Un parco fotovoltaico da circa 5 MW su una superficie di 59.900 metri quadri: è quel che dovrebbe sorgere entro il 2024 nell’area della ex Italcementi a Borgo San Dalmazzo, nella porzione di terreno boschivo a ridosso degli stabilimenti. Stamattina, giovedì 24 marzo, l’accordo programmatico preliminare per il progetto è stato firmato in Sala Giunta dal sindaco Gian Paolo Beretta e dai vertici di Italgen, società proprietaria dell'area. Nata come “costola” di Italcementi, oggi controllata da Italmobiliare Spa, l’azienda si occupa di energie rinnovabili e da alcuni anni ha avviato la riconversione dei suoi siti industriali dismessi in tutta Italia.
Il parco fotovoltaico dovrebbe sorgere come detto nell’area adiacente a quella occupata dall’ex cementificio: il 70% di questo terreno verrà occupato dai pannelli, il restante 30% (25.600 mq), situato lungo la sponda del torrente Gesso, verrà ceduto gratuitamente al Comune per la realizzazione di un parco (una siepe dividerà le due zone in modo da ridurre l'impatto visivo dell'impianto). In più al Comune andrà, a titolo di compensazione, una somma di 90 mila euro che verrà investita per la realizzazione di una centralina idroelettrica nei pressi dell’ex Mulino Gione.
“Si tratta di un accordo che va nella direzione della transizione ecologica. Il Comune riceverà gratuitamente un’area che verrà messa a disposizione della popolazione: parliamo di un’area che ha un valore di mercato di oltre 500 mila euro”, ha spiegato il sindaco Beretta. Ad illustrare nel dettaglio il progetto, poi, è stato Luca Musicco, consigliere delegato e direttore generale di Italgen: “Quello di Borgo San Dalmazzo è l’ultimo di una serie di siti industriali che andavano ‘riportati in vita’. Siamo partiti da sud: questo progetto ricalca quello che abbiamo già realizzato a Modugno, in provincia di Bari”.
Principale ostacolo per la realizzazione del progetto: il sito è soggetto a vincoli urbanistici, ritenuto non idoneo ad ospitare impianti fotovoltaici a terra in particolare per la classificazione ad alto rischio idrogeologico. Servirà quindi una variante al Piano Regolatore, alla quale il Comune lavorerà nei prossimi mesi. In quest’ottica Italgen ha già condotto, tramite lo Studio Cozza di Cuneo, una perizia, che prendendo in analisi le esondazioni del Gesso negli ultimi 500 anni ha escluso il rischio di inondazione per l’area interessata dal progetto. Una controperizia, in ogni caso, verrà condotta dal Comune (a spese di Italgen anche in caso di parere negativo) nell’ambito delle procedure per la variante al Piano Regolatore. “Per la variante e per il successivo iter autorizzativo stimiamo un tempo di circa un anno e mezzo, mentre la costruzione richiederà circa 3-4 mesi: contiamo di mettere in funzione l’impianto entro il 2024”, ha spiegato Musicco. L’impianto ha un “fine vita” stimato tra circa 20 anni: “Al termine l’opzione più probabile è il revamping (ammodernamento, ndr), magari con tecnologie più avanzate disponibili per allora, capaci di renderlo ancora più efficiente”, ha commentato ancora il consigliere delegato di Italgen.
Il progetto era stato al centro di accese polemiche nel Consiglio comunale di ieri sera, mercoledì 23 marzo: tra i più critici gli ex assessori Mauro Fantino e Roberta Robbione, che hanno espresso perplessità sull'impatto visivo, sulla cifra corrisposta al Comune a titolo di compensazione, ritenuta esigua così come la percentuale di area ceduta al Comune, e sulla questione del rischio idrogeologico. Al termine del dibattito il progetto ha ricevuto voto contrario degli stessi Fantino e Robbione, voto favorevole da parte della maggioranza e dei quattro consiglieri di opposizione del gruppo “Borgo 3.0”.