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Stiamo rasentando la follia, è l’ennesima presa in giro verso il mondo del lavoro. Serve rispetto verso persone che hanno già perso l’incasso di un’intera stagione. Lo sci non deve, in questo momento, essere associato ad un mero concetto di divertimento, ma ad una questione di lavoro e di vita. Ricordiamo che l’indotto del comparto neve, nella sola provincia di Cuneo, ruota sui 200 milioni di euro: il che significa creazione di posti di lavoro, dignità e futuro”. La rabbia è tangibile nelle parole di
Mauro Bernardi, presidente dell’Atl del Cuneese, il giorno dopo il clamoroso dietrofront con cui il
Ministero della Salute ha bloccato la riapertura degli impianti sciistici programmata per oggi, lunedì 15 febbraio.
“Non è il provvedimento in sé a lasciarci senza parole, - spiega Bernardi - sappiamo che c’è un’emergenza sanitaria da affrontare, ma sono i metodi e i tempi ad essere inaccettabili. Le decisioni non possono essere comunicate con così poco preavviso: bisogna rendersi conto che la riapertura degli impianti sciistici comporta un lavoro che inizia molti giorni prima, comporta investimenti che a questo punto sono andati in fumo. Artesina e Prato Nevoso avevano venduto circa 7 mila abbonamenti online per i prossimi giorni, impegnandosi anche in un processo di digitalizzazione non facile; peraltro molte persone erano già sul posto, con alberghi e pernottamenti pagati. Non si pensa alle derrate alimentari acquistate dagli esercizi di somministrazione? Si tratta per lo più di prodotti freschi di qualità, deperibili, che andranno al macero. L’opinione pubblica sa quanto sia grave il problema degli sprechi alimentari, ma oggi anche questo aspetto passa in second’ordine, a scapito degli investimenti affrontati dai ristoratori che da mesi vivono nella più totale incertezza”.
Il presidente dell’Atl, insomma, non risparmia attacchi duri rivolti al Governo: “Nei palazzi romani dovrebbero riprendere il contatto con la realtà, una realtà che è molto diversa da quella che loro vivono tutti i giorni. Peraltro non hanno nemmeno il coraggio di dire che quest’anno la stagione è finita. La politica dovrebbe prendersi la responsabilità di dire chiaramente che per questo inverno non si riaprirà più. Abbiamo assistito al paradosso della Regione Campania che è divenuta regione gialla con passaggio diretto dal colore rosso; abbiamo visto stabilimenti balneari aprire per tutto il periodo estivo con assembramenti rischiosi per la salute di tutti noi italiani. Ma le stazioni sciistiche, con numeri contingentati e nel rispetto delle regole, non possono aprire”.
"La crisi, o meglio le crisi, sanitaria ed economica, vanno ora gestite nel loro insieme. – conclude Bernardi a nome anche del Consiglio di Amministrazione dell’Atl del Cuneese - Non possiamo permettere al settore del turismo montano di pagare il prezzo più alto. Rischiamo, altrimenti, di non intravedere più la luce in fondo al tunnel e di minare le basi della nostra intera economia. Come Ente del Turismo esprimiamo la nostra totale solidarietà agli imprenditori e ai lavoratori colpiti dell’intempestività di questo ultimo provvedimento. La montagna esige rispetto. La montagna merita rispetto”.