Lo scorso venerdì 30 Ottobre si è svolto in Prefettura di Cuneo un incontro al quale hanno partecipato Questura, Forze dell'Ordine, ASL territoriale, Regione Piemonte e Ires come rappresentanti del progetto FAMI Buona Terra, Cooperativa Armonia e i Comuni che hanno aperto siti di accoglienza diffusa nei quali dimorano i lavoratori stagionali che non trovano accoglienza presso le aziende frutticole.
I Comuni partecipanti hanno manifestato preoccupazione per l'imminente lockdown con le conseguenti limitazioni alla mobilità e hanno quindi ipotizzato di anticipare al 10 novembre, venti giorni prima di quanto previsto, la chiusura dei siti di accoglienza, con l'intenzione di fare pressioni sulle aziende perché accolgano la manodopera ancora necessaria che dovesse rimanere priva di alloggio.
Cgil e Flai Cgil Cuneo hanno espresso preoccupazione per il senso e la prospettiva dell'operazione, prendendo le distanze da qualsiasi eventuale intervento delle forze dell'ordine e chiedendo più condivisione con i partner che hanno supportato la rete di accoglienza diffusa.
“I lavoratori non devono essere asserviti alle logiche padronali - spiega il sindacalista Andrea Basso -: chi serve può restare e viene spedito come un pacco postale a vivere in azienda, chi non serve viene caldamente invitato ad andarsene. Si sta invece diffondendo tra i lavoratori il timore di dover lasciare in poche ore il territorio, con la conseguente impossibilità di far valere i loro diritti, rinunciando a contratti in scadenza e rischiando di perdere il salario, piuttosto che mancare l'opportunità di iniziare un nuovo lavoro nelle campagne del sud Italia”.
“La rete di accoglienza non è soltanto un posto letto - gli fa eco Zeno Foderaro della segreteria Flai Cgil -. Non è assistenza. E' un sistema che tutela i braccianti, l'anello più debole della filiera, dalle dinamiche da lavoro grigio che, verso la fine della stagione, si fanno più evidenti. Chi ha ancora un contratto in essere ha diritto di restare alloggiato dove si trova e, soprattutto, ha a disposizione ulteriori 20 giorni per attendere il pagamento in contante delle prestazioni di lavoro, per avviare o seguire le pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno. E' quanto prevede il Patto di Accoglienza, firmato tra lavoratori e coloro che gestiscono l'accoglienza diffusa in nome e per conto dei Comuni. Rispettare quanto previsto è un principio basilare di equilibrio tra diritti e doveri. Se i Comuni decidessero di chiudere in anticipo, senza offrire alternative credibili, verrebbero meno agli accordi con i lavoratori”.
Secondo la Cgil la gestione dell’emergenza e garantire, in modo coordinato e condiviso, una sistemazione dignitosa a chi ha ancora un contratto attivo e a chi deciderà legittimamente di fermarsi durante l'inverno, era sufficiente attivare il comitato provinciale, costituito a maggio e che coinvolge tutte le parti in causa.
“Da un punto di vista della diffusione del contagio, la chiusura di strutture pubbliche che hanno garantito più di altre sistemazioni un'adeguata sorveglianza sanitaria e un luogo dignitoso in cui dimorare, esporrebbe i lavoratori e gli aspiranti lavoratori al rischio di essere percepiti dall'opinione pubblica come gli untori, mentre nelle strutture di accoglienza sono stati regolarmente sottoposti a controlli. Non si può dire lo stesso delle accoglienze in azienda, non essendoci ad oggi dati certi e condivisi”, ha detto Piertomaso Bergesio.
“Le decisioni assunte in Prefettura rischiano di minare il processo di riconoscimento e integrazione che caratterizza il progetto FAMI Buona Terra di cui siamo partner e nel quale ci riconosciamo. Anche se la chiusura verrà confermata, il lavoro dei nostri mediatori proseguirà nelle azioni che sono state condivise e definite nel progetto. Le azioni di allontanamento, senza formalità e fuori dalle logiche progettuali, delle persone da luoghi sicuri, non rientrano nei compiti dei nostri operatori. Questa logica è sbagliata nel merito, nel metodo e nei tempi oltre a mettere in discussione i principi di collaborazione che, pur nella diversità di visione, hanno caratterizzato mesi di lavoro e hanno permesso di raggiungere importanti risultati per i lavoratori, le aziende e la comunità. Vanno rispettati i patti di accoglienza e garantiti i diritti ai lavoratori del sistema frutticolo saluzzese” ha concluso il segretario provinciale Cgil Davide Masera.