CUNEO - A Cuneo non c’è mai niente da fare? Anche il Comune si interroga

Due giorni di riflessioni sui temi giovanili. Artea prepara il nuovo Youth Factor con La rappresentante di lista, intanto si torna a discutere degli Ex Lavatoi

Andrea Cascioli 23/01/2025 08:18

Due riunioni di commissione in municipio accomunate dal filo rosso della riflessione sui giovani di Cuneo. Il primo dei due appuntamenti, martedì pomeriggio, è stato dedicato a parlare del ruolo del Comune nella Fondazione Artea, motore - fra l’altro - delle recenti mostre su Robert Doisneau al Filatoio di Caraglio ed Elliott Erwitt alla Castiglia di Saluzzo, oltre che della rassegna cuneese The Youth Factor. Mercoledì invece si è tornati a parlare del futuro degli Ex Lavatoi, dopo un primo incontro a settembre per fare il punto sulla nuova concessione.
 
 
Da Artea 250mila euro all’anno di investimenti economici per la città
 
Nel rendez vous con l’amministrazione comunale - che ha la qualifica di “socio fondatore successivo” nella fondazione - il direttore di Artea Davide De Luca ha lanciato anche un’anticipazione sulla prossima edizione di The Youth Factor: “super ospite” di quest’anno dovrebbe essere il duo indie La rappresentante di lista, consacrato da due partecipazioni a Sanremo. Non è l’unica notizia degna di nota: “L’attività di Artea ha generato un investimento economico annuale medio di circa 250mila euro su Cuneo” fa sapere De Luca. “Artea - aggiunge l’assessore alla Cultura Cristina Clerico - nasce anche per attrare risorse e ci sta riuscendo molto bene, ben al di là dei contributi pubblici: se all’inizio erano tutto il bacino di finanziamento, adesso rappresentano meno della metà del bilancio annuale”. Una ricaduta economica, ma anche un bel volano per l’attrattività: “Con Artea - ricorda Clerico - abbiamo gestito in particolare due progetti: quello relativo a palazzo Santa Croce e prima ancora il festival Città in Note, accompagnato dall’introduzione dei giovani nel mondo delle professioni della musica con il progetto Youth Factor”.
 
Il recupero del chiostro di San Francesco, aggiunge l’esponente della giunta, “permette di sviluppare una serie nuova di attività, sia dal punto di vista espositivo che da quello performativo: inizieremo durante l’estate”. Un’altra “new entry”, in termini di spazi per la cultura e l’aggregazione, è la ex chiesa di Santa Chiara: “Siamo in fase di valorizzazione da parte del partner del progetto di finanza, Il Melarancio”. Le attività teatrali, in un luogo aperto anche ad altre realtà, cominceranno entro l’estate. Clerico ammette che nel “fare cultura” ci sono difficoltà, sia geografiche che generazionali: “Non è semplice fare cultura in un territorio disseminato come il nostro, è molto più semplice farlo in ambiti metropolitani: molte persone vivono a 60 km dal primo teatro. Non è semplice generare valore culturale, è un dovere però provarci ed è un dovere per il capoluogo cercare di essere cerniera: Artea è uno degli strumenti per farlo”.
 
“La fascia di età più complicata per la proposta culturale, - spiega - in tutto il territorio nazionale, è quella dei giovani adulti: è la fascia in cui c’è più dispersione, rispetto a quando si viene accompagnati dai genitori. I sondaggi ci dimostrano come il mondo dei giovani sia talmente variegato che è difficilissimo, soprattutto in provincia, dare una risposta univoca. Gli spazi che servono sono tanti”.
 
 
Gli Ex Lavatoi non saranno uno spazio culturale: “Serve anche il divertimento”
 
Proprio di spazi si parla a proposito degli Ex Lavatoi, dove l’intenzione dell’assessore al Patrimonio Alessandro Spedale resta univoca: sarà un’attività di carattere economico-commerciale, un locale che verserà al municipio un canone “vero”. Non più i 250 euro all’anno che il Comune, a partire dal 2004, aveva concesso al gestore, in cambio di investimenti sul recupero del bene (che ci sono stati) e di un minimo di attività culturali giudicate invece - non solo dalle opposizioni - piuttosto impalpabili.
 
