Nel 2021 il valore delle esportazioni cuneesi di merci ha superato, per la prima volta, il simbolico muro dei 9 miliardi di euro con una crescita del 15,5% rispetto al 2020 quando il volume delle esportazioni raggiunse i 7,9 miliardi di euro. Nel 2020 il nostro sistema produttivo resse meglio di altri l’emergenza sanitaria ed è per questo che il previsto “rimbalzo” del 2021 è stato lievemente più basso rispetto a quello nazionale (+18,2%) e regionale (+20,6%) trainato, per il Piemonte, dal settore automobilistico.
Nel nostro Paese l’aumento delle esportazioni è stato molto marcato per le Isole (+46,4%), intorno alla media nazionale per il Nord-ovest (+19,2%) e il Nord-est (+18,0%), più contenuto per il Centro (+15,3%) e, soprattutto, per il Sud (+6,6%). Nel complesso nel corso del 2021, tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata (-14,7%), hanno fatto registrare incrementi dell’export: i più marcati per Sardegna (+63,4%) e Sicilia (+38,8%), i più contenuti per Puglia (+4,9%) e Abruzzo (+5,0%). Le performance positive di quattro regioni – Lombardia (+19,1%), Emilia-Romagna (+16,9%), Veneto (+16,7%) e Piemonte (+20,6%) – contribuiscono per 11,6 punti percentuali all’aumento dell’export nazionale.
Prendendo in esame le singole performance trimestrali per la provincia di Cuneo, si osservano risultati positivi in tutti i trimestri dell’anno (rispettivamente +6,2% nel primo, +52,9% nel secondo che si confrontava con il lockdown totale del 2020, +10,3% nel terzo e +4,5% nel quarto).
Il valore delle importazioni di merci è stato pari a 5,1 miliardi di euro, in aumento rispetto all’anno precedente (+23,2%).
Il saldo della bilancia commerciale per la provincia di Cuneo resta positivo e pari a 3,9 miliardi di euro, risultato migliore rispetto a quanto realizzato nel 2020 (3,6 miliardi di euro) e di poco inferiore al 2019 (4 miliardi di euro).
“La serie storica, riferita agli ultimi sette anni, evidenzia il trend di crescita delle esportazioni cuneesi che hanno subito un deciso rallentamento soltanto nel 2020, caratterizzato dalla fase più acuta dell’emergenza sanitaria - afferma il presidente Mauro Gola -. Se restringiamo l’analisi al periodo 2016/2021 rileviamo un aumento delle esportazioni, passate da 6,96 a 9,11 miliardi di euro, di quasi il 31%. Dietro a questi numeri c’è un sistema produttivo capace di innovare e reggere le sfide della concorrenza internazionale e delle mutevoli richieste dei mercati".
“Le esportazioni cuneesi volano sui mercati internazionali e superano, per la prima volta, il muro simbolico dei 9 miliardi di export - continua Gola -. Le imprese cuneesi si sono dimostrate più forti della pandemia unendo l’esperienza della tradizione alla vocazione e all’innovazione, combinazione apprezzata sui mercati internazionali. Il folle aumento dell’energia, il rincaro delle materie prime, l’inflazione e il conflitto russo-ucraino rappresentano però una seria minaccia per il nostro settore produttivo che si aspetta risposte forti dalla politica sia attraverso provvedimenti congiunturali sia con azioni strutturali”.
La crescita registrata dalle esportazioni cuneesi nel 2021 è il risultato di andamenti omogenei e positivi nei vari settori di specializzazione.
Il comparto manifatturiero, che spiega il 94,2% dell’export cuneese, registra un aumento del 15,6%, seguito dall’8,7% del comparto agricolo.
Analizzando nel dettaglio la manifattura cuneese emerge come la filiera dell’industria alimentare, che pesa per il 37,1%, sia il settore trainante dell’export manifatturiero con il +14,5%, sebbene la performance migliore sia stata registrata dalla filiera del legno (+36,1%), seguita da quella dei metalli (+31,8%), dagli apparecchi elettrici, elettronici e ottici (+19,8%), dai mezzi di trasporto (+17,4%), dagli articoli in gomma (+14,1%) e dai macchinari e apparecchi n.c.a. (+14,0%). La chimica e farmaceutica (+9,4%) ha evidenziato un incremento minore, mentre i prodotti tessili e l’abbigliamento (+0,9%) sono quelli che hanno risentito di una maggiore sofferenza.
Per quanto concerne i mercati di sbocco, il bacino dell’Ue-27 post Brexit assorbe il 62,1% delle vendite all’estero e si conferma, anche per il 2021, l’area di destinazione principale delle esportazioni cuneesi. Ai mercati situati al di fuori dell’area comunitaria è destinato il restante 37,9%. Entrambi i bacini chiudono con una variazione tendenziale positiva, rispettivamente pari al 14,8% per i mercati comunitari e del 16,8% per i restanti Paesi.
I più importanti mercati dell’area Ue-27 si confermano essere quello francese e tedesco, con quote rispettivamente pari al 18,8% e 15,1%. La Francia ha evidenziato una crescita del 13,4% simile a quella fatta segnare dal mercato tedesco (13,3%). La Spagna, con una quota del 5,8%, ha registrato una variazione del +20,5%, la Polonia con una quota del 4,6% ha riportato una variazione del +23,1% e la Svezia ha fatto segnare un vero e proprio boom con una crescita del 30,1%.
Per il bacino Extra Ue-27 i mercati di maggior sbocco continuano a essere gli Stati Uniti e il Regno Unito che rappresentano rispettivamente il 7,5% e il 5,4% dell’export complessivo. Gli U.S.A. hanno fatto segnare una crescita del 21,7% e il Regno Unito del 9,8%. Si consolidano anche le vendite verso Russia (+29,3%), Svizzera (+17,4%), Canada (+21,9%), Australia (+25,6%) e Arabia Saudita (+12,8%). La Russia, Paese al centro della scena internazionale per il conflitto con l’Ucraina, è diventata nel 2021 il nostro ottavo mercato di riferimento, con una crescita molto significativa, pari al 29,3%. È da registrare, in controtendenza rispetto a tutti gli altri mercati, la contrazione delle esportazioni verso la Cina che hanno fatto registrare una flessione del 3,8%.