“Dopo aver assistito in silenzio al dibattito in corso sul progetto biodigestore, riteniamo giunto il momento di intervenire, per rispetto innanzitutto delle esperienze maturate da entrambi nel corso degli ultimi anni, in secondo luogo perché riteniamo irresponsabile verso la collettività restare in silenzio di fronte ad affermazioni palesemente false e lesive degli interessi del bene comune”. Si apre così il comunicato firmato da Marco Bona e Sergio Garis, rispettivamente ex consigliere comunale e presidente della Commissione Ambiente di Borgo San Dalmazzo ed ex consigliere Acsr. Un nome, quello di Garis, tecnico con esperienza di lungo corso nel campo della gestione dei rifiuti, che figura tra i candidati alla presidenza di Acsr dopo le dimissioni di Agostino Forneris.
Bona e Garis, entrambi a favore del biodigestore, hanno convocato ieri un incontro con la stampa per illustrare le loro ragioni e per controbattere punto su punto alle contestazioni di chi negli ultimi anni si è opposto al progetto. Primo tra questi, l’indisponibilità dei consorzi provinciali a conferire l’organico nell’impianto che dovrebbe sorgere a Borgo: “Nessuno ha ufficialmente deliberato di essere contrario. Alba ha ribadito il suo fermo interesse al progetto, gli altri due, Saluzzese e Monregalese, non hanno manifestato mancanza di interesse ma necessità di raggiungere un accordo, ed entrambi hanno in essere appalti che scadono prima di quando il biodigestore dovrebbe entrare in funzione”, ha spiegato Bona. “La cooperazione tra i quattro consorzi provinciali sarà sempre più necessaria e di fatto è già oggi una risorsa importante: i consorzi di Alba, Saluzzo e Mondovì conferiscono parte dei materiali che formano il CSS, il combustibile usato da Presa Cementi al posto della polvere di carbone, Cuneo conferisce lo scarto non riciclabile ad altri consorzi per lo smaltimento in discarica. La realizzazione del biodigestore sarà un’importante moneta di scambio in quest’ottica”, si legge nel documento consegnato ai giornalisti.
Altra contestazione del “partito del no”, quella riguardante la difficoltà di accumulare i quantitativi di rifiuti necessari a rendere l’impianto redditizio: “La Regione individua in 90 kg per abitante annuo il target a cui si arriverà entro il 2035 per l’organico: parliamo di 52.830 tonnellate all’anno di organico per la provincia di Cuneo, quantità che supera abbondantemente il dimensionamento del progetto di Acsr. La prospettiva è che la raccolta dell’organico sta progredendo: è falso dichiarare che non ci saranno i quantitativi di rifiuti. La Regione dichiara inoltre che oggi la potenzialità impiantistica del Piemonte non è adeguata”, ha spiegato ancora Bona.
Nel mirino di chi si oppone al progetto era poi finito il prezzo ipotizzato da Acsr per il trattamento della frazione organica (92 euro a tonnellata), ritenuto troppo elevato e quindi non competitivo: “I costi di trattamento dell’organico dipendono fortemente dai costi energetici, perchè richiedono energia termica, energia elettrica ed energia meccanica. Il progetto Acsr, che a gennaio prevedeva 92 euro a tonnellata, già oggi, con l’attuale situazione di prezzi energetici e con il biodigestore, ne richiederebbe solo 74”, sostengono Bona e Garis.
Per quanto riguarda le tariffe di 30-40 euro a tonnellata offerte da alcuni impianti privati, di cui si è parlato nei mesi scorsi con riferimento agli appalti in essere per i consorzi di Alba e Saluzzo, Bona e Garis le ritengono “fuori mercato”: “Non coprono i reali costi di trattamento. I grandi impianti del nord Italia (che già dispongono di biodigestori) lavorano in perdita e possono farlo grazie agli extra profitti realizzati quando il valore del gas era decuplicato”. Un eccessivo abbassamento dei prezzi che secondo l’ex consigliere comunale e l’ex consigliere Acsr risponderebbe ad una precisa strategia: “Con questo metodo si sta cercando di far rimanere la situazione in stallo per un paio di anni per far fallire i fondi PNRR: dopodiché i privati che avranno monopolio sulla gestione dei rifiuti potranno aumentare i prezzi. Non si sta facendo l’interesse della collettività”.
Per Bona e Garis il biodigestore a Borgo San Dalmazzo ridurrebbe anche gli impatti legati al trasporto dell’organico prodotto in provincia: “Il trasporto di organico fuori provincia comporta percorsi di molto superiori ai conferimenti in provincia. La distanza totale dei centri di raccolta da Borgo è di 140 km, quella dai centri di raccolta ai siti attuali è di 255 km”.
Poi l’attacco diretto all’attuale amministrazione borgarina, che si è opposta al progetto fin dal suo insediamento e che ha recentemente presentato
ricorso al Tar per bloccarne l’iter: “
Sono gravi le affermazioni di alcuni amministratori pubblici, che dichiarano preferibile il ricorso agli impianti privati esistenti rispetto allo sviluppo del progetto Cec-Acsr, totalmente pubblico. Si tratta di posizioni che seguono le logiche di mercato, logiche di profitto, che contrastano con le esigenze di garanzia e di economia dei servizi di pubblica utilità, come lo sono i rifiuti e l’acqua pubblica”.
