Sarà anche vero che è “la partecipata a cui la cittadinanza è più affezionata, forse perché la conosce di più”, come dice la sindaca di Cuneo Patrizia Manassero, ma di certo l’Acda ha attraversato momenti difficili.
Al centro delle polemiche anzitutto gli episodi di intorbidimento delle acque che nell’ultimo anno e mezzo si sono ripetuti per ben tre volte. E c’è da attendersi che succeda di nuovo in futuro, fanno sapere i vertici dell’azienda dei servizi idrici. Ma i problemi non si fermano al rubinetto. C’è il peso sempre più schiacciante dei mutui e delle bollette energetiche che Acda deve saldare (nel 2020 si spendeva un milione all’anno, nel 2023 il conto è schizzato a quasi quattro milioni), i danni delle tempeste Alex e Aline ancora in parte da coprire, il tema degli invasi, lo spauracchio di nuovi eventi meteorologici estremi o siccità prolungate, come quella che nel 2022-23 ha messo in ginocchio la provincia per mesi.
Le bollette dell’energia sono quadruplicate. E i mutui pesano
Ieri pomeriggio (mercoledì 4), davanti ai consiglieri comunali cuneesi, il presidente riconfermato Livio Quaranta ha risposto per due ore a tutte le domande, senza negarsi nemmeno a quelle più spinose. Un atteggiamento schietto che gli è valso il plauso anche di chi aveva sollevato la questione del “boom” nelle spese per la comunicazione, oggetto di un’interpellanza da parte di Giancarlo Boselli (Indipendenti). Dai 47mila euro del 2021, si è passati a 382mila del triennio 2022-24, dove spiccano i 147mila spesi per la collaborazione con un’agenzia di comunicazione che proseguirà fino al prossimo 31 dicembre. “Ci rendiamo conto che le scelte che abbiamo fatto possono essere discusse e discutibili” ammette il presidente, accennando anche a decisioni “non sufficientemente ponderate”. Perciò il programmato rinnovo del sito Internet della società è stato posticipato.
Quaranta tuttavia rivendica il potenziamento sotto il profilo comunicativo, nel quale rientrano i quasi 107mila euro spesi per le inserzioni sui mezzi di stampa, i 59mila di sponsorizzazioni ad iniziative culturali (tra cui Occitamo e CRC Innova), i 30mila per l’immagine e la comunicazione istituzionale. Nei due anni di crisi idrica, spiega il presidente, si è scelto di moltiplicare “sia la presenza sui media che l’educazione all’uso razionale dell’acqua”. In quest’ottica rientrano anche gli oltre 24mila euro investiti sul progetto scuole e i 14mila nelle sponsorizzazioni connesse al progetto Energia e Giornata mondiale dell’acqua.
Nel bilancio, come si diceva, pesa come un macigno l’impennata dei costi energetici, peraltro precedente alla guerra in Ucraina. Nemmeno i miglioramenti effettuati sui macchinari, fa notare Quaranta, sono bastati ad attutirne l’impatto. Poi c’è un aumento di un milione, per il solo 2023, sui mutui: “Sono soldi che sottraiamo agli investimenti. L’utile societario, pari a 2,5 milioni, deriva interamente dai contributi per la realizzazione delle opere: quest’anno stiamo investendo senza ricorrere a mutui”. A tutto ciò si aggiunge il blocco delle tariffe operato nel triennio 2016-19 e poi prolungato al 2020, per volontà della conferenza dei sindaci. In questo stesso periodo, l’Acda si ampliava di ulteriori 1.100 km quadrati inglobando 42 nuovi comuni, fino ad arrivare alle attuali proporzioni con 3.984 km serviti, 109 comuni e 254mila abitanti, ovvero il 55% del territorio provinciale e il 44% dei suoi abitanti. Per arrivarci è stato necessario assorbire l’Aigo che serviva le valli Po e Varaita, la Comuni riuniti della piana del Varaita e la Comuni riuniti valli Cuneesi. “Tutte società pubbliche ‘fallite’ sul piano finanziario” precisa Quaranta, ma che era necessario salvare per dare corso al progetto dell’acqua pubblica: “Erano gli anni in cui l’ingegner Carini predominava nei salotti provinciali e si vantava degli investimenti della sua società. Quello di cui dobbiamo parlare è un mancato incasso per scelta dell’Ato, che potrà essere recuperato negli anni da Cogesi e che non è costato ad Acda”.
