CUNEO - Bongioanni, Garnero e Scotti al Carcere di Cuneo: "La Penitenziaria non può essere ostaggio dei detenuti"

Il consigliere regionale di FdI: "Intervenire su carenza di personale, dotazioni e sicurezza per gli agenti. Portare i medici specialisti Asl dentro la struttura"

26/01/2024 14:32

Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale del Piemonte Paolo Bongioanni, il capogruppo di FdI in Consiglio comunale di Cuneo Massimo Garnero e il segretario cittadino di FdI Denis Scotti hanno effettuato questa mattina una visita alla Casa circondariale del Cerialdo di Cuneo.
 
La visita era stata richiesta dai tre esponenti politici, che hanno incontrato il direttore reggente Domenico Minervini, la comandante Erminia Froio e il personale della Polizia Penitenziaria con i quali si sono confrontati sulle condizioni di lavoro, di sicurezza e sanitarie all’interno della struttura e hanno discusso delle possibili azioni da intraprendere per porre rimedio a situazioni di criticità già venute a galla nei mesi scorsi.
 
«Abbiamo rilevato uno spaccato di problematiche spaventoso, ma al tempo stesso la piena consapevolezza delle criticità, delle loro cause e delle possibili strade per migliorarle», racconta Bongioanni. Al carcere di Cuneo, esclusivamente maschile, il 55% dei reclusi sono extracomunitari soprattutto nordafricani. Vi lavorano 133 agenti di cui 17 donne. Un numero insufficiente, anche considerato che la struttura ospita condannati al 41bis e quindi in condizioni di massima sicurezza.
 
«La Polizia Penitenziaria non può essere ostaggio dei detenuti. Il deficit di organico già denunciato a suo tempo – spiega Bongioanni - sarà parzialmente tamponato a giugno. E questo potrebbe essere un primo deterrente per far sì che i detenuti tornino a rispettare regole da loro totalmente infrante. Stanno trasformando una struttura dello Stato in un Far West, legittimati dalle ambiguità della legge sul reato di tortura introdotto nel 2017 che, per qualunque minimo episodio, li mette in condizione di sporgere denuncia attraverso i loro avvocati e di porre sotto accusa gli uomini dello Stato».
 
Bongioanni, Garnero e Scotti hanno raccolto dal personale di Polizia testimonianze di un perdurante clima di intimidazioni e aggressioni.
 
Bongioanni: «Sputi, nasi rotti, ferite, fratture. Ho sentito cose terrificanti. Un clima di continua prevaricazione aggravato dalla carenza di abbigliamento e dotazioni tecniche adeguate, dell’impossibilità di difendersi e perché in Italia – a differenza di altre nazioni – non esiste una squadra di pronto intervento antiviolenza e antisommossa carceraria».
 
Massimo Garnero: «La carenza di organico è un nodo cruciale perché durante i momenti di tensione, a fronte di poco personale i detenuti possono alzare facilmente il livello dello scontro, specie in un carcere che ha anche il 41 bis. Gli agenti chiedono di poter essere dotati di taser. Eppure, ogni volta che si profila una contestazione violenta, devono fare apposita richiesta al direttore per poter prelevare e indossare dotazioni di sicurezza quali caschi e scudi che richiederebbero il massimo tempismo».
 
Le segnalazioni e le richieste raccolte dal Direttore e dal personale carcerario cuneese verranno ora raccolte in un dossier dal quale la Regione Piemonte e il territorio potranno individuare gli interventi da effettuare nell’ambito delle rispettive sfere di giurisdizione.
 
«Come Regione – annuncia Bongioanni – l’intervento più urgente potrebbe essere mettere a punto una convenzione con le Asl affinché i medici specialisti del territorio vengano a effettuare le visite direttamente in carcere, migliorando così la qualità della salute che spesso è una delle cause di tanti episodi critici, specie in presenza di detenuti con problematiche psichiatriche, ma anche la sicurezza. Per accompagnare un detenuto all’esterno in una struttura ospedaliera sono infatti impegnati ben sei agenti, ed è facile capire quanto ciò sguarnisca pesantemente un organico di sorveglianza già insufficiente».
 
L’analisi del segretario cittadino di Cuneo di Fratelli d’Italia, Denis Scotti, che segue personalmente da molti anni i problemi della Polizia Penitenziaria: «Mi lega loro un rapporto di amicizia e vicinanza ideale, grazie alla quale ho ascoltato storie allucinanti ma anche di esemplare attaccamento al lavoro nonostante tutte le difficoltà. Ho ben presenti i problemi, a partire dalle regole d’ingaggio dove la Polizia esce regolarmente sconfitta, e la carenza di personale sulla quale però il Governo Meloni sta finalmente intervenendo con decisione. Anche grazie al lavoro e al sostegno offerto dal sottosegretario Andrea Delmastro, si è dato il via a 1.809 assunzioni che dovrebbero essere effettive già a giugno. A loro va il nostro ringraziamento più sincero».
 
Concludono Bongioanni, Garnero e Scotti: «Il confronto ha ulteriormente confermato il nostro massimo sostegno e apprezzamento per il lavoro quotidiano delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, sottoposti a condizioni operative e psicologiche di grande stress e di sofferenza emotiva che sono arrivati anche a coinvolgere le loro stesse famiglie. Il nostro compito come amministratori regionali e del territorio è quello di raccogliere le istanze delle categorie e della società, per individuare anche in questo campo le possibili soluzioni e farcene carico».
 

c.s.

Notizie interessanti:

Vedi altro