Hanno messo migliaia se non decine di migliaia di euro dietro la prospettiva di facili e cospicui guadagni, più di qualcuno si è pure licenziato da un lavoro sicuro per dedicarsi totalmente alla nuova attività, ma alla fine non solo di 'cash' ne hanno visti pochi, ma non riescono neppure più a recuperare il capitale investito.
Alcuni aderenti a Lyoness, la nota “comunità per lo shopping”, si sono affidati a una società veneta con sede a Mestre specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini (Studio 3A-Valore S.p.A.), per farsi assistere in quella che si profila come un’autentica battaglia per rientrare dei capitali 'investiti' in un progetto che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha giudicato “scorretto”, al punto da comminare alla società una pesante sanzione di ben tre milioni e 200mila euro.
Tanto per dare una dimensione del fenomeno, Lyoness Italia, S.r.l. con sede italiana a Verona, più precisamente a San Martino Buon Albergo, nel 2017 ha realizzato un fatturato di oltre 53 milioni di euro, i consumatori tesserati ammontano a un milione e 368mila, le aziende convenzionate a quasi 15mila e gli aderenti che sono entrati nel sistema per svilupparlo, acquisendo la qualifica di Lyconet Marketer, superano i 67mila. Di questi, tanti sono in provincia di Cuneo.
“La pratica – spiegano dallo studio legale veneto - si sostanzia nel promuovere, attraverso Internet e appositi eventi, l’adesione a un programma volto alla diffusione di una formula di acquisti in cashback mediante un sistema di 'multilevel marketing' basato sul coinvolgimento di un numero sempre maggiore di consumatori, a cui viene prospettato un notevole ritorno economico conseguibile attraverso percorsi diversi tra loro”.
Come funziona? “L’acquisto con la formula del cashback prevede che i consumatori si registrino gratuitamente attraverso il portale del professionista, ricevano una card da utilizzare per i propri acquisti necessaria a conseguire uno sconto e ottengano l’attribuzione di shopping point, e invitino nuovi consumatori a registrarsi e tesserarsi, assicurandosi così lo 0,5% di bonus amicizia (diretto) sui loro acquisti e lo 0,5% di bonus amicizia (indiretto) sugli acquisti effettuati dai consumatori tesserati 'arruolati' a loro volta dai propri segnalati. Il meccanismo viene presentato come in grado di far ottenere facili e rapidi guadagni fino a raggiungere una vera e propria indipendenza economica: esso, infatti, prevede anche l’assunzione della qualifica di Lyconet Marketer e un piano commissionale basato sul raggiungimento e mantenimento di elevati livelli di shopping points e si alimenta sull’attività di reclutamento di nuovi consumatori da introdurre nel sistema”.
Un sistema da tempo discusso e controverso, e chi ne è stato “assorbito” ha cominciato presto a nutrire dubbi e timori, ma a dare a molti la forza di farsi avanti è stato proprio il recente provvedimento, reso noto in un comunicato diffuso dall’Agcm il 14 gennaio 2019, al termine “di un complesso e articolato procedimento istruttorio” che ha portato a concludere che “il sistema di promozione utilizzato da Lyoness Italia S.r.l. per diffondere fra i consumatori una formula di acquisto di beni con cashback (ovvero con la restituzione di una percentuale del denaro speso presso gli esercenti convenzionati) è scorretto in quanto integra un sistema dalle caratteristiche piramidali, fattispecie annoverata dal Codice del Consumo tra le pratiche commerciali in ogni caso ingannevoli”. “In parole povere, l’ennesima riproposizione del cosiddetto “Schema Ponzi”- spiegano ancora dallo studio 3A -, che permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma che richiede continuamente new-entry disposte a pagare le quote”.
Tra le molte persone che si sono rivolte allo Studio 3A, anche un 'pentito' residente nel monregalese, che nei giorni scorsi ha contattato gli uffici di Mestre per chiedere informazioni. Come già avevamo scritto in provincia di Cuneo sono molti gli aderenti all'azienda veronese. Il meccanismo della società prevede che, in alcuni casi, chieda di pagare una salata commissione d’ingresso di 2.400 euro per iniziare la “carriera” come Lyconet Premium Marketer.
“Non solo gli assistiti di Studio 3A – approfondiscono i tecnici veneti - oltre a questa quota richiesta per accedere al primo livello commissionale, per confermarsi e progredire nella carriera hanno anche dovuto reclutare tanti altri consumatori in grado di generare elevati livelli di shopping points dalla loro downline e, quindi, commissioni per i Lyconet, e soprattutto effettuare ulteriori versamenti per garantire un certo livello di entrate. Ad esempio, hanno acquistato quote cosiddette 'cloud', del valore di 1.500 euro ciascuna, che avrebbero permesso di guadagnare sulla base degli acquisti dei consumatori di un’altra nazione e di ottenere determinati vantaggi mediante un abbonamento mensile che andava da 50 a 150 euro, parimenti capace di generare shopping points”.
