Borgo San Dalmazzo dice no al biodigestore. È questo l’indirizzo espresso dalla maggioranza nel Consiglio comunale di stasera, giovedì 16 febbraio, sul tema del progetto proposto per il sito di San Nicolao da Acsr. La sindaca
Roberta Robbione, durante l’assemblea unica Acsr-CEC in programma domani alle ore 17 in municipio a Cuneo, esprimerà voto negativo. A questo punto, secondo
quanto emerso nei giorni scorsi e salvo sorprese dell’ultimo minuto, l’assemblea dei Sindaci dovrebbe “rispettare” la volontà di Borgo e rinunciare ai 12,8 milioni di euro di finanziamento ottenuti nell’ambito del PNRR.
Il dibattito di stasera è durato quasi due ore, in un salone consiliare di Borgo raramente così affollato. La seduta sul tema era stata richiesta a gennaio dai capigruppo delle minoranze Pierpaolo Varrone, Paolo Giraudo e Marco Bassino.
Ad aprire gli interventi Luca Basteris (Borgo per Tutti), favorevole al progetto: “Il clima di Borgo su questo tema mi ha stupito: c’è un dialogo da ricucire con il territorio e la forte presenza di stasera forse è un segnale. Siamo entrati in una logica di battaglia, del sì o del no”. Poi una serie di analisi tecniche: dal consumo di suolo (“Non andremmo ad occupare suolo nuovo: dal punto di vista dell’occupazione del suolo non potremmo prevedere luogo migliore per il biodigestore”) a quello del traffico (“L’aumento sarebbe trascurabile o nullo”), passando per i temi relativi a odori e consumo di energia.
“L’autarchia energetica è qualcosa che prima o poi si dovrà discutere: ogni regione, ogni provincia dovrà produrre energia per sè”, ha poi proseguito Basteris in un’analisi più ampia: “Sul piano economico, un privato direbbe che questo business plan è ottimo. La politica deve guardare oltre, per i nostri figli: l’obiettivo del pubblico non deve essere solo quello del rientro dell’investimento dell’azienda, ma portare un servizio al territorio. Dobbiamo partire dal presupposto che il rifiuto deve diventare una risorsa. Dal mio punto di vista non fare niente è molto peggio della percentuale di rischio che abbiamo, che potrebbe male che vada allungare i tempi di rientro dell’investimento". Non c'è la garanzia di avere i rifiuti necessari a far funzionare l'impianto "a regime"? "Va considerata la prospettiva futura: chi non conferisce rifiuti adesso, probabilmente poi ci chiederà di portare da noi, perchè converrà”.
Favorevole anche Marco Bassino (La Torre): “Questo tema è stato trattato da tutti noi in campagna elettorale. Io in primis ho avuto perplessità enormi. Nei giorni passati abbiamo partecipato a riunioni informative e chiarificatrici sull’argomento. Il biodigestore dal mio punto di vista è un discorso che ambientalmente regge. Non voglio dire sul tema che c’è stata una mala informazione, ma forse non si è andati a fondo dei pro e dei contro, ci si è fermati ad alcune apparenze non del tutto esatte”.
La serie degli interventi è poi proseguita con Pierpaolo Varrone, ancora per Borgo per Tutti: “Nel corso della scorsa legislatura non c’è stato un esame sereno dell’argomento, che invece è necessario. Dobbiamo uscire da una logica da campagna elettorale. La riflessione è quella di un impianto che si colloca nella filiera della produzione di energia, e quindi in un contesto virtuoso. La domanda è: è possibile sostenere questo investimento? Cito una relazione del presidente di Acsr, che nel dibattito è stata trascurata: il primo anno di funzionamento a regime dell’impianto prevede un utile di 700 mila euro, il che permetterebbe di ridurre le tariffe”. Poi una stoccata alla sindaca di Cuneo Patrizia Manassero, che ieri aveva fatto sapere che la volontà di Borgo sarebbe stata decisiva durante l’assemblea di domani: "Lasciare la decisione a Borgo sembra una scelta generosa, in realtà è una palla avvelenata. Questa non è politica, né un favore che viene fatto a Borgo. Ci deve essere una solidarietà dei Comuni nella responsabilità della decisione”.
A favore del progetto anche Paolo Giraudo (Realizziamo Insieme): “In campagna elettorale abbiamo affrontato questo discorso. Il nostro gruppo si è sempre esposto a favore, crediamo nelle energie rinnovabili, sono il futuro e questo è sotto gli occhi di tutti. Bisogna anche pensare a cosa avverrà dopo, nel momento in cui non si facesse il biodigestore. Che ne sarà del sito? Gli impianti sono vecchi”.
