CUNEO - Aborto farmacologico solo in ospedale: la circolare della Regione alle aziende sanitarie piemontesi

Vietata la somministrazione della pillola abortiva nei consultori. Gribaudo (PD): 'Ingiustizia sulla pelle delle donne, presenterò un'interrogazione parlamentare'

Andrea Dalmasso 03/10/2020 08:41

Divieto di aborto farmacologico direttamente nei consultori, riservando l’attuazione dell’interruzione di gravidanza - anche farmacologica - all’ambito ospedaliero, e attivazione di sportelli informativi all’interno degli stessi ospedali. Per quanto riguarda l'aborto farmacologico, le modalità di ricovero saranno valutate dal medico e dalla direzione sanitaria. Sono le indicazioni contenute in una circolare di chiarimento inviata dalla Regione ad ASO e ASL piemontesi in tema di interruzione di gravidanza. L’argomento aveva già generato polemiche alcune settimane fa, dopo che era stata paventata l’ipotesi (ora concretizzata) di vietare l’assunzione della pillola abortiva RU486 nei consultori, limitandone la somministrazione ai soli ospedali.
 
Si legge nel comunicato diffuso ieri, venerdì 2 ottobre, dalla Regione Piemonte: “A seguito dell’emanazione da parte del Ministero della Salute delle Linee di indirizzo sull’interruzione farmacologica volontaria di gravidanza, la Regione ha avviato una verifica di carattere giuridico sulla compatibilità di tali Linee con la legge 194/1978 che disciplina la materia. Alla luce dei nodi critici emersi dagli approfondimenti, la Regione ha voluto confrontarsi, in questi giorni, con esponenti delle diverse realtà sanitarie e sociali, tra le quali la Federazione Federvi.PA. e il dott. Silvio Viale, responsabile del Servizio Unificato IVG dell’Ospedale Sant’Anna di Torino”. Un confronto che ha spinto la Regione ad emanare la circolare citata in apertura.
 
Il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’Assessore alla Sanità Luigi Icardi e l’Assessore agli Affari legali Maurizio Marrone- prosegue la nota - sottolineano che tali indirizzi rispondono alla volontà, unanimemente condivisa dalla Giunta regionale e dai Presidenti dei Gruppi Consiliari di maggioranza, di garantire il pieno rispetto di tutte quelle disposizioni della legge nazionale 194/1978 poste a garanzia della piena libertà di scelta della donna e a garanzia del perseguimento di pratiche abortive rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna, della sua dignità personale e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza”.
 
Una decisione, quella della Regione, che ha trovato l’appoggio di Federvi.PA. (Federazione Centri di Aiuto alla Vita e Movimenti per la Vita di Piemonte e Valle d'Aosta), che è intervenuta tramite il presidente Claudio Larocca manifestando soddisfazione, ma allo stesso tempo alcune perplessità: “Il Piemonte ristabilisce il divieto di assumere mifepristone nei consultori e rimanda l’eventuale ricovero a una valutazione medica. Non si cancellano totalmente né il pericolo di un aborto a domicilio né, con l’innalzamento alle 9 settimane, il rischio statisticamente raddoppiato di ricorso successivo a raschiamento. Non possiamo dirci pienamente soddisfatti perché, finché anche una sola donna non sarà libera di non abortire e non sarà riconosciuto il diritto alla vita a ogni essere umano sin dal concepimento, continuerà a realizzarsi sotto gli occhi di tutti un crimine contro l’umanità. Siamo però molto sollevati dal fatto che siano state accolte alcune delle nostre proposte e che si sia posto così un fondamentale argine al grave indirizzo dato dal Governo. Speriamo che l’aver escluso la pratica diretta dell’aborto nei consultori sia solo il primo passo perché queste strutture non rimangano meri distributori di certificati, ma inizino finalmente a svolgere il servizio di aiuto e rimozione delle cause assegnatogli dalla stessa 194 e che il Piemonte, con queste scelte coraggiose, diventi esempio virtuoso, seguito da molte altre regioni”.
 
Di opinione diametralmente opposta Marco Grimaldi, capogruppo di LUV in Consiglio regionale: “La circolare di chiarimento sull’aborto farmacologico non è altro che l’esito di un braccio di ferro di uomini senza scrupoli. Il solito compromesso tra falchi oltranzisti e TeoCon. Non posso gioire che siano tornati indietro sui day hospital negli ospedali perché questa campagna rimane un attacco alla libertà delle donne, il cui corpo è usato solo per una battaglia elettorale. La scelta del Ministero della Sanità era il punto di partenza per applicare una legislazione regionale volta a garantire maggiore sicurezza per le donne, e un percorso di vero supporto ad una scelta che è sempre dolorosa. La destra in Regione, invece, apre la strada agli sportelli pro-vita e alla solita litania contro i consultori”.
 
Duramente contraria anche Chiara Gribaudo, deputata PD di Borgo San Dalmazzo: “Gravissimo il passo indietro della Regione Piemonte sulla RU486. La circolare decisa dall’assessore Marrone di Fratelli d’Italia mette i consultori in mano alle associazioni pro-vita e obbliga le donne a recarsi in ospedale solo per ricevere una pillola. Un atto grave contro la libertà di scelta garantita dalla legge 194 e che va in diretto contrasto agli indirizzi del Governo. Presenterò un’interrogazione parlamentare contro quest’ingiustizia sulla pelle delle donne”.
 

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