A fronte delle varie difficoltà, un dato risalta in positivo: la bassa incidenza della morosità, peraltro in calo dagli 1,2 milioni registrati nel 2022 ai 680mila euro dello scorso anno. Un livello di mancati pagamenti tra i più bassi in Italia e di gran lunga il minore in Piemonte.
Per le sorgenti del Bandito e gli invasi ci si affida al governo
Bilanci a parte, l’altro grande rovello degli amministratori dell’acqua riguarda gli eventi meteorologici. A cui va ascritta anche la responsabilità degli intorbidimenti della sorgente del Bandito, la grande riserva d’acqua da cui attingono Cuneo e le sue valli: dopo la tempesta Aline che ha coinvolto la valle Vesubie e l’alta valle Gesso, nell’ottobre scorso, la sorgente si è riempita di fango limoso. “Si incrociano gli aspetti del cambiamento climatico e l’assenza di nevicate” dice il presidente di Acda: “Sono vent’anni che non nevica più ai livelli consueti e le pareti delle montagne sono più esposte di un tempo. Un altro aspetto, tragico, è l’abbandono delle colture. Non possiamo pensare di risolvere con una vasca per depositare il limo, non è sufficiente: è il vero problema che ci tormenta e su cui stiamo impegnandoci”.
Oltre a questo, c’è ancora da finire i lavori di ripristino per la tempesta Alex del 2020 (i danni supereranno i 20 milioni) e da mettere in conto nuove ondate di siccità. Quella del biennio 2022-23, la più dura mai vissuta dal territorio in tempi recenti, ha comportato 420 viaggi dei camion cisterna da luglio a dicembre 2022 e altri 220 nell’anno successivo. Il tema degli invasi, sostiene l’ex sindaco di Gaiola e presidente della comunità montana valle Stura, va affrontato anzitutto a partire dallo sfruttamento di quelli che già esistono: “Sono sempre stato contrario ai grandi invasi e come Acda abbiamo avviato uno studio sull’utilizzo degli invasi attuali. Gli invasi attuali sono in grado di fornire acqua per le utenze domestiche, in caso di necessità: il bacino di Roccasparvera, ad esempio, non viene nemmeno più usato dall’Enel. Ci vogliono però le disponibilità finanziarie che noi, sulla tariffa, non possiamo caricare: sono opere strategiche, deve essere lo Stato a risponderne”.
Qualche spiraglio sui finanziamenti potrebbe aprirsi già in questo mese con i fondi del Pinsri, a cui Acda si è affidata per 14,9 milioni: “Siamo in graduatoria nella fascia migliore, in attesa però che questo finanziamento venga erogato” fa sapere il direttore tecnico Fabio Monaco. Non è escluso nemmeno che si riapra il discorso del Pnrr, nonostante la bocciatura del progetto da 43 milioni presentato dall’Ato 4: “Non sono in previsione nuovi bandi, - dice Quaranta - ma lo Stato di tanto in tanto ritira i fondi non spesi e pare che nel Sud la spesa riguardante il Pnrr sia molto faticosa. Potremmo essere finanziati, perché il progetto è stato approvato e non è poi stato finanziato solo perché la provincia non ha un gestore unico”. Il progetto, spiega il direttore generale Andrea Ponta, è stato riformulato e limitato ai soci di Cogesi: c’è una domanda per circa 26 milioni che dovrebbero servire anche ad un intervento sulle sorgenti del Bandito.