Arpa Piemonte è in grado di determinare la concentrazione di Sars-CoV-2 nell’aria. Dopo mesi impiegati nella messa a punto dei metodi di campionamento e delle tecniche di pretrattamento e analisi dei campioni, oggi l’Agenzia dispone di un metodo riproducibile e validabile per determinare la presenza del virus in aria, sia essa indoor che outdoor.
Sottolinea il Direttore Generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto: “A fronte della caranza di standardizzazione, quello della validazione di un metodo nuovo di campionamento e di analisi delle matrici ambientali coinvolte nella diffusione del virus è un lavoro complesso. Complesso ma allo stesso tempo assolutamente indispensabile per fornire dati affidabili e sicuri agli organi competenti nella gestione del rischio sanitario della popolazione. È un lavoro che può essere portato a compimento con successo solo attraverso un approccio multidisciplinare che va dalla chimica alla biologia, alla fisica, con l’impiego di tecnologie diversificate a seconda della matrice ambientale e della finalità della ricerca. Una multidisciplinarietà propria delle Agenzie Ambientali, grazie alle professionalità diverse, studi diversi, ambiti diversi che collaborano per ottenere traguardi comuni”.
Le prove in campo delle tecniche sviluppate hanno interessato reparti ospedalieri specializzati nella cura dei pazienti Covid, gli interni delle abitazioni di nuclei famigliari contagiati, l’aria esterna ai reparti Covid degli ospedali così come l’aria respirabile in una qualunque via del centro di Torino.
I risultati ottenuti con un grado di certezza quantificabile supportano le seguenti considerazioni. In ambiente esterno, il virus non è finora risultato rilevabile nell’aria, mentre negli ambiti ospedalieri, ed in particolare all’interno dei reparti con presenza di malati anche caratterizzati da elevati carichi virali, le concentrazioni rilevabili del Sars-CoV-2 sono risultate generalmente molto contenute, anche in virtù dell’elevato tasso di ricambio dell’aria realizzato in tali aree (6-8 ricambi d’aria ogni ora). In ambito domestico, al contrario, le concentrazioni di virus si sono rilevate più consistenti, fino a 40-50 copie genomiche del virus al metro cubo di aria. Tali valori risultano fortemente influenzabili dalle frequenze di ricambio d’aria e dal numero di soggetti positivi presenti nelle abitazioni, oltreché dallo sviluppo dei sintomi più comuni della malattia (tosse secca).
I risultati confermano quelli riportati da alcuni studi pubblicati su diverse riviste scientifiche nella primavera del 2020. Scrive l’Arpa: “La capacità di effettuare campionamenti di aeriformi al fine di determinare con affidabilità la presenza di SARS-CoV-2 ed altri patogeni a trasmissione aerogena nella matrice aria si dimostra essenziale per lo sviluppo, durante la pandemia, di una gestione coerente dei luoghi, in particolare quelli affollati quali i mezzi di trasposto, le stazioni, le palestre, i teatri, i cinema. A questo proposito, gli studi qui descritti forniscono una solida base per sviluppare metodiche affidabili per la quantificazione della carica virale nell’aria consentendo, in prospettiva, di valutare il grado di rischio di contagio in uno specifico ambiente. Rappresentano inoltre un’importante acquisizione di conoscenza tecnica che in futuro potrà essere prontamente applicata in caso di comparsa di nuove epidemie o pandemie”.