L'impalcatura sembra però traballare perché, come ha chiarito anche l’Autorità Garante, “l’istruttoria ha consentito di appurare che la possibilità di ottenere uno sconto differito sugli acquisti sotto forma di cashback costituisce in realtà un aspetto secondario del volume economico generato dal sistema (pari a circa un sesto dei ricavi complessivi). Infatti, il conseguimento di elevati livelli di Shopping Points – il meccanismo di remunerazione del piano di compensazione – è in sostanza possibile solo con versamenti di somme di denaro da parte dei consumatori aderenti o da parte dei soggetti da questi ultimi reclutati. Da quanto emerso, numerose decine di migliaia di consumatori hanno versato ingenti somme di denaro per entrare, partecipare e rimanere nel sistema e solo pochissimi soggetti sono effettivamente riusciti a conseguire posizioni rilevanti all’interno della piramide. Chi, pur senza incappare nella piramide, pensava di guadagnare somme consistenti è rimasto deluso poiché quanto veniva restituito a chi segnalava altri consumatori era solo lo 0,5% della spesa fatta. Neanche il risparmio era assicurato, perché è vero che si otteneva lo sconto su un acquisto effettuato ma non era detto che anche scontato fosse il miglior prezzo per quel prodotto”.
L’Autorità inoltre ha accertato le modalità ingannevoli con cui sono prospettate le caratteristiche, i termini e le condizioni del sistema di promozione Lyoness, aspetti non adeguatamente chiariti sia sui siti Internet che negli eventi promozionali, nonché l’assenza negli stessi siti di informazioni essenziali richieste nelle vendite a distanza, quali quelle sulle modalità di trattamento dei reclami e sul diritto di recesso.
Ed è proprio questo l’ulteriore problema perché Lyoness si profila come una “catena” in tutti i sensi: in caso di recesso da un acquisto, ad esempio, l’accredito dei vantaggi per gli aderenti e il bonus amicizia vengono revocati e, soprattutto, ora gli aderenti non riescono a farsi restituire i soldi investiti, si sentono ripetere al telefono che la loro segnalazione sarà vagliata, che è tutto a posto. Ma il timore che la piramide crolli inghiottendo anche i loro capitali è sempre più forte.
Studio 3A, che ha appena assunto i mandati e ne sta acquisendo altri anche da fuori regione, ha già inviato una diffida a Lyoness affinché restituisca le somme acquisite indebitamente, come comprovato dall’istruttoria dell’Agcm, ed è deciso a promuovere azioni in tutte le sedi possibili pur di far valere i diritti dei consumatori , al momento non ci sono state risposte, se non uno scarno comunicato stampa diffuso alle testate venete nel quale l'azienda tenta di difendersi: “Il sistema Lyoness non è uno schema piramidale – spiega l'ufficio stampa - non si regge sull’ingresso di nuovi aderenti (condizione questa che sarebbe necessaria per farne uno schema piramidale) e come detto garantisce ai suoi aderenti e alle aziende convenzionate vantaggi economici reali e importanti”.
La societa a responsabilità limitata veronese annuncia un ricorso contro l'Antitrust: “Poiché Lyoness non concorda assolutamente con la posizione assunta dall’Autorità e in particolare con la qualifica di piramidale attribuita al sistema, presenteremo nelle prossime settimane un ricorso contro la decisione, per far valere le nostre ragioni e dimostrare l’infondatezza delle censure mosse nei nostri confronti”.
Curioso che l'annuncio del ricorso arrivi a quasi un mese di distanza dalla notizia della sanzione dell'Agcm. In queste settimane Lyoness-Cashback si è infatti trincerata dietro un silenzio tombale, salvo poi riapparire quando la notizia è stata ripresa da alcuni giornali locali veneti, tra cui il quotidiano veronese 'L'Arena'. Tra le incongruenze riscontrate dopo una rapida lettura c'è anche la contraddizione sul numero delle imprese convenzionate: se sul sito ne vengono annunciate 120 mila, nel comunicato diffuso si parla di sole '25 mila aziende', ma l'incoerenza riscontrata rischia di diventare un dettaglio rispetto alle tante pratiche di 'promozione ingannevole' che hanno fruttato all'azienda una multa da oltre 3 milioni di euro. Ora, oltre alla sanzione, l'annuncio di ricorsi. Tra tutti questi dubbi l'unica certezza è che continueremo a seguire le evoluzioni della vicenda.