Con una nota congiunta, il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia e la presidente nazionale Arci, Francesca Chiavacci, hanno espresso un appello urgente al Governo affinché sia possibile riaprire i Circoli e far ripartire le attività dei luoghi di socialità e diffusione della cultura, in sicurezza e con le stesse regole e protocolli degli altri, cancellando le incomprensibili discriminazioni ancora in vigore.
“In attesa delle prossime decisioni sulle riaperture e per l’eliminazione delle principali restrizioni legate alla pandemia - hanno scritto i due presidenti -, non si possono dimenticare e discriminare ancora una volta le associazioni di promozione sociale e culturale e i loro Circoli, tra i settori più colpiti e dimenticati dalla crisi legata all’emergenza sanitaria. In questi ultimi giorni, in cui le vaccinazioni stanno crescendo e i contagi sembrano abbassarsi, in cui riaprono attività culturali, sportive ed economiche, siamo sottoposti ad una misura discriminatoria. Il decreto sulle riaperture del marzo scorso ha confermato la possibilità della somministrazione da parte dei Circoli, ma i recenti provvedimenti hanno invece lasciate bloccate e sospese le attività sociali anche se analoghe a quelle di altre realtà che hanno riaperto”.
A ciò si aggiungono le discriminazioni sul fronte dei sostegni, dove un fondo carente ancora è bloccato da mesi per lo stallo dei provvedimenti attuativi e anche gli enti che fanno una minima attività commerciale si vedono bloccate le domande a causa di grosse lacune nelle procedure informatiche previste. Per questo i circoli sono ancora chiusi dove altri enti sono aperti per fare le stesse identiche attività, e sono ancora senza un euro di aiuti. Di qui la richiesta al Governo e al Parlamento di mettere in campo ogni iniziativa per far sì che possa riprendere l’attività ricreativa e culturale dei Circoli verso i soci; per lo sblocco delle risorse del fondo straordinario; per la previsione di ulteriori risorse per il sostegno alle strutture associative all’interno delle misure previste; per l’ampliamento delle forme di accesso al credito garantite dallo Stato.