Il paradosso è che sabato 23 novembre la Granda avrebbe dovuto celebrare i 25 anni dall’alluvione del 1994. Durante le frenetiche settimane di preparazione dell’evento nessuno poteva immaginare che la provincia di Cuneo sarebbe ripiombata nello stesso incubo. Il crollo del viadotto tra Altare e Savona sull’autostrada A6 e la voragine che si è aperta sulla Torino-Piacenza (riapre alle 10) hanno isolato la Granda ancora di più di quanto già non lo fosse. La frana caduta sul colle di Cadibona e i massi che hanno invaso la carreggiata tra Ceva e Nucetto (che blocca l’accesso al Colle di Nava e al Bernardino) hanno di fatto tagliato tutti i collegamenti con la Liguria. Stamane, lunedì 25 novembre, l’unico passaggio per il mare sarebbe il colle di Tenda, chiuso per lavori dalle 10 alle 12. Allo stato attuale se qualche temerario volesse recarsi da Cuneo a Imperia, distante in linea 67 chilometri, dovrebbe passare dal Frejus o oppure lanciarsi all’avventura nell’Alessandrino.
In attesa della tregua dalla pioggia che dovrebbe arrivare nel pomeriggio di oggi, bene ha fatto il presidente della Provincia Borgna a rampognare le istituzioni sulla disastrosa viabilità della Provincia di Cuneo, ma non basta. Ci sarà tempo nei prossimi giorni per fare delle serie riflessioni su sicurezza e organizzazione della rete viaria, ma fa pensare che la provincia di Cuneo sia terzultima in Italia per i fondi governativi alla manutenzione delle strade, mentre l’Asti-Cuneo (che sembra sparita dall’agenda dei nostri rappresentanti nelle istituzioni) resta un’eterna incompiuta, il cantiere del Tenda bis non parte, la tangenziale di Fossano resta a una corsia, la variante di Demonte (che comunque non risolverebbe tutti i problemi della viabilità in valle Stura) è incagliata nella burocrazia. Potremmo andare avanti a scrivere per ore, tante sono le situazioni che meriterebbero spazio sulle colonne del nostro giornale, dal colle della Maddalena che ha iniziato la stagione con il solito mezzo pesante intraversato e la consueta chiusura per neve ai collegamenti traballanti con la Liguria (a che punto siamo con il traforo Armo-Cantarana?). Terminata l’emergenza sarà il momento di farsi sentire, ma questa volta non basterà montare un gazebo davanti alla Prefettura o qualche educata e timida protesta. È arrivato il momento di alzare la voce.