La questione degli
incarichi svolti da assessori e consiglieri per le partecipate cuneesi è già un tema di discussione, prima ancora di essere oggetto d’interrogazione (quella presentata da Giancarlo Boselli verrà trattata nel prossimo Consiglio comunale). La sindaca
Patrizia Manassero anticipa fin d’ora che una “stretta” ci sarà:
“Sono d’accordissimo che si vada a ragionare sui criteri d’opportunità”.
Il “caso” era esploso nell’ultima
commissione dedicata al piano strategico del Miac, dove era emerso per la prima volta che allo studio tecnico dell’assessore
Luca Pellegrino (all’epoca capogruppo consiliare di Centro per Cuneo) era stato assegnato l’incarico di periziare i terreni poi venduti alla Scannell Properties, ovvero ad Amazon. Un incarico rispetto al quale Pellegrino precisa di non aver avuto parte alcuna, e che comunque non presenta profili di irregolarità. La questione dunque è tutta politica, o
“morale”, come dice più di qualcuno dall’opposizione:
“Che ci fossero assessori e consiglieri comunali che lavoravano perché erano assessori e consiglieri lo abbiamo sempre saputo, - attacca
Beppe Lauria -
la cosa che fa specie è che in un contesto temporale ridottissimo due discorsi - il Miac e il nuovo supermercato (cascina Colombaro, ndr)
- riconducano alla stessa persona”.
Ma i dubbi si addensano anche sulle strategie di rilancio dell’ormai ex mercato bovino, prossimo a rinunciare al “core business” (per sua scelta) e pure alla mostra della razza piemontese (per scelta degli organizzatori di Anaborapi, attratti dalle sirene fossanesi). “È evidente che il piano presentato è talmente ambizioso che non può essere praticato da una società senza le strutture e le competenze necessarie” taglia corto Giancarlo Boselli (Indipendenti). Si punta soprattutto sulle attività del Polo Agrifood, promosso dalla Regione e da oltre 170 associati, quindi sulla ricerca e lo sviluppo. Una strategia che l’amministrazione comunale ritiene percorribile: “Se non investiamo come settore pubblico - spiega la sindaca - non possiamo pensare che la ricerca in agricoltura la facciano le piccole e medie imprese da sole”. Tuttavia c’è chi, come Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni, teme che il piano serva solo a nascondere la polvere sotto il tappeto: “Non si capisce bene quali risultati dovrà ottenere l’incubatore e quale sia il senso di questa operazione”. Latitano anche le risposte sul destino del capannone ormai ex Amazon, aggiunge il decano della sinistra civica: “Si sa solo che per salvare il Miac abbiamo fatto fuori un terreno comunale, alla faccia del consumo di suolo”. Su questo Manassero rassicura: “Ci interessa che non resti vuoto, perché è un sito produttivo e deve produrre lavoro. Stiamo cercando di mettere in contatto le aziende private con la proprietà”.
In maggioranza qualche apertura di credito arriva da Santina Isoardi del Partito Democratico (“auspico ci siano ancora margini di ripensamento sullo spostamento della mostra nazionale di Anaborapi”) ed Elio Beccaria di Crescere Insieme (“si sta ipotizzando un intervento importante sulle energie rinnovabili e si parla di comunità energetiche, perché non ampliare il discorso per coinvolgere i privati?”). Le opposizioni, invece, chiedono senza giri di parole di “staccare la spina” al Miac: “Non abbiamo nessuna convenienza a mantenere questa società per pagare il cda e i dipendenti” dice Boselli, mentre Lauria osserva che “ci viene consegnato ora il risultato negativo di una gestione reiterata nel tempo da parte di chi era messo lì non per competenze, ma per appartenenza politica: sovente degli incapaci, ma non parlo dell’attuale dirigenza”. Chi invece fa nomi e cognomi, attaccando il presidente Marcello Cavallo, è il forzista Franco Civallero: “A Cavallo ho detto che, in una società dove le cose non vanno bene, un presidente prima di aumentarsi lo stipendio ci pensa due volte: lui non ha questa sensibilità e ne prendo atto. I conti oggi sono in pareggio solo perché la vendita dei terreni ha sanato le malefatte di anni. Bisogna fare piazza pulita del consiglio di amministrazione”.
In merito all’addio alla mostra della razza bovina piemontese, anticipato da Anaborapi già a marzo, l’assessore ai Comparti produttivi Luca Serale smentisce dissapori con l’associazione degli allevatori: “È una scelta politica. L’amministrazione comunale è stata vicina alla mostra anche in maniera tangibile, corrispondendo quanto richiesto da Anaborapi e anzi sostenendo costi maggiori nell’edizione 2021 per la pandemia. Il 2 maggio li incontreremo e capiremo quali sono le motivazioni effettive dello spostamento”.