Poi la parola alla maggioranza, con la sindaca Roberta Robbione ad aprire le relazioni mettendo immediatamente in chiaro il suo posizionamento: “Non si mette in discussione la bontà della tecnologia, ma la sostenibilità dell'intervento. Il dato rilevante è che il progetto su scala provinciale ha valenza solo con l’adesione di tutti i bacini, e questo è un fatto messo a verbale fin dalle assemblee dei Sindaci del 2019”. Un’adesione che ad oggi non c’è, come già emerso nelle scorse settimane, nonostante l’opera di “mediazione” affidata al presidente della Provincia Luca Robaldo: i consorzi del saluzzese (Csea) e monregalese (Acem) non hanno dato la loro disponibilità al conferimento dei rifiuti organici a Borgo San Dalmazzo, che comporterebbe per loro costi maggiori rispetto a quelli sostenuti oggi. Secondo quanto riferito da Robbione, i due consorzi avrebbero garantito il conferimento a Borgo solamente se fosse stato garantito loro lo stesso prezzo, con l’onere di coprire la differenza fatto ricadere su Acsr e CEC.
Poi una riflessione sulla “storia” che Borgo ha alle spalle in tema di gestione dei rifiuti: “Pur riconoscendo che il Comune di Borgo non ha competenza specifica sulla gestione e sul conferimento dei rifiuti, noi come maggioranza riteniamo di esprimere un indirizzo perchè dagli anni ’80 Borgo è sede di impianto trattamento rifiuti a servizio di tutto il Cuneese. Negli anni abbiamo sperimentato difficoltà, anche quando si presentavano interventi come innovativi e migliorativi. Ci sono inoltre forti preoccupazioni relative a un’eventuale riapertura della discarica. Parliamo di un’area è a vocazione agricola, nel territorio del Parco fluviale”. Poi, ancora, un ostacolo di carattere “tecnico”: secondo approfondimenti condotti dagli uffici tecnici comunali il nuovo biodigestore andrebbe a ricadere su terreni di proprietà di Acda, ma a destinazione agricola e di viabilità secondo il Piano Regolatore Comunale. “In quest’ottica abbiamo richiesto degli elaborati ad Acsr e CEC: ad oggi non sono stati forniti i documenti richiesti”, ha detto Robbione.
La prima cittadina borgarina si è poi espressa con favore sull’ipotesi alternativa emersa negli ultimi giorni, lo studio di fattibilità risalente al 2010 per il potenziamento dell’impianto di cogenerazione collegato al depuratore Acda di Basse San Sebastiano a Cuneo. “Sarebbe, questo sì, un intervento funzionale al territorio, oltre che un ottimo esempio di economia circolare”, ha commentato la Sindaca.
“Ho personalmente visitato due impianti del territorio. - ha poi proseguito l’assessore Armando Boaglio - Nulla da dire sulla tecnologia, ma ne ho visto anche i limiti: un impianto era pubblico e non è riuscito a rimanere sul mercato, dovendo cedere al privato. Nel nostro caso, è evidente che non avremo il conferimento dell’organico necessario da tutta la provincia: questo ci costringerebbe a prendere rifiuti da tutta Italia. Prelevando rifiuti da regioni che non hanno una raccolta differenziata puntuale come la nostra rischieremmo di avere materiale di qualità inferiore. Prendendo materiale di scarsa qualità, avremmo compost di cui non faremmo niente”.
Sulla stessa linea i seguenti interventi degli assessori. Per Francesco Rosato il progetto “non è adeguato, è sovradimensionato rispetto alle esigenze dei Comuni del CEC, con conseguenze negative sia economiche che ambientali. Sperperare denaro pubblico per un progetto in partenza fallimentare sarebbe ingiustificabile”. “Già in campagna elettorale avevamo evidenziato la necessità di rivedere il progetto e adeguarlo alle esigenze del nostro bacino. Abbiamo provato a verificare la possibilità di rimodulazione del progetto, ma ci è stato comunicato che non era una strada praticabile”, ha spiegato l’assessora Michela Galvagno.
A “sintetizzare” la posizione dell’amministrazione borgarina l’assessora Clelia Imberti: “Borgo ha già dato tantissimo. Dobbiamo intraprendere azioni per le energie rinnovabili, che devono però essere virtuose anche dal punto di vista dell’efficacia. La nostra contrarietà non è nei confronti della tecnologia, ma ritengo che la scelta debba essere fatta sulla base della sostenibilità economica. Se l’analisi fa emergere che l’intervento non è conveniente, l’analisi deve finire lì. Stasera non dobbiamo chiederci se gli aspetti tecnici siano validi, ma se i dati economici giustifichino un indebitamento pubblico: i dati che tengono conto dei rincari ci dicono che costruire l’impianto costerà almeno 20 milioni di euro, non i 12,8 finanziati. La maggioranza dà pieno mandato alla Sindaca affinché domani esprima voto negativo a questo progetto". Una frase, quest'ultima, accolta dagli applausi del pubblico in sala. "Inoltre riteniamo che sia necessario che i membri dell’assemblea valutino in coscienza la validità del progetto, senza scaricare la responsabilità su Borgo”, ha poi proseguito ancora Imberti.
Poi le conclusioni, affidate ancora alla sindaca Roberta Robbione: "La decisione che esce da questo Consiglio comunale è chiara. Domani non sarò sola, saranno con me i miei colleghi di maggioranza e tutti i consiglieri che ringrazio per il confronto leale di stasera”.
L’indirizzo espresso da Borgo, insomma, è chiaro: domani alle ore 17 l’assemblea Acsr-CEC che - come detto salvo sorprese e salvo proroghe - dovrebbe porre la definitiva parola “fine” alla questione biodigestore.