Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore.
La decisione della Regione di aumentare i posti disponibili sulla ferrovia Torino-Savona, per tamponare in parte l’emergenza data dal crollo del viadotto sulla A6, è un palliativo che non può risolvere in maniera soddisfacente le potenzialità di questa ferrovia che collega Torino ai porti di Savona e Vado, in crescita sia come traffico turistico che merci. Cosa si aspetta a programmare e potenziare come si deve questa linea, a partire dal raddoppio sul tratto Ceva San Giuseppe di Cairo per finire al potenziare il numero di corse sia passeggeri che merci? Perchè ignorare come lo sviluppo del porto di Vado comporterà un deciso aumento del traffico mercantile verso il Piemonte e che quindi si rende necessario, per la sostenibilità ambientale e la sicurezza stradale, sostenere lo sviluppo della ferrovia?
Dalla Liguria, recentemente, sono giunte indicazioni chiare sulla volontà di potenziare questa cruciale infrastruttura, con l’obiettivo di arrivare alla posa di un secondo binario tra Savona e Altare lungo la sede già predisposta e mai ultimata. Cosa aspetta il Piemonte a prendere una posizione chiara e inconfutabile sull’importanza di questa linea ferroviaria dal grande potenziale non ancora pienamente espresso? Se sulla autostrada Cuneo Asti c’è stato, giustamente, un notevole impegno anche mediatico da parte dei sindaci del territorio, forse è il caso che le medesime amministrazioni, a partire dal Piemonte, si battano anche per il miglioramento dei collegamenti ferroviari tra la Liguria e la nostra regione, senza lavorare a compartimenti stagni ma pensando in modo unitario con i colleghi liguri.
Il grande statista Cavour diceva delle ferrovie: ”Più di ogni altra riforma amministrativa e forse di larghe concessioni politiche, l’esecuzione delle strade ferrate contribuirà a consolidare questo stato di mutua confidenza fra i governi e i popoli, base delle nostre future speranze”. Cosa si aspetta a seguire il suo esempio?
Lorenzo Pallavicini