ed un tetto sotto al quale dormire.
Ad Asti, lo scorso anno, grazie ad una donazione della diocesi, è addirittura nata una vera e propria “casa dei papà separati” dove è possibile avere un posto in cui stare e confrontarsi con persone nella medesima situazione.
Che quest’anno la festa del papà sia dedicata a voi, cari “padri separati”, che siete padri come gli altri e spesso migliori di altri, che siete e sarete papà sempre e comunque. Almeno questo nessuno ve lo potrà mai togliere.