CUNEO - Anche sulla ex Cantore i conti non tornano: “Il Comune riceve 12mila euro all’anno per duemila metri”

Boselli (Indipendenti) solleva il tema dell’altro contratto con Dalmasso, ex gestore di Tettoia Vinaj. Replica Serale: “Una cifra bassa, ma c’era il rischio d’impresa”

in foto: Dario Dalmasso, ex gestore della Tettoia Vinaj

Andrea Cascioli 22/07/2024 20:10

Se fosse un processo, e non un dibattito in municipio, si potrebbe dire che siamo al “Dalmasso bis”. Il geometra di Chiusa Pesio, ex gestore della Tettoia Vinaj da cui il Comune di Cuneo pretende oltre 900mila euro di canoni, è di nuovo sotto la lente delle opposizioni.
 
Cambia solo la denominazione della società, perché mentre per la struttura in piazza Foro Boario si parlava della Tettoia Vinaj srl, questa volta si discute della Exin Cantore srl. Ovvero dell’altro soggetto giuridico facente capo a Dalmasso, cui è stato dato in gestione l’immobile dell’ex infermeria della caserma Cantore. I due edifici sono separati da una cinquantina di passi, ma in mezzo c’è un mare di polemiche. Perché se da una parte l’amministrazione non incassava un soldo, dall’altra, sostiene qualcuno, incassa troppo poco: lo ribadisce Giancarlo Boselli (Indipendenti), reduce da un sopralluogo insieme al collega Paolo Armellini.
 
“Un elemento che salta agli occhi - dice Boselli - è che il contratto è stato firmato nel 2016, cioè due anni dopo rispetto alla Tettoia Vinaj, e che le società sono riconducibili a un unico soggetto. È un contratto molto lungo, perché parliamo di trent’anni, ed è previsto che ci siano anche una serie di spese di manutenzione che pensiamo abbiate prontamente verificato. Altrettanto vero è che su un fabbricato con metratura lorda di 3.231 mq è previsto un affitto di mille euro al mese”. “Sappiamo anche che la cifra introitata col subaffitto - continua il consigliere - sembrerebbe essere dieci volte più alta di quella introitata dal Comune: quei locali non hanno una destinazione socio-assistenziale che potrebbe giustificare una locazione così bassa”. In soldoni - è il caso di dirlo - secondo i calcoli di Boselli in trent’anni il Comune dovrebbe mettere in cassa 360mila euro, ma la società di Dario Dalmasso otterrà una cifra dieci volte più alta. Fra l’altro, si fa notare, affittando anche a una società pubblica, l’Atl del Cuneese: “Per una metratura parziale paga tremila euro al mese, tre volte quello che a noi viene dato. In qualche modo, il pubblico paga due volte: queste sono le domande a cui bisogna rispondere”.
 
“Quello che stride in questa storia, che è ormai quasi una barzelletta, è proprio la dimensione” annuisce Beppe Lauria di Indipendenza!, annunciando l’avvio di un procedimento alla Corte dei Conti “parallelo” rispetto a quello condotto dalla giunta: “Ho letto gli atti e poiché sono diffidente di natura penso che, se la Corte si fermerà a leggere quegli atti, probabilmente potrà dire che siete stati bravi amministratori. Chiederò di essere audito per dare la mia versione dei fatti, che è qualcosa di diverso”. “Credo occorra fare i complimenti a Dalmasso, perché è veramente un grande imprenditore o un grande contrattualista” ironizza Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni): “Ha portato in porto un’operazione con un utile marginale gigantesco e giustificato solo dal fatto che il Comune, in quel momento, non aveva 300mila euro da mettere”. Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) si incarica di ripercorrere l’intera storia contrattuale della vicenda: “Consital e Cooperativa Edile Cuneese hanno costituito con due operazioni parallele la Tettoia Vinaj srl e la Exincantore, con Dario Dalmasso come unico amministratore, come lo era di CEC. Questo - sottolinea - nonostante ci fossero già state richieste per il pagamento del canone stabilito per Tettoia Vinaj, per cui era stata versata soltanto la prima quota. Quelle scatole cinesi che si aprono e si chiudono possono essere una bella operazione di ‘finanza creativa’ per fornire, a chi gestisce i due fabbricati, i requisiti che non avrebbe mai avuto per realizzare il project financing”.
 
La risposta tocca all’assessore ai Lavori pubblici Luca Serale, anche lui impegnato in una “cronistoria” di quanto accaduto sulla piazza dell’ex mercato bovino nell’ultimo decennio e oltre: “Tutto nasce col progetto del Pisu che andava a riqualificare dal punto di vista urbanistico e commerciale il centro storico: chi portò a casa il progetto fu l’amministrazione Valmaggia. L’onere del primo mandato Borgna fu quello di portare avanti lo sviluppo attraverso varie progettazioni. Tra i tanti temi ci fu anche la presentazione di due interventi con progetti di finanza che riguardavano la Tettoia Vinaj e l’ex infermeria Cantore”.
 
Uno dei “dogmi” della giunta di allora, spiega, “era quello di non creare scatole vuote, quindi riqualificare immobili dove non si sarebbe saputo chi avrebbe gestito: ricordo com’era prima del 2013, con la prostituzione maschile, lo spaccio di stupefacenti, le 150 auto su piazza Foro Boario”. Il canone di dodicimila euro l’anno, ammette il vicesindaco, “parrebbe una cifra bassa, ad oggi. Ma si parlava di tenere in considerazione il rischio d’impresa su chi voleva intervenire in quell’area, tenendo conto dello scenario citato”.
 
Quanto ai contratti vigenti, quel che è fatto è fatto: “La revisione non pare possibile, perché non ci sono i margini contrattuali: tengo però a sottolineare che stiamo parlando di due società diverse e questo è molto importante in diritto”. La garanzia offerta alla minoranza è che quella commissione consiliare sul tema, chiesta più volte dal gruppo Indipendenti, si terrà: “Era intenzione dell’amministrazione prima dell’interpellanza e lo è oggi”. “Quello che vogliamo capire - ribatte Boselli - è se le condizioni a cui sono stati fatti i contratti siano sostenibili da una pubblica amministrazione o se provochino un danno erariale”.

Notizie interessanti:

Vedi altro