A seguito delle pressanti richieste portate avanti da Coldiretti, sono stati finalmente resi pubblici i dati delle importazioni di latte straniero in Piemonte e alla luce di quanto emerso dall’analisi risultano ancor più inaccettabili le distorsioni sui prezzi lungo la filiera messe in atto dall’agroindustria e dai caseifici anche sul nostro territorio. È quanto commenta Coldiretti a seguito del Tavolo Latte riunitosi in videoconferenza con la Regione.
Latte sfuso, cagliate, latte in polvere e crema di latte provenienti dal Belgio, dalla Germania, dalla Francia e dall’Olanda attraversano ogni giorno le frontiere e arrivano nella Granda; un quantitativo di prodotto – spiega Coldiretti – che, in quintali di latte equivalente, risulta pari al 50% della produzione piemontese.
Eppure la Provincia di Cuneo, con 6 milioni di quintali annui di latte, circa 1.200 aziende produttrici e 30 specialità di formaggi, è una realtà di grandissima rilevanza a livello nazionale per la produzione di latte di alta qualità, da salvaguardare e tutelare oggi più che mai.
“In un momento di crisi come quello che si è venuto a creare per l’emergenza sanitaria – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – non è stato un atto responsabile quello messo in atto da una parte dell’agroindustria piemontese che, invece di valorizzare le nostre produzioni e rivolgersi ai caseifici del territorio, ha continuato ad importare dall’estero. Per questo riteniamo che tali aziende agroindustriali non vadano incluse in eventuali aiuti regionali destinati alla filiera lattiero-casearia”.
I nostri allevatori, infatti, non hanno mai smesso di garantire alle famiglie gli approvvigionamenti a tutela del #MangiaItaliano e ora i loro sforzi rischiano di essere vanificati e non giustamente remunerati da azioni irresponsabili e scorrette da parte di determinate agroindustrie che non credono nel valore della filiera 100% piemontese.
“È urgente che l’Assessore Protopapa – chiede Moncalvo – prenda una posizione netta verso quei caseifici che hanno immotivatamente abbassato il prezzo del latte ai produttori, venendo meno a quel patto che proprio l’Assessore aveva lanciato, su nostra sollecitazione, tra gli attori della filiera e che avrebbe dovuto garantire per almeno tre mesi, da aprile a giugno, le stesse condizioni economiche della scorsa stagione”.