L’Italia è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna, e ha registrato nel 2021 un boom della domanda russa di spumanti, dal Prosecco all’Asti, pari al +52% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dallo studio di Coldiretti in riferimento all’allarme lanciato dai ristoratori e albergatori della Federazione Russa sui problemi di approvvigionamento per ristoranti e caffè in Russia che non riescono a ricevere i prodotti necessari a causa delle sanzioni, oltre che per la svalutazione del rublo.
Alcune spedizioni secondo gli operatori russi sono state interrotte, mentre un certo numero di operatori ha ridotto il periodo di differimento dei pagamenti o l’ha annullato del tutto. Intanto sull’agroalimentare italiano – rileva Coldiretti – continua a pesare l’embargo deciso da Putin nel 2014 come risposta alle sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea.
Fuori dai confini dell’Unione europea, la Russia è il quarto Paese, dopo Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera, verso cui si dirige l’export della Provincia di Cuneo, con una crescita registrata nel 2020 del +7,3% rispetto all’anno precedente. I prodotti agroalimentari sono le merci più esportate in Russia, che è in nona posizione nella graduatoria dei Paesi UE e extra UE di destinazione dell’agroalimentare Made in Cuneo (elaborazione 2021 della Camera di Commercio di Cuneo su dati Istat). Per quanto riguarda il vino, l’export della denominazione Asti ha conosciuto una crescita importante negli ultimi anni, mentre per gli altri vini della Granda quello russo non costituisce un mercato strategico.
“Il 30% della produzione agroalimentare piemontese – evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – era destinato in Russia, dalla verdura alla frutta, dai formaggi al vino. L’embargo deciso da Putin nel 2014, che tuttora colpisce un’importante lista di prodotti europei con il divieto all’ingresso di frutta, verdura, formaggi, carne e salumi, ha generato ripercussioni pesanti per le nostre esportazioni, ad esempio per la frutta cuneese come le pesche, particolarmente apprezzate dai russi”.
“Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia – rimarca il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – si aggiunge la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con le eccellenze agroalimentari del nostro territorio. Nei supermercati russi si possono, infatti, trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali. Il danno riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari Made in Italy originali”.