La società in questione fa capo a Michele Chialva, indicato dall’interpellante come “una persona presente anche nella compagine societaria di una nota cooperativa cuneese partecipata anche da un amministratore di questo Comune”. Il riferimento è alla cooperativa sociale Ping - Pensare in Granda e all’assessore all’Innovazione Domenico Giraudo, che aveva seguito il progetto di installazione delle videocamere prima della gara: “Non trovo illegittima la partecipazione a una gara comunale - spiega Lauria - da parte di chi è in affari con un amministratore, chiedo però di comprendere quale sia l’iter seguito e la valutazione a monte”.
Tocca allo stesso Giraudo precisare che la cooperativa Ping non ha più tra i suoi soci Chialva “che è invece investitore, con una piccola quota, in una start up innovativa della quale io stesso sono socio [la Ping-S s.r.l., ndr]”. Non ci sarebbe quindi nessun possibile conflitto d’interessi, tenuto conto inoltre - aggiunge l’assessore - che “la commissione di gara ha analizzato le offerte a fondo e in piena autonomia. Sarebbe stato impossibile intervenire sulle decisioni perché come amministrazione non ci occupiamo né della scelta né delle tipologie di appalto”. Per difendere la regolarità della procedura interviene anche il sindaco Federico Borgna: “Si adombrano comportamenti eticamente discutibili, benché non illegittimi. L’eventuale inopportunità potrebbe stare semmai nell’aver costruito le condizioni affinché qualcuno potesse partecipare alla gara: ma la procedura è quella stabilita dalla legge e sono state invitate tutte le aziende della provincia di Cuneo che operano in quel settore”. “Il tema dell’inopportunità? - conclude il primo cittadino - Lo dico con tutta la buona fede del mondo, non la rilevo”.
Repliche che tuttavia non convincono l’opposizione, né di destra né di sinistra.
Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni, già autore di
un’interpellanza sul “caso Ping” nel 2019, punta l’attenzione sugli aspetti tecnici:
“Fa strano che su tre concorrenti [gli altri due sono Newtech Informatica srl e Tecno World Group srl, ndr]
abbia vinto proprio il soggetto di più recente costituzione che non ha ancora un bilancio avendo iniziato l’attività solo nel 2020”. La IN.RE.TE, osserva inoltre Sturlese,
“non possiede il requisito previsto al punto b del decreto 37/2008, ovvero il possesso di un'abilitazione per la realizzazione di impianti di videosorveglianza”.
“Fumo negli occhi” liquida Lauria riferendosi alle spiegazioni fornite da Borgna e Giraudo: “L'assessore ha fatto riferimento a ciò che ha determinato la vittoria e cioè che questa società garantisca per dieci anni il lavoro che verrà realizzato, mentre le altre due si sono fermate a sei anni. La domanda è questa: possibile che chi fa quel lavoro da un quindicennio si senta di garantire per soli sei anni e che invece un’azienda appena nata lo faccia per dieci?”.