Per chi decide di fuggire dal proprio Paese a volte esiste una possibilità più sicura che la traversata del mar Mediterraneo con imbarcazioni di fortuna e in condizioni disumane, si tratta dei corridoi umanitari. Borgo san Dalmazzo, grazie alla comunità di Sant’Egidio, alle chiede valdesi e all’Operazione Colomba, si rende protagonista di un’iniziativa volta ad aprire un corridoio sanitario con la Siria nella speranza di garantire a qualcuno prospettive di vita più stabili e felici.
Il progetto è stato presentato martedì 19 settembre nei locali della parrocchia di San Dalmazzo ma, per chi fosse ancora interessato, è in programma un ulteriore incontro giovedì 5 ottobre alle ore 20.45 nei locali della parrocchia di San Dalmazzo. “L’intenzione è quella di partire presto dandosi delle scadenze future”, spiega il parroco di Borgo, don Mariano.
“I corridoi umanitari sono una via alternativa, sicura e legale, a quei viaggi terribili che devono sopportare questi uomini e queste donne che devono lasciare il loro Paese di origine per mille diversi motivi. Si tratta di un viaggio sicuro perché salgono su un aereo con in mano un visto concesso dai ministeri italiani. Ogni tot anni le associazioni rinnovano questo accordo con i ministeri italiani che concedono un certo numero di visti”, continua. Al posto, quindi, di salire su un barcone e di rischiare la propria vita in mare, salgono su un aereo con una destinazione ben precisa.
Solitamente a partire attraverso i corridoi umanitari sono un singolo o una famiglia tendenzialmente in una condizione precaria, ad esempio persone che hanno problemi di salute, donne sole con bambini, vittime della tratta di esseri umani. Grazie alla costituzione del corridoio umanitario le persone arrivano nel Paese di destinazione e non sono sole, ma hanno un gruppo che le aspetta e le sostiene: “Il gruppo di persone che aderirà si farà carico di molteplici aspetti della vita di queste persone per un anno e mezzo. Grazie a questo progetto quando chi si sposta arriverà in Italia troverà un gruppo di persone che si sarà preparato. Prepararsi significa avere a disposizione un alloggio predisposto per l’accoglienza del nucleo”.
Ma fanno parte della preparazione anche gesti più “piccoli”, come aiutare nella burocrazia, ad esempio nella compilazione delle pratiche per ottenere il permesso di soggiorno in tempi brevi, introdurre alle scuole per imparare fin da subito un po’ di lingua italiana, e tanti altri piccoli o grandi gesti che riguardano la vita di tutti i giorni.
Chiunque desideri dare una mano a chi arriva da zone meno fortunate della nostra può partecipare senza impegno all’incontro di giovedì 5 ottobre anche per chiarirsi eventuali dubbi e poi diventare parte attiva della speranza di chi scappa dal proprio Paese. Perché, dice don Mariano, “quello che ti assicura il gruppo di accoglienza è di avere una piccola famiglia che si prende cura di te e che pian piano ti permette di riprenderti in mano la vita e di riorganizzartela”.