Il monitoraggio della legge regionale di contrasto al gioco d’azzardo è stato al centro della seduta congiunta delle Commissioni terza, quarta, Legalità e Comitato per la qualità della normazione. La seduta è stata presieduta da Alessandro Stecco, con la presenza dell’assessore alle Attività Produttive Andrea Tronzano, ed è stata l’occasione per illustrare le cifre emerse dagli studi effettuati dalla Direzione Sanità della Regione, da Ires Piemonte e dal Cnr. Dopo il 2016 si assiste ad una forte diminuzione dei volumi di gioco fisico in Piemonte a fronte di un incremento nelle altre regioni italiane. Rispetto al dato del 2016, anno di entrata in vigore della Legge piemontese, la diminuzione registrata in Piemonte nel 2019 è di 572 milioni di euro (-11%), mentre nel resto della nazione la riduzione è iniziata solo nel 2019, -18 milioni di euro (-0,03%). La riduzione in Piemonte è iniziata nel 2017, anno successivo all’entrata in vigore della legge.
Complessivamente, nei due anni, si calcola una riduzione di almeno 1341 milioni di euro, rispetto a ciò che si sarebbe osservato in assenza delle misure attivate dalla legge. Un andamento simile si registra anche per quanto riguarda le perdite al gioco fisico, -19,1% pari a 458 milioni di euro. Secondo i ricercatori dell’Ires, le norme hanno avuto un impatto forte sulla minor presenza delle slot machine e, dai primi dati sul distanziometro entrato in vigore nel 2019, anche la riduzione sulle videolottery è significativa. A livello comunale, c’è una corrispondenza diretta tra riduzione dei volumi di gioco e ordinanze più restrittive adottate dai sindaci.
Tra il 2016 e il 2019 in Piemonte si assiste ad una riduzione dei pazienti in carico ai servizi sanitari per disturbo da gioco d’azzardo: da 1.327 a 1.054 (-20,6%). Nelle regioni confinanti il trend è di crescita, a eccezione della Valle d’Aosta. Dalla ricerca Gaps (Gambiing Adult Population Survey) effettuata dal Cnr emerge che le fasce più soggette a dipendenza sono i giovani under 45. I giocatori “fisici” hanno reddito significativamente più basso, il 60% guadagna meno di 15 mila euro l’anno e chi gioca alle macchinette ha più possibilità di sviluppare dipendenze. Dai dati disponibili già nel 2018 – ha concluso l'Osservatorio regionale sulle dipendenze - la platea dei giocatori è del 10% in meno rispetto alla media nazionale e i giocatori a rischio sono la metà di quelli del resto d'Italia.