Flavio Briatore alla riscossa, dalle spiagge del Twiga alle aule di tribunale. L’imprenditore di origini cuneesi (nativo di Verzuolo e cresciuto a Montaldo di Mondovì, dove lavoravano i genitori maestri di scuola) ha intenzione di chiedere i danni allo Stato per la confisca e successiva vendita del suo yacht.
Si tratta dell’ultimo sviluppo nell’interminabile vicenda del Force Blue, l’imbarcazione dal valore stimato di venti milioni che la Guardia di Finanza aveva sequestrato al “signor Billionare” nel 2010, al largo della Spezia. Briatore era accusato per un’evasione fiscale di oltre 3 milioni sull’Iva. Secondo l’accusa originaria, l’ex manager di Formula 1 era amministratore di fatto della Autumn Sailing Limited, società con sede nelle Isole Vergini Britanniche che risultava essere proprietaria del maxi yacht. Per quattro anni avrebbe perciò simulato un’attività commerciale di noleggio che gli consentisse di utilizzare l’imbarcazione, iscritta in un Paese extracomunitario, per uso diportistico nelle acque territoriali italiane, senza versare la dovuta Iva all’importazione per 3,6 milioni di euro. Briatore era stato anche accusato di avere indebitamente goduto di agevolazioni fiscali e di aver emesso fatture per operazioni inesistenti.
Insieme ad altri tre indagati (il comandante dello yacht e i due amministratori succedutisi alla guida della società) il Tribula - com’era soprannominato negli anni della gioventù cuneese - ha affrontato una lunga serie di processi dai quali è uscito, assolto in via definitiva, solo nel gennaio di quest’anno. Dopo due sentenze d’appello annullate in Cassazione (l’ultima condannava Briatore a 18 mesi), la Corte d’Appello di Genova ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non costituisce reato. Anche la procura generale in quell’occasione aveva chiesto l’assoluzione e la revoca della confisca. Nel frattempo, però, il Force Blue era già stato venduto all’asta: se lo è aggiudicato non più tardi di un anno fa l’ex patron della Formula 1 Bernie Ecclestone, per sette milioni. Il tribunale, su segnalazione del custode giudiziario, aveva deciso per la vendita a fronte di un rischio di degrado del 78esimo superyacht più grande al mondo.
Briatore ha già incassato i proventi dell’asta giudiziaria ma adesso pretende altri 12 milioni di euro, ovvero la differenza tra quanto ottenuto e il valore di mercato dello yacht (circa 20 milioni, appunto), stimato a suo tempo da una perizia del tribunale di Genova. In questi giorni i suoi legali - tra i quali figura il noto penalista romano Franco Coppi - stanno preparando il ricorso: la tesi è che il tribunale avrebbe dovuto attendere il giudizio della Cassazione prima di procedere all’asta e quindi lo Stato dovrebbe versare una compensazione. In caso di rigetto di tale richiesta, è pronta una causa civile di risarcimento danni contro lo Stato.
L’ex imputato, però, non cerca rivalsa solo contro i giudici. In questi giorni ha fatto discutere un suo video, filmato all’indomani della tromba d’aria che ha devastato Forte dei Marmi e la riviera versiliana, provocando la morte di due persone. A farne le spese è stato anche il Twiga, lo stabilimento balneare di lusso che Briatore gestisce insieme a un’altra cuneese illustre, Daniela Santanchè. “Leggendo i commenti sui social abbiamo fatto felici un mucchio di persone” ha ironizzato l’imprenditore, polemico nei confronti di “rancorosi e sfigati” che ci hanno scherzato sopra: “Il Twiga dà lavoro a centocinquanta persone e un indotto milionario all’area. Voglio essere solidale con tutti i bagni di Forte e della Versilia perché tutti hanno subito danni enormi”. In ogni caso, i dipendenti hanno lavorato a tempo di record e già lo scorso fine settimana i bagni erano riaperti. Per la gioia di Briatore e dell’amica Santanchè, anche lei apparsa sconfortata in un video all’indomani della tromba d’aria. Qualcuno sui social ne ha approfittato per ricordare i tempi non lontani in cui la parlamentare di Fratelli d’Italia stigmatizzava i cortei per il clima definendoli “una buffonata”: “Chissà se avrà cambiato idea” si sono chiesti in molti.