CUNEO - Acda, il Centro finisce all’angolo: Delfino fuori dai giochi, Quaranta resta presidente

Pd e alleati bocciano l’amministratore delegato uscente e leader della lista centrista. Ora Manassero rischia un terremoto in maggioranza

Andrea Cascioli 08/07/2024 20:00

Prima la partita persa sulle nomine in Fondazione Crc, ora la “cacciata” di Beppe Delfino dalla governance di Acda: due schiaffoni più forti non potevano arrivare e Centro per Cuneo li ha subiti proprio dai suoi alleati, Pd in primis.
 
La notizia è infatti che Delfino non ricoprirà più il ruolo di amministratore delegato dell’azienda partecipata, alla quale il comune di Cuneo affida la gestione dei propri servizi idrici insieme a 108 comuni della provincia. Al suo posto dovrebbe andare Gianluca Serale, ingegnere e dirigente dell’Iren. Confermato alla presidenza l’ex sindaco di Gaiola Livio Quaranta, in quota al Pd, mentre nel nuovo cda entreranno insieme a loro Davide Merlino, Aurelia Isoardi e Chiara Fascioli.
 
Delfino, figlio dell’ex parlamentare e sottosegretario buschese Teresio, è insieme ad Enrico Collidà il maggior referente della lista centrista, perno della maggioranza di Patrizia Manassero. E proprio sul municipio di Cuneo ora si addensano nubi che non fanno presagire nulla di buono per l’amministrazione: un vertice di maggioranza previsto per oggi alle 18 è saltato, pare, proprio a causa del clamoroso niet alla riconferma dell’ad di Acda, in carica dal 2021. Il Partito Democratico e gli alleati civici, Crescere Insieme e Cuneo Solidale Democratica, hanno fatto quadrato e messo il Centro all’angolo.
 
Un problema geometrico, si potrebbe dire scherzando, che però ha serie possibilità di diventare a tutti gli effetti politico. Dal famoso “Aventino” dei centristi, quando l’intero gruppo guidato da Vincenzo Pellegrino abbandonò una seduta consiliare proprio per dare un segnale sulle nomine in Fondazione CRC, la situazione è andata precipitando. Il Centro voleva un suo uomo a palazzo Vitale al posto di Borgna, nominato in consiglio di amministrazione: ha invece dovuto incassare la nomina di Gianluca Verlingieri, imposta dal Partito Democratico. Ora un ulteriore affronto a un mese esatto dalle regionali, dove la maggioranza cuneese si è trovata su fronti contrapposti: col centro ad esultare per la vittoria di Cirio e l’exploit elettorale di Gallo, la sinistra a leccarsi le ferite e rimuginare. Una situazione mai vista, ha ammesso la stessa Manassero, perlomeno non a questi livelli paradossali.
 
Sugli eventi futuri pesano le dinamiche nazionali, che danno Enrico Costa - referente piemontese di Azione e del “gruppone” centrista in comune - in rapido riavvicinamento al centrodestra, forse addirittura pronto a tornare in Forza Italia (sarebbe la terza volta) se Calenda muovesse verso il Pd. Sarebbe il sasso che fa cadere la valanga, ma non è escluso che quella pietra non abbia già iniziato a rotolare, da un’altra direzione, e spinta dall’acqua.

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