Negli ultimi anni si sta lentamente affermando una coscienza trasversale sulla parità tra i sessi. Dopo anni di battaglie il dibattito sull’uguaglianza tra uomini e donne è all’ordine del giorno nella vita pubblica del Paese. Nonostante l’azione delle tante associazioni femministe e delle loro rappresentanti abbia già portato a piccoli e grandi cambiamenti, come una sostanziale modifica del linguaggio attraverso le declinazioni al femminile e l’introduzione delle ‘quote rosa’ che regolano l’accesso alle cariche pubbliche, è opinione diffusa che la predominanza della cosiddetta “cultura patriarcale” sia ancora presente in molti aspetti della quotidianità degli italiani.
Dopo l'obiettivo (forse) raggiunto della parità dei salari, un gruppo sempre più numeroso di persone sostiene che il raggiungimento della completa parità di genere debba passare anche per aspetti spesso trascurati, come la toponomastica delle città italiane. Secondo un censimento nazionale condotto dall’associazione “Toponomastica Femminile” - nato nel 2014 con l’intento di restituire voce e visibilità alle donne che hanno contribuito, in tutti i campi, a migliorare la società - la quota di strade intitolate alle donne varia in media dal 3 al 5% (in prevalenza madonne e sante), mentre quella delle strade dedicate agli uomini si aggira intorno al 40%.
La città di Cuneo si colloca nettamente al di sopra della media nazionale, con circa il 9% di strade intitolate a personalità di sesso femminile, ma si tratta perlopiù di vie periferiche e la parità rispetto agli uomini - in gran parte per ragioni di carattere storico - è molto lontana. Su 563 toponimi, 208 sono dedicati a uomini e 21 a donne. Nel quartiere Cuneo Centro, ad esempio, non c’è nenche un vicolo dedicato a una donna, ma è grazie al locale Comitato cheè stato stampato un libretto dedicato alla toponomastica al femminile. Il volume, finanziato dalla Fondazione CRC e realizzato con il sostegno del Comune di Cuneo, affianca alle vie “maschili” del rione un corrispettivo femminile. Ed è così che sfogliando le pagine via Vittorio Amedeo e Carlo Emanuele III diventano via Lina Merlin e Rita Montagnana, madri costituenti che ebbero un importante ruolo nella ricostruzione della società nel dopoguerra. La pubblicazione è piuttosto variegata e all’interno trovano spazio personalità locali e altre di caratura nazionale e internazionale. Dalla pittrice di scuola caravaggesca Artemisia Gentileschi al Premio Nobel per la Letteratura 1926 Grazia Deledda, fino all’astrofisica Margherita Hack e alla filosofa e storica tedesca Hannah Arendt. Nel volume anche storie di donne meno conosciute al grande pubblico, come l’artista sarda Maria Lai, autrice di ‘Legarsi alla montagna’ (prima opera d’arte ‘relazionale’ a livello internazionale n.d.r) o la scrittrice Clelia Marchi, contadina divenuta nota negli anni ottanta per la sua autobiografia scritta su un lenzuolo. E poi l’attivista per i diritti dei neri Rosa Parks, la scienziata Rita Levi Montalcini e Matilde Serao, prima donna italiana ad aver diretto e fondato un quotidiano.
Anima dell’iniziativa del Comitato di Quartiere Cuneo Centro è Zita Giraudo, dirigente Inps in pensione e membro dell’associazione nazionale toponomastica femminile che mercoledì scorso, 16 marzo, ha presentato il volume al CDT di Largo Barale, dove trovano anche spazio due mostre dedicate all’altra metà del cielo: “Viaggiatrici” e “Per uscire dall’ombra”.
“L’idea - ha osservato Giraudo - è nata dalla constatazione che nel nostro quartiere non c’è nessuna strada intitolata a donne. Passeggiando per la città e guardando agli angoli delle vie troviamo nomi di uomini, date e luoghi: una realtà che contrasta con l’esigenza di parità per colmare il divario anche in questo settore”.
“Siamo coscienti - ha proseguito - che non sia possibile cambiare i nomi di vie e piazze in nome della parità di genere, ma grazie a questa operazione culturale di sensibilizzazione auspichiamo che tutte le volte che ci sarà qualcosa da inaugurare qualcosa si prenda in considerazione il raggiungimento dell’obiettivo. L’intenzione è anche quella di suscitare un dibattito”.
Alla presentazione del libro, introdotta dal presidente del Comitato di Quartiere Cuneo Centro, Francesco Carbonero, e dal direttore dell’Istituto Storico della Resitenza, Gigi Garelli, ha partecipato anche l’assessora alla Cultura del Comune di Cuneo, Cristina Clerico: “Questo libro è un esempio di partecipazione civica attiva - ha asserito -. Spesso noi donne quando ci troviamo in certi contesti siamo come la particella dell’acqua Lete, sole in un ambiente maschile, per la toponomastica è la stessa cosa”. Secondo la rappresentante della Giunta è necessario un deciso cambio di mentalità, altrimenti, ha detto: “Il rischio è di collocare la toponomastica femminile in luoghi periferici e non adeguati. È bene che le bambine, mentre girano la città, possano pensare di poter diventare una nuova Margherita Hack o una nuova Tina Anselmi".