CUNEO - Anche quest’estate a Cuneo “non è successo niente”

Senza scomodare i soliti paragoni con Collisioni o l’Anima Festival, il capoluogo resta una città priva di offerta musicale. Gli esempi non mancano: manca la volontà

Andrea Cascioli 12/08/2024 12:15

Correva l’anno 2019 e sulle colonne di Cuneodice ci interrogavamo sui ristretti orizzonti di un capoluogo dove gli eventi musicali estivi “clou” erano stati i concerti dei Finley e di Cristina D’Avena. Passati cinque anni e una pandemia, quindi un’epoca intera, ci sentiamo di essere meno ingenerosi: ridateci i Finley e Cristina D’Avena, per carità.
 
Non che qualcosa di buono, nel frattempo, non sia successo. Per esempio: nel 2019 trascorrevamo la prima estate senza il Nuvolari, con non poca mestizia alla vista delle erbacce e della ruggine che crescevano sui suoi resti. Oggi al posto del “Nuvo” c’è il NUoVO, che ha ridato alla città - e soprattutto ai giovani - uno spazio di sport, cultura e confronti stimolanti. Certo non è il “Nuvo” di una volta, e nemmeno voleva esserlo, perché la musica, nel nuovo progetto, è solo una parte di un più ampio tutto.
 
Parliamo di musica, allora. Qui quello che ci trovavamo a scrivere cinque anni fa è più che mai valido oggi: “A mezz’ora di auto o poco più (quello che si impiega in una grande città per raggiungere il Palavattelapesca di turno) è stato ed è ancora possibile ascoltare artisti di tutto rispetto. Barolo, Cervere, Saluzzo, Mondovì e chi più ne ha più ne metta. Gli eventi a sfondo musicale della Granda paiono in un momento di grazia. Quello che è in dubbio è la leadership del capoluogo sotto questo aspetto”. Nihil sub sole novum, appunto.
 
Si dirà: Collisioni è un evento che gode da sempre di cospicue sponsorizzazioni private e sarebbe ingeneroso e fuorviante fare paragoni con i cartelloni che un’amministrazione comunale - Cuneo o qualsiasi altra - potrebbe allestire con le sue risorse. Vero. Analogo discorso può essere fatto valere per l’Anima Festival, che anche quest’anno ha portato a Cervere nomi come Fiorella Mannoia, Umberto Tozzi, Ermal Meta, Mahmood e Antonello Venditti. Vero anche questo.
 
Esistono però, nella nostra provincia, esempi più “accessibili” di intrattenimento musicale di qualità a cui Cuneo potrebbe e dovrebbe ispirarsi. Uno è l’Artico Festival, organizzato in collaborazione con il comune di Bra (quell’esotica località che da anni promuove gli aperitivi in consolle, per intenderci). Da quasi un decennio nel parco della Zizzola sfilano artisti più e meno conosciuti del panorama indie italiano, insieme ad apprezzati stand up comedians: quest’anno c’erano Lucio Corsi, Vasco Brondi, Ditonellapiaga, Napoli Segreta, nelle scorse edizioni - tra gli altri - abbiamo visto Giovanni Truppi, Margherita Vicario, Bianco, Coma_Cose. Poi c’è il felice caso di Mondovì che quest’estate, con il palinsesto di MoVì, ha saputo offrire una panoramica adatta a tutti: dalla trap di Tony Effe per i più giovani a Enrico Ruggeri a Bob Sinclar. E anche Cristina D’Avena, perché no.
 
C’è qualcosa di paragonabile a Cuneo? Presto detto: no. Inutile prendersela con i “mangiatori di minestrine” (l’espressione, beninteso ironica, la rubo all’avvocato Massa) che vorrebbero bar e ristoranti chiusi alle ore 21: qui parliamo di eventi, non della movida dei locali. Il punto è che manca una programmazione, anche pubblica. L’amministrazione guarda altrove, legittimamente: alla capitale del libro, a Scrittorincittà, alla cultura “alta”, al limite al circo e alle arti coreutiche - quelle di Mirabilia e Zoè in città. Ma non è detto che cultura e intrattenimento debbano elidersi in un gioco a somma zero e difatti, per solito, nelle città più ricche di eventi - anche musicali - questo non succede.
 
Vero è che esiste un problema, annoso, di mancanza di spazi. Il Palazzetto dello Sport - lo dice il nome - non è un palaconcerti, vedremo se in futuro la rinnovata caserma Montezemolo saprà offrire valide alternative, come si spera. Nel frattempo, comunque, con le accortezze del caso e nel rispetto dei luoghi, anche il parco della Resistenza, il parco Parri, la stessa piazza Galimberti potrebbero prestarsi. Siamo nel paese dell’“esageruma nen” e quindi bisogna dirselo: nessuno pensa a organizzare lo Sziget su un isolotto del Gesso o a portare il palco di Taylor Swift davanti alla statua di Barbaroux, ma “si può dare di più, senza essere eroi”. E senza per forza sacrificare l’Illuminata, che qualcuno ama e qualcuno odia: ma provate a pensare a cosa sarebbe l’estate cuneese di oggi se, oltretutto, non ci fosse nemmeno quello.

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