Riceviamo e pubblichiamo dall'ex consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, già sindaco di Gaiola, Fabrizio Biolè.
Gentile redazione,
con tutte le difficoltà e i grandi difetti della giustizia italiana, anche la vicenda relativa a Ciro Grillo farà prima o poi il suo corso.
Non c'è alcun dubbio che in ugual misura per presunta vittima e presunto colpevole due anni, e chissà quanto tempo ancora per vedere riconosciuta la verità, qualunque essa sia, sono una eternità che ti logora, che ti consuma, e che logora la tua famiglia.
Nessun dubbio però vi è pure sul fatto che nei novanta secondi di rabbia del video del papà di Ciro Grillo, Beppe, ci sia un agglomerato di bassi, pericolosi e imperdonabili luoghi comuni, resi armi inaccettabili dalla potenza di fuoco del blog sul quale il video è stato caricato!
E alla mente ragionevole rimane il dubbio se faccia più male sapere che tali concetti sono oggi ancora "luoghi comuni" (mentre dovrebbero essere sproloqui estremi sempre e comunque censurati) o che a esprimerli sia l'ispiratore, la guida e il riferimento della forza politica oggi più rappresentata in Parlamento.
Ma due sono i passaggi più inaccettabili di tutti: la ridicolizzazione del tempo di otto giorni messoci a denunciare e la assoluta certezza che da un video amatoriale si evinca la consensualità.
Non è tollerabile, anzi: è mostruoso che:
- un personaggio di tale visibilità sottintenda che una persona sia meno vittima quanto più ci mette a denunciare uno stupro.
- un personaggio di tale visibilità descriva come divertente e innocente un branco di ventenni eccitati in mutande che attorniano una coetanea.
Al di là dell'appartenenza politica, al di là della difesa ad oltranza, al di là dei ranghi serrati, spero ancora che molti amici militanti o eletti nel Movimento Cinque Stelle esplicitino che il proprio pensiero sulla drammatica piaga della violenza sessuale sia quanto di più agli antipodi da quel che si sente nel video in questione.
Ieri gli attacchi sessisti sul punto G delle consigliere troppo telegeniche, oggi l'esaltazione ludica del fallocentrismo versus la minimizzazione dello stupro come concetto, e domani?
Amici cuneesi! Fabiana Dadone, Ivano Martinetti, Manuele Isoardi, Silvia Cina, Antonello Portera, Claudia Giorgis! Vi chiedo di slegare la coscienza civile dall'appartenenza politica. Sarebbe per me, e credo per moltissimi cuneesi, visto come fiducioso sintomo di civiltà.
E altrimenti peccato, davvero un gran peccato.
Magari non ve ne frega nulla, ma per me, e per moltissimi cuneesi, sarebbe un gran peccato! Come minimo.
Fabrizio Biolé