CUNEO - Caro bollette, Confartigianato Cuneo fa appello alle banche

L’associazione chiede una moratoria per le imprese in difficoltà, come nel periodo Covid: “Traslare la rata capitale, lasciando solo quella degli interessi”

19/10/2022 18:39

Si è svolto presso la sede provinciale di Confartigianato Imprese Cuneo un incontro, voluto dall’associazione di categoria, cui hanno partecipato gli esponenti di 12 banche e istituti di credito operanti in provincia di Cuneo. Tema all’ordine del giorno il “caro bollette”, criticità che sta minando la produttività delle imprese e che in molti casi ne metto a rischio l’operatività.
 
Alla riunione, presieduta dal presidente provinciale Luca Crosetto e dai due vice presidenti Daniela Balestra e Michele Quaglia, hanno preso parte i rappresentanti di: Banca Alpi Marittime, Banca Cassa di Risparmio di Savigliano, Banca d’Alba, Banca di Caraglio, Banca di Credito Cooperativo di Cherasco, Banca di Credito Cooperativo di Pianfei e Rocca de’ Baldi, Banco di Credito P. Azzoaglio, Bene Banca Credito Cooperativo di Bene Vagienna, Cassa di Risparmio di Fossano, Cassa Rurale ed Artigiana di Boves, Intesa San Paolo, UniCredit Banca.
 
“Abbiamo ritenuto importante - spiega Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo - estendere un invito alle banche del territorio per affrontare con loro questo momento di grave criticità sulla liquidità delle imprese e valutare insieme quali misure adottare, pur rimanendo nell’ambito dei vincoli normativi di Banca d’Italia, di BCE e di ABI, per sostenere la produttività a fronte del caro energia e dell’incertezza galoppante nella quale si sta muovendo il nostro mondo imprenditoriale. Tra le possibili strategie che auspichiamo vi è quella di intervenire sulla moratoria, riprendendo le misure già adottate in passato nel periodo del Covid, e cioè di permettere alle imprese in particolare difficoltà di traslare la rata capitale, lasciando solo la rata degli interessi”.
 
“In questi mesi - sottolinea Joseph Meineri, direttore generale di Confartigianato Imprese Cuneo - sono profondamente cambiati gli scenari nei quali lavorano le imprese. Prima i costi energetici erano facilmente stimabili e non c’era quindi un rischio di credito, mentre ora i costi di gas e luce sono in continua fluttuazione e le aziende non riescono più a fare una reale pianificazione. Il rischio credito assume quindi dei contorni preoccupanti e si va ad aggiungere ai costi sempre più variabili delle materie prime. A questo punto riteniamo sia fondamentale avviare un confronto costruttivo tra Confartigianato Cuneo e gli istituti di credito del territorio per dare risposte concrete a queste criticità, attraverso misure che non mettano in difficoltà la gestione bancaria, ma nel contempo siano in grado di dare respiro alle imprese, scongiurandone una possibile chiusura”.
 
Più in generale, Confartigianato indica tra le possibili misure d’emergenza anche “l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre, va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”. Per l’associazione vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione - azione su cui la stessa Confartigianato Cuneo si sta attivando sul territorio provinciale. E inoltre: la riforma della tassazione dell’energia che “oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno”.
 
In Italia il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

c.s.

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