Il primo appuntamento della XVIIIª edizione di Scrittorincittà non poteva che essere rivolto al pubblico dei più piccoli, e così ieri, in biblioteca ragazzi bambini della scuola dell’infanzia e primaria, si sono lasciati incantare dalle storie di ri-creazione raccontate da Marina Berro della compagnia Il Melarancio. Storie di semi, uova, di bambini nella pancia della mamma, tutte caratterizzate da un ciclo continuo magico di ri-creazione. Nel pomeriggio ancora protagoniste le storie, quelle lette ad alta voce dagli Ambasciatori di storie in sala Robinson: Nell'anno in cui il festival è diventato maggiorenne, Scrittorincittà vuole porsi come boccata d'ossigeno e stimolo culturale che renda più ricco tutto l'anno e che ci fornisca occasioni di riflessione utili ad affrontare la complessità del presente. Questo il succo del discorso di introduzione alla lectio magistralis di Massimo Cacciari, evento inaugurale di questa edizione che ha fatto registrare il tutto esaurito. L'incontro ha preso le mosse dall'ultimo libro del filosofo veneto, intitolato Il Labirinto Filosofico (Adelphi), per offrire al numeroso pubblico in sala una vera lezione di filosofia.
Si è ragionato così sulla distinzione e al contempo sull'intrinseco legame tra il possibile il reale, concetti e idee legate da nessi filosoficamente complessi e imprevedibili se pensiamo che il nostro cervello è capace di concepire immagini, simboli e metafore impossibili. Ma anche sul legame tra filosofia e scienza, che nel mondo occidentale vivono prevalentemente in dimensioni distinte, fatto che, ha detto Cacciari, ha consentito lo sviluppo quasi senza limiti delle scoperte scientifico. Ma qui, ha poi spiegato, entra in gioco la necessaria riflessione sul nesso tra osservato (il mondo che la scienza indaga) e osservante (entità che è ancora oggetto di indagine filosofica e che si basa sull'imperativo del Conosci te stesso): questo nesso pone in campo l'etica, ma anche l'estetica e la riflessione astratta tipica del metodo filosofico.
Non sono mancati richiami al tema ricreazione, analizzato da un punto di vista semantico: la creazione va ricondotta sempre all'azione dal carattere originario del creare ex-nihilo, è una cifra molto impegnativa, ci suggerisce una libertà incondizionata del fare da ogni limite, compreso il limite supremo, che è la morte.
"La filosofia costituisce il richiamo costante e positivo di essere parte di un tutto" ha sentenziato il filosofo, spiegando come questo fondamento costitutivo sia assolutamente fondamentale per l'uomo e la società, tanto più considerando che "la filosofia ha un unico nemico: l'opinione comune è condizionata e condizionante", caratteristica che la rende ancora più necessaria in questo tempo attuale.
In sala rossa Guido Crainz e Gianfranco Maggi hanno condotto il pubblico in una disamina della storia italiana degli ultimi settant’anni, dal referendum del 1946 ai giorni nostri. Dalle riflessioni dei due è emerso un senso di incompiuto, di una serie di occasioni non colte: Crainz ha affermato come la Storia secondo lui sia da considerarsi come un insieme di occasioni, e nella storia tricolore sono state tante, troppe quelle mancate. In particolare Crainz ha sottolineato come in particolare la sua generazione, quella nata nel Dopoguerra, provi un senso di delusione, di qualcosa che poteva essere e non è stato. Maggi ha definito l’ultimo libro del professore friulano Storia della Repubblica. L’Italia dalla Liberazione ad oggi (Donzelli) “un racconto impressionistico dalla mole non indifferente nel quale sentiamo parlare poeti, scrittori, riascoltiamo brani di canzoni, rivediamo scene di film”. Dalla lettura del libro di Crainz appaiono evidenti i cambiamenti che l’Italia ha vissuto negli ultimi settant’anni di storia (in primis il succedersi di tre tipi di società, rurale, industriale e post-industriale): Maggi ha sottolineato come molti di questi mutamenti si siano verificati per una spinta quasi endogena e non siano stati invece guidati in modo consapevole dall’alto. Non sono mancati i cenni all’UE e alla nascita dell’Europa unita, fortemente influenzata dalla paura dello scoppio di una nuova guerra dopo i due conflitti mondiali; quello che è mancato per creare un’Europa unita al di là della moneta secondo Crainz non è stata la politica, ma la cultura. Chiusura infine sulla Costituzione, che Crainz considera “una bussola”: il professore friulano si è soffermato sul fatto che la prima parte della Costituzione non l’ha mai messa in discussione nessuno, mentre è sulla seconda che si dibatte.
In sala Falco Giuseppe Culicchia (Mi sono perso in un luogo comune, Einaudi) e Vincenzo Ostuni (Parole orrende, Tic edizioni) hanno dato vita a un dolceamaro confronto sulla condizione attuale della lingua italiana.
“L’audience globale, il continuo contatto con gli eventi ha portato da tempo ad abbassare l’asticella per catturare sempre maggiore audience”: questo l’incipit dell’incontro, che contiene già due luoghi comuni.
Era norma, tempo fa ormai, l’uso della formula sostantivo più aggettivo, e magari non quello più scontato, soprattutto per sorprendere e incuriosire l’interlocutore, intento da non da poco in quanto la curiosità sta alla base del progredire. Oggi ci scambiamo invece: morte del giullare (anziché morte di Dario Fo), non fare
sconti a nessuno (per il rigore), situation (polivalente e quindi non vincolante per chi lo usa), mai più senza (indispensabile), mai una gioia (vita grama), tempi non sospetti (quando pensavamo che tutto andasse più o meno bene). Perché usiamo e passivamente ci conformiamo a questi hashtag? Le risposte di Culicchia e
Ostuni sono: pigrizia, conformismo, autoassoluzione. I due autori hanno indagato con attenzione questo fenomeno e hanno fatto notare al pubblico in sala che se ad oggi riusciamo ancora talvolta a vedere la situazione con ironia, il futuro sembra destinato a volgere verso un indirizzo qualunquista che fa a meno di storia e cultura e permette a gente come Trump o tanti politici nostrani.