C’è una novità che farà storcere il naso a molti nell’imminente riapertura di bar e ristoranti, fissata dalla Regione per sabato 23. È il rincaro sul costo del caffè che ha già avuto il via libera della Confcommercio dopo le consultazioni tra gli esercenti.
La tazzina dovrebbe passare dagli attuali 1,10 euro a 1,20 (ma ogni locale, com’è ovvio, manterrà la propria libertà di spostare l’asticella verso l’alto o il basso). Anche il costo del cappuccino salirà a 1,50 euro. Sono già allineati al nuovo tariffario molti locali del centro tra cui il Corso, mentre altri - a cominciare dallo storico Arione - mantengono almeno per ora il solito prezzo: la novità, in ogni caso, dovrebbe riguardare non solo i bar del capoluogo ma anche gli altri centri della provincia.
“Dopo sei anni di prezzi fermi serviva un ritocco: la pandemia qui non c’entra” assicura Giulio Rezzato, titolare del Bar ‘800 di via Roma. C’è però chi è convinto che sebbene l’adeguamento sia in linea di principio condivisibile, la scelta dei tempi non farà che rinfocolare polemiche e diffidenza: “Sarebbe stato meglio pensarci prima, piuttosto che alzare i prezzi alla riapertura” sostiene Francesca Barba, che gestisce l’Apotheke davanti al Municipio. Anche lei, comunque, è convinta che non si tratti di un’ingiustizia verso i clienti: “Le norme anti-Covid ci imporranno costi che prima non c’erano, a cominciare dall’obbligo di disinfettarsi le mani dopo aver servito ciascun cliente”.
Per i baristi in realtà si tratta di un falso problema: saranno ben altre, secondo loro, le ‘furbizie’ da parte di alcuni su cui la potenziale clientela dovrà drizzare le antenne. Certo, la tazzina di caffè sconta soprattutto il fatto di essere un parametro di riferimento che tutti hanno ben presente. Non per nulla nel parlare comune si dice “al costo di un caffè” per indicare un prezzo tanto accessibile quanto notorio.
Il vero guaio è che a due giorni dal ritorno alla piena operatività, quando cioè si potranno servire i clienti anche all’interno dei locali, non si sa ancora se il caffè al banco potrà essere somministrato sia pur con le cautele sanitarie del caso.
Nelle linee di indirizzo fornite dalle regioni infatti si menziona l’obbligo di “indossare la mascherina tutte le volte che non si è seduti al tavolo”. Resta però da capire se questa imposizione valga nel tragitto tra l’ingresso e il tavolo o si applichi senza discriminazione alcuna, cosa che implicherebbe per ovvi motivi anche l’impossibilità di bere un caffè davanti al bancone.
In Confcommercio, stando alle opinioni raccolte tra i gestori, la questione non è ancora stata chiarita. Così come non è chiaro se i titolari dei locali potranno essere ritenuti responsabili o meno degli eventuali assembramenti che venissero a formarsi in coda o nelle vicinanze degli esercizi pubblici. A loro spetta in ogni caso l’obbligo di chiedere a tutti coloro che si siedono a uno stesso tavolo - per mera formalità legale - se siano o meno conviventi nello stesso nucleo abitativo: e se qualcuno dichiarasse il falso? Affari loro, a quel punto.