“Ci saranno lavori da fare, dalla perizia che è stata fatta l’immobile in generale risulta in buono stato” dice Spedale. Lo conferma la dirigente dell’ufficio Patrimonio Anna Bertola: “La principale problematica strutturale dell’immobile, che difficilmente si potrà risolvere al 100%, è data dall’umidità”. Il costo degli interventi necessari è stimato in 147.300 euro: “L’importo dei lavori - aggiunge la funzionaria - non è neanche così elevato, dopo vent’anni”. L’idea è di affidare la concessione con la formula dieci anni più dieci, rinnovando la clausola sull’obbligo di manutenzione del verde e calcolando la monetizzazione dei parcheggi (si attesta sui 43mila euro, valutata sul 100% dell’immobile). Sulla viabilità, precisa Spedale, “sarà importante che il Comune faccia la sua parte: servono soluzioni che garantiscano sicurezza e accessibilità e non possono essere caricate sul futuro gestore”.
 
A sinistra e non solo c’è chi rileva “una contraddizione nella destinazione di carattere economico-commerciale del luogo”. Lo fa per primo Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), per il quale “il concetto di fondo è identificare alcuni luoghi simbolo che possano esprimere una propria identità precisa, magari a carattere giovanile o musicale”. “Tralasciando le valutazioni su come effettivamente lo spazio è stato tenuto in vita, - concorda il compagno di lista Nello Fierro - non capisco perché un gestore commerciale dovrebbe fare meglio qualcosa rispetto a un altro tipo di realtà. Esistono realtà nel mondo della cultura e della musica con fatturati maggiori di un semplice bar”. Anche secondo Paolo Armellini (Indipendenti) l’opzione migliore sarebbe “un’attività culturale accompagnata da un bel locale, tipo bar caffetteria: abbiamo bisogno di spazi culturali, anche se sembra ce ne siano a sufficienza. Ce lo dicono i giovani”. Nella commissione su Artea, il consigliere indipendente aveva ricordato un risultato poco entusiasmante della Granda: “Un’indagine del Sole 24 Ore colloca Cuneo al 52esimo posto nella macroarea della cultura, su 107 province: rispetto all’anno precedente ha avuto un bel miglioramento, ma resta insieme a quella del tempo libero la meno positiva”.
 
Il leit motiv resta “a Cuneo non c’è mai niente da fare”: “Adesso un po’ attenuato perché sono nati spazi come il Rondò dei Talenti e il parco Parri” concede Armellini. La maggioranza però non ci sta: “A Cuneo per i giovani c’è molto e molto che stiamo facendo: i 4mila metri che stiamo ristrutturando a palazzo Santa Croce non sono cosa da poco” ribatte Vincenzo Pellegrino (Centro per Cuneo), per il quale “c’è molta offerta, che forse i giovani non riescono a captare: sensibilizzare presso le scuole non sarebbe male”. Claudia Carli (Partito Democratico) invita a non demonizzare gli spazi che offrono divertimento, più che cultura “alta”: “I Lavatoi sono un luogo dove c’è qualcosa da fare, che ci piaccia o no: credo ci sia necessità anche di luoghi come questo. Non facciamo lo sbaglio che abbiamo commesso l’altra volta”. Stesso parere, nelle file dem, lo esprime Sara Manassero: “Credo molto in una crescita culturale ma a Cuneo manca anche altro, e se i Lavatoi permettono che mio figlio non debba salire in macchina per trovare quell’‘altro’ lo preferisco”.
 
“Fare musica e andare in discoteca è anche cultura sotto un certo aspetto, però mancano ad esempio una sala studio e un luogo per le associazioni durante il giorno” obietta Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), rispondendo a Carli anche su un altro spunto, il successo del neoinaugurato McDrive di via Pertini: “È avvilente che i giovani si riducano a frequentare solo il McDonalds”. Una voce fuori dal coro, nell’opposizione, si leva con Franco Civallero (Forza Italia): “Ritengo che l’indirizzo commerciale sia prioritario, se si punta troppo sul ‘sociale’ la trascuratezza diventa inevitabile”. Spedale pone la questione in termini ancora più pragmatici: gli Ex Lavatoi devono camminare sulle loro gambe, dal punto di vista del bilancio. “In questo momento - taglia corto l’assessore - non possiamo pensare di avere un luogo che sia sostenuto dall’amministrazione comunale direttamente”.

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