Nel documento firmato da Bona e Garis si fa poi riferimento al comitato No Biodigestore e ai vari incontri organizzati sul territorio negli ultimi anni: “Le posizioni dei contrari all’impianto sulla sicurezza ambientale sono quantomeno ambigue. Nel corso degli incontri pubblici si ventila apertamente il pericolo di inquinamenti ambientali, mentre nei documenti ufficiali questo argomento diventa molto più sfumato: perché? Se si dispone di evidenze circa questa pericolosità è non solo un’opportunità ma un obbligo presentarle nelle sedi istituzionali. Questo invece non avviene: nel corso del consiglio comunale dell’aprile 2022, incentrato sui progetti biodigestore, teleriscaldamento e proposta fotovoltaico Italgen, non c’è stato nessun intervento o critica al riguardo, addirittura il comitato dei contrari ha rifiutato il confronto, non presentandosi nemmeno in aula: perché? Tutte le evidenze scientifiche ed i riscontri sugli impianti già realizzati dimostrano il contrario. La tecnologia esistente rafforza la sicurezza ambientale e consente il recupero di parte dell’energia residua dei rifiuti organici. Tra l’altro il metano prodotto, pari al 10-15% circa del carbonio in ingresso, di fatto riduce di una quota equivalente la CO2 prodotta dal processo, il contrario di quanto affermato negli incontri pubblici. Vale la pena ricordare che la CO2 prodotta è di origine biologica e fa parte del ciclo naturale del carbonio, tanto assorbono le piante oggi tanto la digestione degli scarti organici restituisce all’ambiente domani, con un bilancio zero sulle emissioni di CO2”. “Le preoccupazioni riguardo alle questioni ambientali provengono molto spesso dal passato. Cinquant’anni fa si buttava tutto in discarica e si copriva di terra, nessuno pensava che il rifiuto organico avrebbe prodotto metano. Ora per legge l’organico va trattato in aree controllate. Peraltro gli impianti di biodigestione devono tenere chiusa la lavorazione affinché ci sia il funzionamento corretto”, ha spiegato Bona durante l’incontro di ieri: “A Trento il biodigestore è a 50 metri dall’Adige, in mezzo ai vigneti, questo significa che i controlli non hanno evidenziato problemi ambientali. A cento metri dall’impianto di Faedo c’è un ristorante con un parco, è pieno tutte le domeniche”.
Un incontro durante il quale si è parlato anche del progetto per il teleriscaldamento. In questo caso Bona e Garis sono su
posizioni analoghe a quelle dell’attuale gruppo di minoranza “Borgo per Tutti”: l’opinione è che localizzando la centrale nella posizione ipotizzata attualmente (in via don Minzoni) si perderebbero importanti sinergie che sarebbero invece possibili realizzandola a fianco del futuro biodigestore. “
Il biodigestore ha bisogno di energia termica ed elettrica, che l’impianto di teleriscaldamento produce e, in base alle attuali norme di legge, può essere scambiato tra impianti contigui con significativi risparmi e vantaggi per entrambe le parti”, si legge nel già citato documento: “
L’attuale posizione dell’amministrazione di Borgo, opponendosi al progetto biodigestore, preclude queste sinergie, esponendo le due aziende a maggiori costi di gestione ed i cittadini di Borgo, che dovessero aderire al teleriscaldamento, a maggiori costi ed all’andamento del mercato internazionale del metano, quanto mai aleatorio ed incerto, come dimostrano i recenti fatti legati alla crisi ucraina”. “
Avevamo incontrato i tecnici Edison almeno cinque volte già durante l’amministrazione Beretta, quando ero consigliere comunale: perchè Robbione, Imberti, Monaco (questi ultimi due rispettivamente vicesindaca e consigliere di maggioranza, ndr) non hanno mai detto nulla? Si è fatto un uso strumentale di certi argomenti in campagna elettorale per fare leva sulla gente, per far paura alla gente”, ha accusato Bona.
“Quando entrai in Acsr lo feci perchè serviva un tecnico. Ho trattato acqua, aria, rifiuti per 46 anni. Non ho mai ragionato contro Borgo e contro i suoi cittadini: penso che sia il momento di applicare una tecnologia valida, che sta crescendo nel mondo. Si tratta di un impianto all’avanguardia”, ha precisato Garis.
Il comunicato si chiude con una presa di posizione forte nei confronti degli amministratori che si oppongono al progetto per il biodigestore: “I sindaci che si oppongono al progetto dovrebbero interrogarsi attentamente sulle conseguenze delle loro decisioni. L’eventuale blocco all’opera si configurerebbe infatti probabilmente come danno erariale. È altrettanto grave che vengano proposte per il consiglio di amministrazione e la presidenza di ACSR figure apertamente contrarie al progetto, che non possono tutelare la collettività sul corretto sviluppo dell’opera e degli interessi collettivi”.
I Sindaci torneranno a riunirsi venerdì 16 giugno: all’ordine del giorno la convenzione che permetterà il passaggio del contributo PNRR dal Cec all’Acsr, mentre secondo quanto trapela la fumata bianca sul nome del presidente dovrebbe essere nuovamente rinviata a data da destinarsi.