Nella mattinata di ieri (6 gennaio), giornata dell’Epifania, Filippo Blengino, segretario di Radicali Cuneo “G. Donadei”, e Flavio Martino, coordinatore di +Europa Piemonte, si sono presentati sotto il palazzo del Comune di Cuneo con tanto di calzone della befana e carbone. Il motivo lo si legge in una nota: “Sono passati ben tre anni dal deposito di centinaia di firme per chiedere l’istituzione di una sala del commiato. Allora ci venne detto che sfondavamo una porta aperta. In diverse riunioni successive alle elezioni amministrative, quando sostenemmo con convinzione la candidatura di Patrizia Manassero, ci è stato ribaditoa che l’amministrazione aveva a cuore il tema e si stava adoperando sulla questione. Ma ad oggi non c’è nulla di concreto, e potrebbero volerci ancora anni per ottenere davvero uno spazio per permettere ai cittadini non credenti, in continua crescita, di avere un commiato laico”.
“Curioso che il tempo per occuparsi maggiormente della questione sala del commiato non lo si trovi - aggiunge Filippo Blengino -, ma al contrario si reperiscono addirittura delle risorse per regalare, a spese dei contribuenti, 41 abeti ad un Paese estero qual è il Vaticano in occasione del Natale. Non vogliamo attaccare la Giunta Manassero, ma difendere lo spirito con cui abbiamo condiviso la candidatura dell’attuale Sindaca che oggi ci pare in parte dimenticato. Questo lo si vede anche dalla risposta dell’amministrazione alle nostre due petizioni popolari, arrivate con alcuni giorni di ritardo rispetto a quanto previsto dal regolamento, che rasentano l’assurdo (lo scorso 31 ottobre Radicali e +Europa hanno consegnato le firme per chiedere di rendere più accessibili gli strumenti di partecipazione democratica e per l’istituzione di un tavolo comunale per la gestione della movida, ndr): quella sulla movida viene cassata specificando che esiste già un lavoro in tal senso, ma evidentemente non si è ben compreso quello che chiedevano i cittadini firmatari. Sulla petizione riguardo alla democrazia la Sindaca scrive che non ritiene necessario ‘ridurre eccessivamente il numero di firme’, pur riconoscendo agli strumenti popolari ‘il giusto valore’. Probabilmente Manassero dimentica che per attivare un referendum consultivo o presentare una proposta di delibera popolare a Cuneo è necessario raccogliere un numero di firme molto simile, o comunque nettamente sproporzionato, a quello richiesto a Torino, dove però ci sono sedici volte gli abitanti di Cuneo. Ostacoli che semplicemente rendono inaccessibili strumenti sacrosanti e che ledono i diritti dei cittadini. Questo - ha concluso il radicale - è il ‘giusto valore’ che si vuole dare a strumenti così importanti?”.
Dello stesso avviso Flavio Martino: “A tre anni dalla promessa di istituire la sala del commiato anche a noi viene voglia di affidare una preghiera laica alla Madonna della Riva (la Sindaca lo scorso maggio aveva simbolicamente affidato la città nelle mani della Madonna della Riva, ndr). Sicuramente, amorevole e tollerante, riconoscerebbe il diritto dei cittadini non credenti o diversamente credenti ad avere un luogo da cui accomiatarsi senza essere cittadini di serie B. A parte, le battute siamo molto delusi nel constatare quello che a noi occhi sembrano due pesi e due misure nella scala delle priorità. Sulle petizioni popolari le risposte sono state molto stringate e, a nostro avviso, poco soddisfacenti. Il Consiglio comunale è e dev’essere il luogo centrale di dibattito e di confronto per la città. Però occorre rendersi conto che, oggi, esistono ostacoli intollerabili. Non è un caso se a Cuneo non si è mai tenuto un referendum su un tema cittadino. Sulla Movida non aggiungo altro perché la finalità della nostra proposta era quella di conciliare divertimento, sicurezza e le esigenze dei residenti in una città sempre più viva e capace di valorizzare anche una sua vocazione turistica tra le sue ricchezze. Evidentemente non è stata compresa”.