Dalla pianura fossanese alle colline del Roero. Confindustria Cuneo continua a dare voce ai Comuni della provincia di Cuneo che, come lei, hanno manifestato perplessità sui contenuti e sull’impostazione del Piano d’Ambito 2018-2047, presentato dall’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale n. 4 Cuneese nel luglio scorso e adottato con l’82% dei voti favorevoli lo scorso 11 settembre.
Dopo il sindaco di Fossano, Davide Sordella, è il primo cittadino di Canale, Enrico Faccenda, a spiegare le ragioni del voto contrario dato dall’Area Omogenea Roero (AO6), da lui rappresentata nell’Ato 4, al piano che governerà la gestione del ciclo idrico nella Granda per i prossimi trent’anni. Il Roero conta 20 Comuni ed ha una popolazione di 50mila abitanti, circa il 10% dell’intera popolazione della provincia di Cuneo.
“Innanzitutto ci tengo a dire che la nostra è una posizione ampiamente condivisa da tutto il territorio che rappresento all’interno dell’Ato 4, in quanto prima di esprimerci ci siamo confrontati a lungo fino a trovare una posizione condivisa da tutti – spiega Enrico Faccenda, Sindaco di Canale e rappresentante dell’Area Omogenea Roero nell’Ato 4 -. La prima questione riguarda proprio lo studio fatto da Hydrodata Spa per l’Ato del Cuneese, che non prevede alcuni interventi di fondamentale importanza non solo per il Roero ma per tutta la provincia di Cuneo. Mi riferisco a pozzi di captazione del Roero, che forniscono più di 500 litri di acqua al secondo e soddisfano il 20% del fabbisogno dell’intera provincia. In annate di prolungata siccità, come quella che stiamo ancora vivendo, è stato evidente come ad aver salvato la situazione non sono state le captazioni di montagna, che si sono esaurite presto perché meno profonde, quanto piuttosto quelle come le nostre, in quanto la falda del Roero, trovandosi anche 100 metri sotto il livello del suolo, è meno influenzata dall’andamento climatico generale. Certo, se la siccità dovesse malauguratamente prolungare, prima o poi anche la nostra falda si prosciugherebbe, ma è un dato di fatto che quest’estate la sua presenza sia stata di importanza strategica generale, non a caso abbiamo fornito l’acqua ai Comuni dell’Alta Langa. Per tutte queste ragioni, il Piano dell’Ato deve prevedere investimenti importanti per la manutenzione dei pozzi esistenti ma anche per il loro rifacimento, in quanto non sono opere eterne. In secondo luogo, sono insufficienti anche gli investimenti previsti sulla manutenzione ordinaria, in quanto, considerando l’estensione dell’intera rete provinciale, con il piano previsto ci vorranno 300 anni per sostituire le condotte dell’acqua potabile e addirittura 700 anni per cambiare quelle della rete fognaria. Nelle osservazioni che stiamo preparando, proporremo di spostare alcune risorse dalle grandi opere, sicuramente necessarie, agli interventi di manutenzione sia ordinaria che straordinaria, altrimenti rischiamo veramente di rimanere senza acqua, in quanto le tubature esistenti hanno già i loro anni e quelle nuove previste non arriveranno in tempi brevi. Infine, ad onor del vero, l’Ato 4 ci ha assicurato che le questioni che abbiamo sollevato verranno prese seriamente in considerazione”.