Lunedì 1 maggio Livio Tranchida si è insediato nel ruolo di commissario dell’azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo. L’attuale direttore di Amos - che non si sa per quanto rimarrà tale, ed è solo una delle varie incognite - succede al direttore generale Elide Azzan, dimessasi a sorpresa il 28 marzo scorso.
In base ai tempi del cronoprogramma per il nuovo ospedale unico, indicati da Alberto Cirio nella conferenza d’intenti di febbraio, entro fine mese dovrebbe essere convocata la conferenza dei servizi preliminare. Si tratta del primo ed essenziale step nel cammino verso la costruzione del complesso ospedaliero da 805 posti, sui terreni dell’attuale Carle a Confreria. Se tutto va come previsto - Cirio e l’assessore Icardi, all’investitura del neocommissario, hanno giurato che così sarà - ad ottobre si dovrebbe arrivare alla pubblicazione del bando di gara per i lavori. Lavori che a loro volta si ipotizza di terminare entro dicembre 2028, ma qui siamo sempre più addentrati nel campo dell’ipotetico.
Allo stato dell’arte, ha ricordato la sindaca
Patrizia Manassero, di documenti ufficiali sul nuovo ospedale di Cuneo se ne contano due appena:
“C’è una delibera di Consiglio regionale che riconosce la volontà di realizzare l’ospedale di Cuneo, c’è la Gazzetta ufficiale che individua tra i fondi Inail la disponibilità di 310 milioni di euro per il Santa Croce e Carle. Poi non c’è più niente”. Si naviga in alto mare, come è emerso dal dibattito tra i consiglieri comunali la settimana scorsa. La formula indicata dalla Regione come la più efficiente, quella del partenariato pubblico privato, in città non piace a nessuno (o meglio, a nessuno degli intervenuti nel dibattito, nel quale brillavano per assenza gli esponenti del centrodestra locale). Ma non si sa ancora cosa ci sia davvero in questo partenariato:
“Abbiamo la rata, ma non la declinazione e l’analisi puntuale dei servizi” ribadisce Manassero. Perciò - aggiunge - anche il
calcolo delle spese fornito dalle opposizioni “è fatto su dati presunti, quelli veri non li abbiamo ancora visti”. La prima cittadina ricorda che dai fondi ministeriali (quelli erogati in base all’articolo 20 della legge sugli investimenti pubblici sanitari) siamo passati a discutere dei fondi Inail, poi del partenariato e infine dell’Azienda Zero, la super-struttura regionale che avrà - tra gli altri - il compito di supportare i progetti d’investimento per gli ospedali.
“Non penso che sia la fonte di finanziamento a far la differenza, sono la buona spesa e la governance condivisa” aggiunge la sindaca.
Ma su questo le opposizioni non potrebbero essere più discordi. Il PPP (partenariato pubblico privato) “consegna le strutture ai privati per vent’anni” tuona Giancarlo Boselli del gruppo Indipendenti, che veste i panni della Cassandra: “Si stanno creando tutte le condizioni perché questa operazione fallisca miseramente e la città le chiederà conto di quello che non ha avuto il coraggio di fare come sindaco”. Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) stigmatizza la “sottovalutazione” della denuncia che le minoranze avevano espresso già a gennaio: “La maggioranza ha detto di essere per una sanità pubblica ‘a prescindere da come verrà costruito il nuovo ospedale’. Una palese contraddizione, visto che se il privato entra nel nuovo ospedale questo inevitabilmente avrà ripercussione nella sanità pubblica”. “Per voi la salute dipende solamente da un grande monumento ospedaliero, è un’ignoranza macroscopica” attacca senza mezzi termini Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), ribadendo il no al nuovo Carle: “Noi non vediamo la necessità di un ospedale sovradimensionato, usiamo i 148 milioni pubblici stanziati per l’ospedale vecchio”. Stesso monito dalla collega Luciana Toselli: “Sappiamo che due attrezzature in ospedale non possono essere utilizzate, perché non si vuole mettere mano all’esistente. Ma non possiamo aspettare dieci anni”.
Le opposizioni accusano la sindaca di eccessiva timidezza di fronte ai proclami della Regione, ma la maggioranza non ci sta: “Mesi fa chi adesso ci accusa di star fermi era contro all’ospedale al Carle: è la Regione che detta i tempi, chi solleva dubbi sulla strada scelta non vuole l’ospedale” sintetizza Carmelo Noto, capogruppo del Partito Democratico. Invitano a fare i conti con le scelte di Torino anche Stefania D’Ulisse di Cuneo Solidale Democratica (“avevamo già detto di essere preoccupati dalla scelta del partenariato pubblico privato, ma se questo significa rinunciare all’ospedale bisogna adeguarsi”) e Vincenzo Pellegrino di Cuneo per Cuneo (“abbiamo tutti dei dubbi ma esistono le competenze: il Comune di Cuneo dovrà occuparsi di servizi, sottoservizi, trasporti e viabilità. Il resto non è materia nostra”). Questo non significa che il centrosinistra cittadino alla Regione consegni una cambiale in bianco, beninteso: “Sono stati loro - sottolinea D’Ulisse - a fare un confronto tra fondi Inail e partenariato dicendo che nel confronto ‘vinceva’ il PPP, senza peraltro farci capire il perché e il come. Ci dicano quale sarà la cifra esatta che verrà a costare l’ospedale e quale il mutuo: il piano ventennale di restituzione potrebbe mettere in crisi la tenuta e la stabilità del bilancio ospedaliero e questo preoccupa tutti”. “Il Comune ha fatto tutto il necessario, aspettiamo la Regione Piemonte: Cuneo non merita questo trattamento, Cuneo merita delle risposte” rimarca Santina Isoardi (Pd), anche lei preoccupata per il presente: “La cosa più grave è che non ci sono più medici che si presentano ai concorsi dell’ospedale. Lavorare a Cuneo non è più appetibile, serve una politica sanitaria forte”.
E la nomina del commissario? Il minimo che si possa dire è che l’assemblea civica la accoglie con freddezza. “Lo incontreremo, abbiamo in sospeso anche un incontro con Amos” dice la sindaca. Beppe Lauria critica la sua posizione ritenuta “soft”: “Mi sarebbe piaciuto che l’amministrazione rispetto alla nomina facesse qualcosa di più. Come si può pensare che la costruzione dell’ospedale possa essere demandata a chi ieri prendeva appalti dall’ospedale?”. Sulla gestione dell’azienda partecipata già in passato erano piovute interpellanze da Boselli, e l’ex vicesindaco torna a contestarla: “Il neocommissario ha seguito nell’Amos una politica di sfruttamento dei lavoratori e di non rispetto delle normative contrattuali”. Anche questo, si suppone, sarà oggetto di discussione con il nuovo dominus della sanità cuneese. Già, ma quando?