Drastica diminuzione delle attività economiche, depauperamento e svalutazione degli immobili, salute e incolumità fisica degli abitanti messe a repentaglio. Sono alcuni dei fenomeni che la popolazione di Demonte (e di tutta la valle Stura) denuncia da anni, conseguenze del traffico pesante che soffoca la valle e i suoi centri abitati nell’attesa di una circonvallazione la cui realizzazione è ormai diventata un’infinita telenovela. Un dato su tutti, restando a Demonte: dopo decenni in cui si era stabilizzata sempre sopra i 2 mila abitanti, adesso la popolazione è scesa a circa 1850 residenti.
L'iter per la variante è fermo dal 2018, anno in cui il ministero dell’Ambiente e quello della Cultura, nell’ambito della valutazione dell’opera, hanno espresso pareri discordanti. In particolare il ministero dell’Ambiente aveva espresso parere favorevole al progetto presentato da Anas (che ha già 50 milioni a bilancio per la realizzazione dell’opera), mentre dalla Cultura era arrivato lo stop in quanto l’opera avrebbe interferito con resti di una fortificazione archeologica tutelata.
Un tema che secondo Ezio Barp, presidente del Comitato Si D.A.VS, cela una contraddizione di fondo: “La Soprintendenza ha focalizzato l’attenzione sulla presenza di immaginari cunicoli sotto il Forte della Consolata, in assenza di verifiche tangibili sulla loro effettiva esistenza, e ha invece trascurato completamente tutto il patrimonio architettonico, storico e culturale presente nel centro storico medioevale del paese. Questo ha determinato il blocco della realizzazione di una piccola bretella di poco più di 2 km assolutamente indispensabile per dirottare i circa 200 mila mezzi pesanti all’anno al di fuori del centro storico medievale del paese e consentirne la rinascita”.
“I ruderi della Fortezza - prosegue Barp - sono posizionati 70 metri sopra il tragitto in galleria della variante: immaginare ci siano cunicoli profondi 70 metri nel cuore della montagna è irrazionale, al limite si potrebbero ipotizzare piccoli cunicoli di contramina, ma a livello di sommità dove c’era il forte e che non verrebbero assolutamente toccati. Oltre a questo bisogna considerare che si tratta ormai di veri e propri lacerti, mentre invece quello che c’è di prezioso e da valorizzare dal punto di vista architettonico, storico e culturale dentro il paese sta andando in deperimento. Un patrimonio che la Soprintendenza misconosce o, inspiegabilmente, non considera affatto”.
In un documento scaricabile dal sito della Soprintendenza dei Beni culturali datato 2021, compaiono quali beni sottoposti a vincoli solamente i ruderi del Forte della Consolata, Palazzo Borelli e la parrocchiale di San Donato. “Demonte è un borgo medioevale sulla cui via principale, via Martiri e Caduti della Libertà, si affacciano degli edifici storici che rischiamo di andare persi per sempre e la cui rilevanza risulta ancora non verificata dalla Soprintendenza”, dice Silvio Rosso, presidente dell’associazione culturale Amici di Demonte: “Pensiamo alla chiesa di San Giovanni Battista (San Giovanni decollato) anche detta della Misericordia, oppure al palazzo della Regia Pretura, alla casa natale della scrittrice e poetessa Lalla Romano, a tutti quegli edifici a ridosso dei quali transitano ogni giorno tir e autocisterne che a volte contengono anche fluidi pericolosi ed esplosivi. Per non parlare della via centrale con doppia serie di portici risalente al XIII secolo, vera perla per un borgo montano, che ormai si presenta sorretta da centine e puntelli metallici perché a rischio crollo a causa delle vibrazioni e del rumore. Stiamo depauperando un patrimonio storico e architettonico solo per la presa di posizione di alcuni funzionari ministeriali che hanno detto no all’ennesimo progetto, il quinto, per una bretella stradale di poco più di 2 km. Adesso sarà nominato il Commissario e speriamo che qualcuno venga a verificare com’è la situazione realmente perché il paese sta morendo, il numero dei residenti è inesorabilmente diminuito negli anni, solo più sei-sette famiglie vivono nella via centrale e storica, le attività commerciali di via Martiri e Caduti sono diminuite dell’80%. Insomma non è solo un rischio per le conseguenze dell’inquinamento acustico e atmosferico, è un problema di sopravvivenza del paese”.