Eletto per la prima volta il 6 maggio del 2012 con il 62,73% delle preferenze, riconfermato l’11 giugno del 2017 con il 74,99%, Gian Paolo Beretta si appresta a concludere il suo decennio da sindaco di Borgo San Dalmazzo. Il prossimo 12 giugno alle elezioni la sua lista “Impegno per Borgo” non ci sarà: il suo successore sarà scelto dai borgarini tra Roberta Robbione, Pierpaolo Varrone, Paolo Giraudo e Marco Bassino. Beretta chiude il suo secondo mandato tra le polemiche, con una Giunta che negli ultimi due anni ha visto gli addii prima di Mauro Fantino, e poi, negli ultimi mesi, di Roberta Robbione e Alessandro Monaco. Screzi e divergenze che secondo il primo cittadino borgarino non macchiano il lavoro portato avanti in dieci anni. “Il bilancio resta senz’altro positivo. - commenta Beretta - Essermi messo al servizio della mia città è stato un onore e un orgoglio, oltre che una grandissima occasione di crescita personale. È stata un’esperienza che mi ha dato modo di conoscere più a fondo la comunità, scoprendo aspetti che prima non conoscevo”.
Beretta rivendica gli interventi promossi e completati nei suoi due mandati da Sindaco: "Abbiamo fatto tanti lavori, tanti investimenti per migliorare la vita dei borgarini: lo abbiamo fatto tramite la riqualificazione delle infrastrutture, l’organizzazione di iniziative culturali e la redistribuzione di aiuti alle fasce più in difficoltà, abbiamo cercato di non lasciare indietro nessuno. Tra gli interventi di cui vado più orgoglioso posso citare la realizzazione del sottopasso verso il cimitero: non è stato un lavoro svolto direttamente da noi, ma è stato frutto di un grande lavoro di ‘pressione’ del Comune nei confronti delle ferrovie. E poi cito la riqualificazione del quartiere di Gesù Lavoratore, oggi molto diverso da com’era dieci anni fa, e di parte del centro storico”. Ci sono però anche aspetti sui quali Beretta e la sua Giunta avrebbero voluto incidere maggiormente: “Sicuramente avremmo voluto fare di più per la riqualificazione di largo Argentera, continuando anche quella del centro storico fino alla stazione, oltre che per il recupero della caserma ‘Mario Fiore’: va detto che in questo senso la pandemia ci ha fatto sostanzialmente perdere un anno e mezzo bloccando progettazione e programmazione. Mi auguro che questi progetti, oltre a quello per la rigenerazione dell’area dell’ex Italcementi, vengano portati avanti dalla prossima amministrazione sfruttando anche le opportunità offerte dal PNRR”.
Pandemia che ha rappresentato, oltre che una battuta d’arresto per tutti i progetti messi in campo, anche l’esperienza più difficile da Sindaco: “Il momento più doloroso di questi dieci anni è senz’altro quello della primavera del 2020, con lo scoppio della pandemia e il conseguente lockdown. Le restrizioni venivano prese a livello nazionale, ma per noi non fu semplice decidere di chiudere i parchi, le aree pubbliche, il cimitero. Ricordo la sofferenza, l’incertezza, il panico dato dal ritrovare nelle nostre case qualcosa che pensavamo lontano. Ricordo la sensazione di impotenza nel piangere i nostri morti, sia nelle nostre case che alla casa di riposo ‘Padre Fantino’. Furono giorni davvero dolorosi”.